mercoledì 13 aprile 2011
Fiat brucia le tappe e sale al 30% di Chrysler
Detto fatto. Ieri Sergio Marchionne, intervenendo in provincia di Vercelli alla presentazione della nuova gamma Jeep, aveva fatto capire che la chiusura dell'operazione era questione di giorni o di ore e, in effetti, oggi è stata ufficializzata l'acquisizione di un altro 5% della Chrysler. La quota in possesso della Fiat passa dunque dal 25 al 30%. Ora si punta al 51%, che darebbe la maggioranza al Lingotto, ma - sempre ieri - Marchionne aveva detto che temeva di non farcela entro il 2011. Dunque, il completo controllo della casa statunitense potrebbe slittare. Le tappe della scalata della Fiat a Chrysler risalgono al 2009, quando in piena crisi la casa torinese - grazie ai buoni uffici del manager italo-canadese - convince Obama a cederle il 20% della società con sede a Detroit, sostanzialmente in cambio di tecnologia. Il palio c'è infatti il know-how necessario a costruire vetture più economiche e amiche dell'ambiente, in grado di consumare di meno e fare più chilometri, in linea con la green economy obamiana. A gennaio, in seguito al raggiungimento di alcuni risultati stabiliti in sede di accordo, la quota della casa torinese viene portata al 25%. Ora, nuovo step, con il raggiungimento di un ulteriore obiettivo: l'aumento delle vendite Chrysler fuori del territorio nordamericano e l'apertura di nuovi concessionari in Europa e Brasile, Paese sul quale Fiat ha investito molto negli ultimi anni. Il prossimo passo, che porterebbe il Lingotto ad aggiungere un altro 5% alla propria quota - portandola così al 35% - sarà la realizzazione dell'utilitaria "40 mpg", ovvero il progetto di un'auto in grado di percorre 40 miglia con un gallone di carburante, che è già in fase di sviluppo. Ma il traguardo finale del 51% - da ottenersi mediante l'aggiunta del mancante 16% - sarà demandato al rimborso dei miliardi ricevuti dal governo U.S.A. (e in misura minore da quello canadese) per finanziare la ripresa industriale di Detroit. A quanto pare di capire dalle ultime dichiarazioni di Marchionne, la negoziazione con le banche procede, ma potrebbe concludersi oltre l'anno in corso, rimandando di fatto il momento in cui Chrysler potrà tornare protagonista sui mercati azionari. Allora, sarà forse più chiaro anche il destino della Fiat in Italia. Rimarrà a Torino il cervello della casa automobilistica o potrebbe essere "risucchiato" negli U.S.A., dove sussistono migliori condizioni per lo sviluppo del mercato? Ad oggi i vertici del Lingotto negano questa possibilità, ma in futuro le sirene di Detroit potrebbero suonare più alte di quelle di Mirafiori.
(Fonte: http://delleconomia.it - 12/4/2011)
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Riporto la frase che penso meriti un commento :"In palio c'è infatti il know-how necessario a costruire vetture più economiche e amiche dell'ambiente, in grado di consumare di meno e fare più chilometri, in linea con la green economy obamiana". C'è qualcuno (Obama e il suo team)che ha capito che l'Italia non è solo spaghetti, chitarra e mandolino, oppure dolce vita, moda e design (inteso come bella forma). Marchionne, criticato come uomo di finanza e non di prodotto, ha saputo vendere agli USA molto di più di belle auto e ha reso un gran servizio al suo paese di origine. Ne sono sinceramente orgoglioso.
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