sabato 31 dicembre 2011

Il 2012 anno della verità per Fiat-Chrysler


Se il mercato europeo è in sofferenza per Fiat e Alfa Romeo e in progresso per Lancia e Jeep, l'anno che sta avviandosi al termine vede per la prima volta il fiorente mercato brasiliano diventare, con circa 700.000 unità vendute e il contributo fondamentale della nuova Uno, il primo mercato mondiale di Fiat, scavalcando d'impeto il mercato italiano.
Si sposta il baricentro del mercato - E' un segnale, non solo simbolico, dei radicali cambiamenti di scenario e dei nuovi rapporti di forza. Nel 2011, nonostante un certo rallentamento rispetto alle performance d'incremento degli ultimi tre anni, la Cina ha conquistato il secondo posto del mercato mondiale dell'auto, con quasi 14 milioni di veicoli venduti. Insidia ormai da vicino i 14,5 milioni di venduto del mercato europeo e scavalca nettamente il mercato americano, fermo a meno di 12 milioni. E' cambiato il mondo: sino a tre anni fa il mercato americano era leader incontrastato, ora è il terzo di tre. Il Brasile da solo vale 3,3 milioni di veicoli venduti. Il mercato asiatico ha, oltre all'immenso mercato cinese, quello in formidabile espansione dell'India, ormai produttore globale anche con i vecchi marchi premium inglesi come Jaguar e Land Rover. Un quadro così totalmente rivoluzionato spiega meglio di cento parole perché i (pochi) costruttori che contano di essere ancora sul mercato nei prossimi anni adattano velocemente le strategie e la loro centratura produttiva alle potenzialità dei mercati emergenti, cercando al contempo di "tenere" sul difficile mercato europeo. Facile leggere il futuro prossimo di Fiat/Chrysler come molto più centrato al di fuori dell'Europa di quanto sia stato sinora. E' certa l'espansione in Brasile, con un nuovo stabilimento da 200.000 unità/anno pronto entro il 2014. Fiat ha la necessità di trovare spazio in Cina, da cui oggi è fuori, in India, dopo la crisi dell'accordo con Tata da rinegoziare, e in Russia. Tutte operazioni che nella migliore delle ipotesi produrranno effetti sui numeri solo tra due anni.
I prodotti in arrivo nel 2012 - Nel frattempo, il prossimo anno, le spinte dovrebbero arrivare dai soddisfacenti risultati di Chrysler in U.S.A. - anche con l'avvio della produzione delle grandi Lancia per l'Europa - dalla Ypsilon prodotta a Tichy e dalla nuova Panda a Pomigliano. Nel quadro delle positività va rilevato anche l'inatteso successo del Freemont, che apre la strada delle crossover con marchio Fiat alla futura erede della Bravo (2013). Nel 2012 dovrebbe avviarsi la produzione, in Serbia, del monovolume L-0 a 5 e 7 posti, che arriva sui mercati lasciati scoperti dalle uscite di scena contemporanee di Multipla, Idea e Ulysse, con prospettive di vendita interessanti. Dopo la presentazione a Detroit della berlina Dodge su base C-wide, la stessa auto con marchio Fiat costituirà il prodotto d'attacco sul mercato cinese. Probabile infine che il SUV compatto per Jeep e Alfa Romeo, sempre su pianale Fiat e da produrre a Mirafiori, sia pronto, o almeno mostrato, entro il 2012. Debutto importante quello della baby-Quattroporte Maserati su base 300C/Thema, con la quale il tridente entra nel ricco segmento E con grandi ambizioni e un obiettivo a regime di 50.000 auto all'anno. Da Fiat è attesa anche la nuova world car erede della Palio. Per il biennio 2013/2014 poi, oltre all'Alfa Romeo Giulia e Spider (prodotte in U.S.A.) e all'entrata in produzione della strepitosa 4C, sono attese la presentazione della nuova Lancia Delta e della rispettiva compatta con marchio Chrysler, la nuova Punto (a Melfi), il SUV compatto a marchio Fiat, la nuova Chrysler C200/Lancia Flavia, la poderosa Viper, le Maserati Quattroporte e Kubang, probabilmente l'ammiraglia Alfa, anch'essa sulla base 300C/Thema.
Temi, polemiche, strategie... ovvero l'Italia - Concluso brillantemente il contratto americano di Chrysler, celebrata pubblicamente la cordialità con il governo brasiliano in occasione dei nuovi investimenti produttivi, rinegoziati gli accordi in Cina e Russia, ristabiliti i contatti con Tata in India, ottenuta la commessa di Suzuki per la fornitura dei motori che lascia intravedere una futura partnership più ampia, una volta sciolto l'infelice matrimonio con Volkswagen, restano i "problemi" italiani. Già, perché le incognite riguardano la possibilità di produrre con continuità e flessibilità negli stabilimenti italiani. L'uscita da Confindustria, l'aspra polemica con la Consob che aveva chiesto a Fiat di precisare nei dettagli il piano produttivo di Fabbrica Italia e che ha portato come reazione alla definitiva cancellazione del logo, l'incognita ancora aperta della sottoscrizione del contratto per gli addetti dello stabilimento di Grugliasco (ex-Bertone), nel quale si dovrebbe produrre la nuova berlina sportiva di Maserati, da parte di tutte le sigle sindacali (vuol dire anche la Fiom-Cgil) come condizione per l'avvio della produzione sono clamorose spie di un disagio da diversità degli impianti italiani. In tutti e tre i casi il nodo è sempre lo stesso. Fiat vuole flessibilità produttiva (vuol dire turni di lavoro, riposi straordinari, assunzioni e licenziamenti), sicurezza della produzione perché non sia più possibile che poche persone possano bloccare le linee e libertà di decidere le strategie e le variazioni dei piani secondo necessità, senza accordi preventivi. Sull'altro fronte la Fiom, caparbiamente schierata per la "difesa dei diritti dei lavoratori" e contraria a qualunque variazione o modifica delle regole del mercato del lavoro e della contrattazione collettiva in favore di quella aziendale. L'originario piano di Fabbrica Italia aveva già perso pezzi con la collocazione in Serbia della produzione del monovolume L-0 e con la definitiva assegnazione agli impianti americani e canadesi della produzione del Gruppo al di sopra della piattaforma C-wide. Se la situazione non si sbloccherà corriamo il serio rischio che nei prossimi quattro anni l'Italia cessi di produrre automobili e che la "Fabbrica Italiana Automobili Torino", ormai completamente integrata con Chrysler, sposti il suo cuore negli Stati Uniti, in Brasile o dove la centratura dei mercati mondiali lo richieda.
(Fonte: www.motori.it - 11/11/2011)

