sabato 9 aprile 2011
U.S.A., impazza la 500 a stelle e strisce
Un «sold out» inaspettato che supera ogni più rosea previsione. È presto per avere numeri complessivi. Ma un dato è certo: dallo scorso 1 aprile è iniziata la vendita delle nuove Fiat 500 negli U.S.A. e, se il buon giorno si vede dal mattino, i primi 64 concessionari della casa di Torino americani sono stati sommersi di richieste di prenotazioni, telefonate per prove su strada e visite per vedere da vicino la piccola grande city-car italiana. E quello che praticamente più conta, i dealer Fiat da New York alla California, dal Michigan e soprattutto dal Canada hanno venduto in poche ore quasi tutte le 500 parcheggiate nei garage e in tanti casi anche quelle esposte negli show-room. Il caso più singolare, diciamolo, quasi eclatante, è quello dello storico concessionario Fiat di New York, Alfredo Gulla: lo scorso 1° aprile ha venduto ben trenta Fiat 500 in poche ore. E ne ha altre venti prenotate, con tanto di deposito e contratto firmato, che consegnerà appena avrà ricevuto, il prossimo 20 aprile il secondo carico di 500 made in Detroit. Persino il New York Times, domenica scorsa, ha dedicato ben 3 pagine al lancio e al primo inaspettato successo delle nuove 500 sul mercato americano, spiegando in dettaglio il profilo tecnico in quanto la piccola grande di casa Fiat, in versione a stelle e strisce, ha 35 sistemi per la sicurezza e il comfort in più di quella italiana. «La nuova 500 piace agli americani e non la comprano solo perché la ritengono stilish, ossia elegante, e anche cool, cioè di tendenza e alla moda», ha spiegato al Detroit News uno dei maggiori concessionari Chrysler-Fiat del Michigan, Bill Golding. In pochi giorni ha sua organizzazione ha venduto dodici Fiat 500, altre cinque ne ha pronte per la consegna in questa settimana e ne ha in ordinazioni altre sedici. Dal Michigan alla Grande Mela con l’obbligo andare di far visita a chi rappresenta il marchio Fiat (e quello Alfa Romeo) a New York. La sua storica concessionaria Alfredo’s Foreing Cars, di Alfredo Gulla (sulla piazza da mezzo secolo), a Larchmont, zona chic e residenziale dove vivono broker e avvocati di Wall Street, ha fatto registrare la vendita più sensazionale. «Ho consegnato già trenta Fiat 500, altre venti sono prenotate e pronte per essere messe in strada appena mi arriveranno da Detroit, dove sono motorizzate, mentre la produzione avviene nell’impianto di Toluca, in Messico», spiega con soddisfazione «Mister Fiat», come viene chiamato da queste parti Alfredo, originario di Palmiriti, in Calabria, emigrato a New York nel 1959 e due anni dopo pronto a vendere le prime auto italiane «ai nostri paisà». «Nel 1961 vendevo le 600 a 2.990 dollari e le 1100 a 3.150 dollari. Avevo clienti italiani e italoamericani, ma anche tanta gente famosa, come Graucho Marx, al quale ho venduto una Duetto ed Henry Kissinger, che venne ad acquistare in gran segreto una spider Alfa Romeo per la moglie che compiva gli anni. E poi tanta gente di Wall Street e attori famosi che venivano a comprare da me le Alfa e le Maserati», ricorda con orgoglio mister Alfredo, amico di tanti piloti della Ferrari, come Jody Scheckter e Mario Andretti, i quali venivano a fargli visita a Larchmont per la gioia dei tanti tifosi del Cavallino di New York. «È vero che l’America è cambiata - conclude lo storico dealer dalle radici calabresi - ma l’approccio degli americani alle vetture italiane è rimasto lo stesso. Sono quasi tutti americani quelli che hanno acquistato le prime cinquanta 500 da me, due soli clienti sono italoamericani. Ho visto che chi ha acquistato la 500 è un appassionato, un amante dei dettagli, attento al gusto e con una personalità spiccata. E la Fiat 500 somma quasi tutte le caratteristiche del design e dello stile made in Italy. Lo schermo touchscreen da 22 centimetri con navigazione TomTom, ben 7 Airbag e il cambio automatico a 6 marce, in dotazione solo su vetture di grandi cilindrate: tutte cose che fanno la differenza. Prezzo: 19.500 euro. Dopo 30 anni posso ritornare a vendere auto italiane».
(Fonte: www.ilgiornale.it - 6/4/2011)
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