domenica 17 aprile 2011
Nuove indiscrezioni sui prossimi modelli Fiat-Chrysler basati sul pianale C-Evo
TUTTOFARE - “Rivoluzionaria e in grado di adattarsi a diversi progetti e tipi di trasmissione": così era stata presentata dalla Fiat la piattaforma C-Evo sulla quale viene costruita l'Alfa Romeo Giulietta. Una flessibilità che consentirà un uso esteso all'interno dei marchi Fiat e Chrysler: oltre alle due SUV Jeep e Alfa Romeo previste per il 2013, che saranno costruite a Mirafiori, verrà usata per una serie di berline per U.S.A., Cina e Russia.
TUTTO PRONTO IN CINA - Secondo il piano quinquennale presentato da Sergio Marchionne, confermato durante la presentazione del bilancio 2010 agli azionisti avvenuta qualche giorno fa, dalla piattaforma della Giulietta saranno derivate l'erede della Dodge Caliber per gli U.S.A. e una berlina a quattro porte della Fiat, lunga circa 450 cm, che sarà costruita in Cina insieme alla Guangzhou. Quest'ultimo modello sarà venduto anche in Russia, ma al momento non è stata indicata una data per il lancio commerciale. Ricordiamo che, sfumato l'accordo con la Sollers, il gruppo Fiat è ancora alla ricerca di un partner per dare il via in Russia al piano industriale che prevede la produzione di circa 300.000 auto l'anno.
IN EUROPA COME LANCIA? - Nel 2013 sempre dall'ossatura della Giulietta saranno derivate l'erede della Dodge Avenger e una berlina lunga circa 470 cm per la Cina e la Russia. Un modello che dovrebbe arrivare anche arrivare in Europa con il marchio Lancia e raccogliere l'eredità della Lybra. Un compito che potrebbe essere, nel frattempo, affidato alla Flavia, la berlina derivata dalla Chrysler 200 e presentata come prototipo al Salone di Ginevra.
(Fonte: www.alvolante.it - 4/4/2011)
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Le acquisizioni o le fusioni che si verificano nel settore automobilistico sono in genere motivate dalla possibilità di ottenere forti sinergie dall’integrazione dei sistemi produttivi e di distribuzione. Facciamo due casi: “le gamme prodotto si sovrappongono” (cioè in ogni segmento ci sono modelli di entrambe le aziende) oppure “le gamme prodotto non si sovrappongono” (le aziende operano su segmenti diversi, quindi non ci sono segmenti con modelli in comune). Nel primo caso le sinergie sono più facili da ottenere perché i modelli dello stesso segmento sono simili e nella riprogettazione si sfruttano con più facilità componenti comuni (progettazione crossover , investimenti moderati e tempi medio brevi). Nel secondo caso, invece, le sinergie sono più difficili da ottenere perché i modelli appartengono a segmenti diversi e la possibilità di usare componenti comuni è molto meno significativa, per ottenere sinergie bisogna riprogettare profondamente le gamme di entrambe le aziende (grandi investimenti e tempi più lunghi). Per convincersene basta fare un giro al Mirafiori Motor Village e osservare i modelli Jeep e poi quelli FIAT, Lancia ed Alfa. Sotto questo punto di vista, le “gamme che non si sovrappongono” sono il caso sia Daimler Chrysler che FIAT Chrysler. La strategia FIAT però si manifesta molto diversa da quella Daimler, mentre Daimler non ha spinto molto l’integrazione delle gamme per non snaturare la propria gamma prodotto che ha una forte individualità (questo le ha consentito di disimpegnarsi dalla fusione senza essersi giocata la preziosa individualità della propria dote) , FIAT ha optato la scelta della riprogettazione radicale di entrambe le gamme prodotto mediante il criterio delle piattaforme modulari (vedesi il caso della piattaforma C-evo). L’ interesse di FIAT per Opel si riferiva al caso “gamme che si sovrappongono” perché consentiva sinergie quasi immediate (molti modelli Opel nascono da piattaforme in comune con FIAT) e con investimenti moderati. Questo caso viene anche definito di “sovrapproduzione” e non piace al sindacato perché la sinergia preannuncia anche ridimensionamenti e tagli di posti di lavoro. La collaborazione (conclusa) tra GM e FIAT ha lasciato in eredità ad entrambe le aziende alcune tecnologie FPT ( multijet, credo) la VM ed alcune piattaforme auto in comune, …con la globalizzazione il mondo diventa sempre più piccolo (mercato sempre più ristretto e concorrenza per la sopravvivenza).
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