venerdì 30 dicembre 2011

Detroit News: la Dodge Caliber fuori produzione in attesa della nuova Dart


Secondo indiscrezioni pubblicate sul quotidiano online Detroitnews.com, la scorsa settimana Dodge avrebbe interrotto la produzione della Caliber, modello introdotto sul mercato nel 2006. Sebbene la Casa americana non abbia ancora ufficializzato tale decisione, la notizia era già nell'aria da qualche tempo. Come  anticipato da Fiat-Chrysler nei giorni scorsi, infatti, al Salone di Detroit la Dodge presenterà la nuova Dart, che sarà la sostituta proprio della Caliber. Primo vero esempio di sinergia tra il Gruppo Fiat e Chrysler, la vettura si baserà sulla piattaforma modificata dell'Alfa Romeo Giulietta e molto probabilmente sarà spinta da un propulsore 1.4 turbo MultiAir.
(Fonte: www.detroitnews.com - 24/12/2011)

giovedì 29 dicembre 2011

Fiat-Chrysler aprirà due centri Mopar a Shanghai e Dubai


Fiat e Chrysler hanno comunicato in maniera congiunta che verranno aperti due centri di distribuzione Mopar (la divisione Motor Parts) a Shanghai, in Cina, e a Dubai, negli Emirati Arabi Uniti, per sostenere in maniera adeguata i rialzi dei mercati globali. Come è stato dichiarato espressamente da Pietro Gorlier, numero uno e amministratore delegato della stessa Mopar, l’apertura di due strutture così importanti non è certo casuale e vuole far intendere come la rete di distribuzione diventerà sempre più ampia, con in vari pezzi di ricambio e l’assistenza in questo campo che beneficeranno delle ottime performance delle piazze in questione. Mopar, inoltre, punta con decisione a fornire ampia assistenza ai concessionari e ai distributori. Come funzioneranno i due centri a cui si sta facendo riferimento? La struttura dell’ex Impero Celeste verrà sfruttata per dar vita alla gestione di operazioni nazionali e regionali, consentendo così alla catena di approvvigionamento di diventare ancora più efficiente di quanto non lo sia ora, senza dimenticare il profilo finanziario, sempre molto importante. Il gruppo, dunque, accrescerà notevolmente la propria presenza sia in territorio cinese che nell’intera area dell’Asia-Pacifico (la Corea del Sud e il Giappone, soltanto per citare due esempi, verranno largamente coinvolti). Inoltre, questo centro potrà vantare ben 16mila metri quadrati di superficie: lo smistamento andrà a riguardare 35mila parti di ricambio e ben 130 località della seconda economia a livello internazionale. A Dubai, invece, si farà affidamento su un centro da 18mila metri quadrati, con la scelta strategica dell’ubicazione, ovvero la zona franca di Jebel Ali. Anche in questo caso, l’obiettivo principale da perseguire sarà quello di fornire a Mopar un adeguato sostegno nella distribuzione dei ricambi d’auto in Medio Oriente e in parte del continente africano.
(Fonte: www.finanzalive.com - 23/12/2011)

mercoledì 28 dicembre 2011

Russia: Fiat-Chrysler aprirà uno stabilimento a San Pietroburgo


Fiat-Chrysler torna in Russia. Dopo le fallimentari esperienze avute in passato, secondo informazioni arrivate da San Pietroburgo il gruppo guidato da Sergio Marchionne avrebbe raggiunto l'accordo per realizzare uno stabilimento nella cittadina di Yuzhnyy, vicino a San Pietroburgo.  Pronta a costruire automobili in Russia senza partnership con costruttori locali, Fiat-Chrysler sarà supportata finanziariamente dalla banca Sberbank. Questo che è il maggiore istituto bancario russo, in cambio di una partecipazione della società, verserà una cifra tra gli 800 e 900 milioni di euro.  Lo stabilimento produrrà in un primo tempo almeno 25.000 vetture, come scritto sull'accordo firmato lo scorso giugno tra Fiat-Chrysler e il Ministero dello Sviluppo Economico. L'obiettivo del costruttore italiano è di arrivare a 120.000 vetture prodotte all'anno.  Dopo il crollo del 2009, il mercato russo è in ripresa e per il prossimo anno si aspetta una  crescita del 12% con un volume di quattro milioni di auto, uguale a quello pre-crisi quando il paese stava per superare la Germania diventando così il primo mercato europeo.  Fiat-Chrysler dovrà recuperare il ritardo sui costruttori concorrenti già presenti in Russia per evitare i dazi  doganali imposti dal governo di Putin per chi costruisce all'estero. Per raggiungere le 25.000 vetture prodotte, la produzione del nuovo stabilimento Fiat-Chrysler sarà concentrata sui modelli Jeep Cherokee e Grand Cherokee.
(Fonte: www.motori.it - 23/12/2011)

martedì 27 dicembre 2011

Marchionne ai dirigenti (2): forse arriveranno tempi ancora più difficili


Arriviamo da tempi non facili e ce ne aspetteranno altri, forse ancora più difficili". Lo ha detto Sergio Marchionne nel suo discorso all'incontro con i dirigenti del Lingotto per lo scambio di auguri natalizi, aggiungendo che "la situazione economica, a livello mondiale, non è favorevole per un business che richiede un alto impiego di capitale ed è particolarmente sensibile ai rovesci economici". Marchionne ha poi spiegato che "personalmente non credo agli scenari più pessimistici", ma "non ci è permesso perdere tempo. La cosa che lascia più sgomenti oggi non è la crisi economica o finanziaria, ma la crisi sociale in atto in tante parti del mondo. Qualcuno ha parlato di "età dell'indignazione" e credo che ci siano elementi a sufficienza per dargli ragione". "Nessuno, ha proseguito Marchionne, si illude che il 2012 sarà un anno facile. Siamo nel mezzo di una crisi, specialmente in Europa, di cui non abbiamo ancora visto tutti gli effetti. Ma sappiamo che ci sono solo due strade davanti. Due modi opposti per affrontare le sfide che la vita ci pone. La prima è scegliere il ruolo della vittima e passare il tempo a lamentarci di quanto si stava meglio prima, cercando sempre nuove scuse alla nostra pigrizia. La seconda è alimentare ogni giorno quello scatto d'orgoglio che ci ha permesso più di una volta di stupire il mondo; decidere di gestire le difficoltà e sfruttarle per far crescere le nostre organizzazioni". "Adesso, ha detto ancora Marchionne, è il momento di dimostrare che siamo all'altezza della situazione e che siamo degni della storia che abbiamo alle spalle. E' il momento di ripartire e di farlo nel modo che conosciamo meglio, dal valore fondamentale su cui l'Italia e gli altri grandi Paesi del mondo sono stati fondati: il nostro lavoro. Fiat-Chrysler e Fiat Industrial faranno la loro parte per contribuire alla crescita dei Paesi in cui operiamo".
(Fonte: http://borsaitaliana.it - 20/12/2011)

lunedì 26 dicembre 2011

Marchionne ai dirigenti (1): utile operativo di Fiat-Chrysler a 2 miliardi di US$ nel 2011


"I conti hanno rivisto l'utile netto e i risultati per l'anno sono già stati rivisti al rialzo, con un utile operativo che si attesterà a 2 miliardi di dollari". Lo ha detto Sergio Marchionne nel corso dell'incontro con i dirigenti del gruppo, aggiungendo che "in soli 19 mesi abbiamo presentato 16 nuovi prodotti, il che significa un rinnovo del 75% dell'intera gamma. Le quote di mercato sono tornate a salire, negli Stati Uniti come in Canada. E lo scorso maggio, a meno di due anni dall'uscita dalla bancarotta, Chrysler ha rimborsato - con gli interessi - tutti i prestiti ottenuti dal Tesoro americano e dal Governo canadese, con sei anni di anticipo. "Questo, ha detto Marchionne, ha permesso a Fiat di acquisire ulteriori quote per consolidare la maggioranza di Chrysler, ma si è trattato solo di un passaggio finanziario e tecnico". "Se penso alla firma del contratto della scorsa settimana e all'entusiasmo che ho visto martedì scorso nella fabbrica di Pomigliano d'Arco, vedo segnali di grande speranza. Sono due fatti, concreti e tangibili, che dimostrano che i grandi passi si possono compiere quando si uniscono le forze, quando si lavora nella stessa direzione e quando c'è una reale condivisione di intenti. Sono un esempio, ha concluso l'a.d., che esiste una larga parte della società che dice no agli antagonisti per professione, che ha voglia di rimboccarsi le maniche e risolvere i problemi. E che, soprattutto, è disposta ad impegnarsi per trovare le soluzioni".
(Fonte: http://borsaitaliana.it - 20/12/2011)

domenica 25 dicembre 2011

sabato 24 dicembre 2011

Pomigliano-L'Aquila: il Sud che fa impresa e vuole lo sviluppo


Tra Pomigliano, operoso centro campano in provincia di Napoli, e L'Aquila, il capoluogo dell'Abruzzo squassato dal terremoto del 6 aprile 2009,  corre un ideale filo rosso intessuto di speranza e di coraggio. La speranza e il coraggio di chi non si arrende a un destino già scritto, ma sceglie la via dell'azione e della reazione per dimostrare che fare impresa in Italia è non solo possibile, ma indispensabile per assicurare crescita e benessere. A Pomigliano, «il miglior stabilimento al mondo di Fiat-Chrysler», così lo definisce Sergio Marchionne, è scattata la produzione della nuova Panda. È la prova, secondo i vertici della Fiat, che si può fare un prodotto competitivo nel Mezzogiorno, ribellandosi alla logica del Sud penalizzato e arretrato. All'Aquila Thales Alenia Space, joint venture Thales-Finmeccanica, ha avviato la realizzazione del nuovo sito industriale. A seguito del sisma, Thales Alenia Space registrò gravi danni al proprio stabilimento aquilano. Attivandosi fin dal primo momento per la riedificazione del sito produttivo e per il rafforzamento della propria presenza nell'area, la società ha contribuito in maniera tangibile della rinascita del territorio abruzzese. Due storie importanti, che aiutano a non perdere la speranza e la fiducia nell'avvenire anche in questi tempi cupi di crisi.
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 15/12/2011)

venerdì 23 dicembre 2011

Financial Times: Marchionne è il vero riformatore italiano


"Il governo di tecnocrati di Mario Monti sta combattendo interessi radicati nel tentativo di prendere misure anche di modesta portata per liberalizzare la moribonda economia italiana, ma qualcuno potrebbe dire che il vero riformatore nazionale sia il solitario Sergio Marchionne". E' quanto scrive il Financial Times in un articolo intitolato "Il boss Fiat emerge come il più importante riformatore d'Italia. Rompendo lo schema dei rapporti di lavoro stabiliti dalla contrattazione nazionale collettiva, l'amministratore delegato della più importante azienda italiana - scrive FT - ha affrontato due potenti lobby: Confindustria, l'associazione degli imprenditori che Fiat lascerà il mese prossimo, e i sindacati". Marchionne ha salutato come "storico" l'accordo Fiat su contratti più flessibili raggiunto con tutti i principali sindacati. In cambio - ricorda il quotidiano - il gruppo automobilistico sta portando avanti investimenti per miliardi di euro in Italia, il Paese delle sue radici da più di un secolo, anche se il suo amministratore delegato afferma che per la fusione Fiat-Chrysler avrebbe più senso economico concentrarsi su azioni all'estero". Marchionne, che è amministratore delegato di Chrysler, Fiat e di Fiat Industrial, separata di recente, ha goduto - evidenzia FT - di relazioni industriali più lisce negli Stati Uniti, dove alcuni dipendenti e leader sindacali lo chiamano per nome. Il capo della Fiat, con passaporto italiano e canadese, sta cominciando a lasciare il segno anche nell'opinione pubblica americana.
(Fonte: www.ft.com - 16/12/2011)

giovedì 22 dicembre 2011

La Punto 2013 sarà firmata Pininfarina?


La nuova generazione della Fiat Punto, attesa per il 2013, potrebbe essere disegnata da Pininfarina. Al Lingotto, dunque, dopo una serie di progetti sviluppati da altri designer esterni e al Centro Stile interno - che tuttavia starebbe continuando a portare avanti le proprie proposte - vorrebbero valutare anche una proposta dello storico designer torinese. L'incarico segna una svolta all'interno della Fiat: dopo l'arrivo di Sergio Marchionne alla guida del Gruppo torinese, infatti, nessun progetto di rilevante importanza strategica era stato appaltato a designer esterni, come invece accadeva regolarmente in precedenza. In passato, la Fiat si era già affidata alla matita di Giugiaro per le vetture del segmento B: la Uno del 1983, la Punto del 1993 e la Grande Punto del 2005. La futura Fiat Punto si baserà sulla stessa piattaforma della multispazio compatta identificata dal codice di progetto L0 (ellezero).
(Fonte: www.quattroruote.it - 29/11/2011)

mercoledì 21 dicembre 2011

Il Ram Doblò negli U.S.A. forse anche in versione passeggeri


A partire dal 2013 il Fiat Doblò verrà commercializzato negli Stati Uniti e in Canada a marchio Ram. Previsto inizialmente nella sola versione cargo, il veicolo commerciale di origini italiane potrebbe sbarcare oltreoceano anche in una versione adatta al trasporto di passeggeri. Nato grazie alla joint-venture tra Fiat Group Automobiles e il gruppo turco Tofas, la produzione del Fiat Doblò a stelle e strisce ha comportato un investimento di 160 milioni di dollari per apportare le modifiche necessarie in termini di sicurezza ed emissioni nocive imposte dalle autorità statunitensi. La scelta di commercializzare una versione passeggeri del nuovo Doblò è legata alla gamma del suo principale concorrente, il Ford Transit Connect. Il mezzo commerciale del marchio dell'Ovale Blu viene venduto in entrambe le versioni e sta ottenendo un buon successo commerciale. "Stiamo valutando ogni configurazione possibile, tra cui una variante con seconda fila di sedili e finestrini posteriori" ha dichiarato Fred Diaz, presidente del marchio Ram.
(Fonte: www.motori.it - 23/11/2011)

martedì 20 dicembre 2011

Maserati: Giulio Pastore nuovo Direttore Generale per il nord-centro Europa


Tempo di cambiamenti ai vertici del Gruppo Fiat: dopo l’arrivo di Lorenzo Ramaciotti alla guida del design di Lancia e Chrysler e dopo l’uscita di scena di Laura Soave, Responsabile del brand Fiat in Nord America, oggi è il turno di Giulio Pastore, nominato Direttore Generale delle attività di Maserati nella parte settentrionale e nella parte centrale dell’Europa (un punto cruciale del pianeta per l’azienda del Tridente, dato che comprende anche Gran Bretagna e Germania tra gli altri Paesi). Giulio Pastore, trentanovenne da dieci anni all’interno del Gruppo Fiat (con diverse mansioni), con in tasca una laurea in ingegneria ottenuta al Politecnico di Milano, deve prendersi ora una responsabilità difficile, pesante: entro cinque anni, Sergio Marchionne vuole che Maserati riesca ad incrementare le proprie vendite dalle circa sei mila dello scorso anno ad un volume annuale dieci volte superiore, cioè pari a circa sessanta mila vetture. Un traguardo che, senza dubbio, Pastore deve contribuire a raggiungere. Come farà? La casa automobilistica Maserati sta preparando tre nuove vetture che, in un futuro poco lontano, serviranno a trasformare la gamma e ad ampliare con decisione il bacino d’utenza del Tridente: ci riferiamo alla nuova generazione di Maserati Quattroporte, alla nuova berlina di segmento E Premium (teneramente soprannominata “Maseratina”) e al primo SUV del marchio (con queste novità nella gamma dell’azienda di Modena saranno introdotti anche uno o più motori diesel ed un inedito sistema di trazione integrale). Giulio Pastore sostituisce Thomas Hajek, che ha lasciato la società per sua decisione.
(Fonte: www.motorionline.com - 25/11/2011)

lunedì 19 dicembre 2011

Alfa Romeo finalmente in Cina nel 2012?


Fiat prevede di lanciare il brand Alfa Romeo in Cina nel 2012, anche se la tempistica precisa non è stata ancora decisa. Lo ha affermato Jack Cheng, direttore generale della joint venture cinese della Fiat con Guangzhou Automobile Group, a margine del Salone dell'Auto di Gangzhou. I dirigenti della società "hanno deciso di introdurre l'Alfa Romeo nel mercato cinese", ha dichiarato il manager. "Stiamo ancora definendo tempi e modalità" per il lancio del brand. Cheng ha precisato che Fiat prevede di vendere in Cina solo auto Alfa Romeo importate dall'Italia, ma tra le future possibilità figura anche la produzione in loco dei modelli del Biscione. "Per prima cosa dobbiamo vedere come va il marchio in Cina", ha aggiunto. Fiat, che ha posticipato il lancio dell'Alfa Romeo negli Stati Uniti al 2013, commercializza i modelli del brand principalmente in Europa, Sud Africa, Australia, Giappone e Hong Kong.
(Fonte: www.borsaitaliana.it - 21/11/2011)

domenica 18 dicembre 2011

Financial Times: "Per Fiat le strade d'America sono lastricate d'oro"


"Le strade d'America sono lastricate d'oro per questo immigrato italiano". Così la 'Lex' del Financial Times dal titolo "Fiat ama l'America", dove il quotidiano britannico sottolinea che "una delle due luci brillanti, Nordamerica e Sudamerica, che hanno di recente squarciato il velo di oscurità su Torino adesso potrebbe indebolirsi". Il Brasile, principale mercato del Lingotto, ha infatti di fronte "prospettive di una modesta recessione". Il Nordamerica resta invece un punto forte per Fiat con le vendite del partner Chrysler balzate del 45% su base annuale a novembre grazie ai nuovi modelli. Le cifre di Fiat sono abbellite dal consolidamento di Chrysler, rileva il quotidiano, "ma l'elevato indebitamento industriale renderà difficile per Fiat rilevare il 41,5% di Chrysler che ancora non possiede. Finora Fiat non ha versato alcun cash per acquistare quote di Chrysler, ma ha solo raggiunto target fissati dal Tesoro americano. Man mano che il cash flow di Chrysler migliora, diventa però più costosa anche la formula che stabilisce cosa deve pagare Fiat per la quota restante" di Chrysler. Sia come sia, conclude FT, Fiat "dovrà continuare a spendere a livello di engineeering per sostenere il previsto progetto di creazione di un costruttore globale".
(Fonte: www.ft.com - 8/12/2011)

sabato 17 dicembre 2011

Dentro la nuova Panda: forma e sostanza


La nuova Fiat Panda è finalmente arrivata al debutto, reinventandosi dopo 31 anni di carriera con il difficile compito di rinnovare il successo delle precedenti versioni. Prodotta a Pomigliano, la terza generazione fa grandi passi avanti a livello di abitabilità, confort e design: lunga 3,65 metri e larga 1,64 offre un bagaliaio da 225 litri, che salgono a 260 facendo scorrere il divano posteriore e possono diventare 870 in configurazione due posti. Il divano è disponibile in configurazione a due o tre posti con schienale sdoppiato 50/50 o 60/40; grande cura è stata riservata anche ai sedili anteriori, particolarmente sottili per non rubare spazio nella zona posteriore e capaci di ampie regolazioni: 21 cm in lunghezza e 6 cm in altezza.
Tascone reinventato -  La plancia, che conferma la posizione rialzata del cambio e introduce un inedito comando del freno a mano, ripropone in chiave moderna il concetto del tascone tanto caro alla prima generazione del 1980, offrendo così un ulteriori vano portaoggetti (14 in totale), mentre innovativi motivi grafici per pannelli porta e imperiale rendono più allegri gli interni. La particolare cura del design esterno ha anche motivi funzionali, infatti il Cx è stato ridotto a 0,32, a tutto beneficio dei consumi. La cura delle finiture e la rigidità della scocca hanno inoltre permesso di abbassare di ben 4 decibel la rumorosità interna.
Elettronica - È però a livello tecnologico che il salto generazionale ha compiuto i passi più importanti: la nuova Panda offre contenuti come il Low Speed Collision Mitigation, che frena automaticamente l'auto sotto ai 30 km/h, il Gear Shift Indicator, il software EcoDrive e la tecnologia Blue&Me abbinata al sistema di navigazione TomTom 2 Live removibile con schermo da 4,3 pollici, che integra anche vivavoce Bluetooth, connessione Usb, lettore Mp3 e gestione SMS.
Tecnica - La gamma dei propulsori porta al debutto (per il momento non in Italia) la versione aspirata del TwinAir 0.9 litri da 65 Cv e 88 Nm con Start&Stop, capace di 4,2 l/100 km e 99 g/km di CO2, in alternativa al già noto TwinAir Turbo da 85 Cv e 145 Nm con Start&Stop, con consumi analoghi grazie all'esclusiva modalità ECO che limita la coppia a 100 Nm. La gamma è completata dal 1.2 Fire 69 Cv e 102 Nm (5,2 l/100 km 2 120 g/km di CO2) e dal 1.3 MultiJet II 75 Cv e 190 Nm con Start&Stop, capace di 3,9 l/100 km e 104 g/km di CO2. L'assetto può contare infine su un rinnovato schema McPherson anteriore alleggerito utilizzando acciai speciali per il braccio inferiore e la traversa inferiore e modificando la barra stabilizzatrice per una miglior efficienza e un minor peso. Al posteriore è confermato l'assale torcente con nuove boccole maggiorate per migliorare l'isolamento acustico e ridurre le vibrazioni.
Allestimenti - La Panda 2012 sarà proposta inizialmente con i tre allestimenti Pop, Easy e Lounge, 10 tinte per la carrozzeria, nove combinazioni per gli interni e cerchi in acciao o in lega da 14 e 15". La versione 4x4 sarà introdotta nel corso del 2012 in abbinamento al 1.3 Multijet II 85 CV. Tutti i modelli offriranno di serie luci diurne anteriori, servosterzo elettrico Dualdrive con funzione City, attacchi Isofix, Abs e 4 airbag, mentre l'Esp con Hill Holder sarà di serie sulla 4x4 ed opzionale sulle altre versioni. Già previste anche le versioni Bifuel TwinAir Turbo Natural Power 80 CV a metano, 1.2 Easypower 69 CV Gpl e quelle con cambio robotizzato Dualogic per il motori TwinAir. Il listino partirà da 10.200 euro con prenotazioni a partire dal 20 dicembre prossimo.
(Fonte: www.quattroruote.it - 14/12/2011)

venerdì 16 dicembre 2011

Presentata la nuova Panda a Pomigliano. Marchionne: "L'Italia ce la farà"


«Agli scettici, ai detrattori, agli antagonisti per professione rispondiamo con i fatti. Per chi invece ci ha creduto, per chi ci ha sostenuto, per chi ha lavorato con noi per realizzare questo progetto, i fatti sono la migliore soddisfazione». Arriva a passo di carica Sergio Marchionne nel cuore dello stabilimento di Pomigliano d’Arco intitolato al filosofo Giambattista Vico. Insieme al presidente John Elkann, l’amministratore delegato della Fiat passa fra due ali di operai e tecnici che battono le mani e rilancia la sua sfida. Una sfida che oggi si chiama Panda. «Sono i fatti, come questi, che ci permettono di costruire una Fiat forte e competitiva». Ai giornalisti italiani e stranieri il manager italo-canadese si rivolge con un tono incalzante. «Chi ancora dubita che in questo stabilimento si possano fare le cose e farle bene, non ha che da venire qui, vedere i reparti della fabbrica e parlare con la gente che ci lavora. Chi ancora dubita che a Pomigliano e nel Sud Italia si possa creare una nuova cultura industriale, che si possano cambiare le cose, migliorando quello che c’è di positivo ma anche cancellando quanto c’è di negativo, non ha che da venire qui. Chi ancora dubita che gli impegni della Fiat siano seri e fondati, non ha che da venire qui. Abbiamo mantenuto le nostre promesse. Abbiamo sempre abbracciato le sfide più alte, forse anche le più difficili, ma proprio per questo degne di essere seguite». Concetti espressi e condivisi da Elkann: «Ribadisco qui l’impegno mio e della mia famiglia a sostenere gli sforzi di Sergio Marchionne che hanno l’obiettivo di fare Fiat-Chrysler un grande gruppo che fa grandi automobili ». C’è l’applauso degli operai schierati, avanguardia dei primi 600 rientrati in fabbrica, quando l’amministratore delegato dice che «Pomigliano smentisce il luogo comune che nel Mezzogiorno non si voglia lavorare, non è vero». Altro messaggio di Marchionne, che proprio non riesce a sorvolare sulle ripetute accuse di «antitalianità» che gli vengono rivolte: «Il nostro dovere è privilegiare il Paese in cui la Fiat ha le proprie radici. La nostra scelta di fare qui la Panda non è basata su principi economici e razionali. Lo abbiamo fatto considerando la storia di Fiat in Italia, il rapporto privilegiato con il Paese». Insiste l’ad del Lingotto: «Questo è oggi lo stabilimento numero uno al mondo del gruppo Fiat-Chrysler. E’ una cosa eccezionale. Dovremmo esserne orgogliosi come italiani. Non comprenderlo, anzi arrivare a denigrarlo, è incredibile». Quindi, con aria di sfida: «Siamo il gruppo che costruisce i motori con le più basse emissioni inquinanti in Europa e nessuno ne parla. Così come nessuno dice contro chi si è schierata Greenpeace» (ogni riferimento a Volkswagen è puramente voluto...). Arrivato a Napoli da Detroit, Marchionne trova uno stabilimento pronto per una presentazione tutta «American style». Sulla facciata della palazzina uffici un enorme telone accoglie dipendenti e visitatori con lo slogan: «Noi siamo quello che facciamo». Di buon mattino presidente e ad ricevono la visita in fabbrica dei ministri Corrado Passera ed Elsa Fornero. Per loro un rapido giro in Panda (con autisti d’eccezione proprio Elkann e Marchionne), una passeggiata fra le linee di allestimento della vettura e un incontro con le maestranze. Il tono di Marchionne si fa duro e deciso quando si arriva ai nodi sindacali, come la richiesta della Cgil di modificare l’articolo 19 dello Statuto dei Lavoratori. «Non voglio entrare nel merito - dice - noi facciamo auto. Abbiamo firmato un contratto portando a conclusione un accordo per il quale abbiamo lavorato molto tempo per creare una realtà industriale valida nel Paese. Alcuni si sono rifiutati di partecipare, non è nostra responsabilità, non è una nostra scelta. Ho fatto di tutto perché nessuno rimanesse indietro, ci siamo impegnati per trovare un punto d’accordo, ma il discorso è diventato ideologico. Sul fronte dell’occupazione a Pomigliano finora Fiat ha riassunto 600 dei 4.300 lavoratori di Pomigliano. «L’impegno che abbiamo preso - spiega Marchionne - è di impiegare il massimo numero di persone necessario per la capacità produttiva di questo stabilimento che è di 1.050 auto al giorno. Più di questo non possiamo farlo. Ma non abbiamoannunciato eccedenze». E alla fine una parola di speranza. Il Paese si salverà? Marchionne non ha dubbi: «Sì, l’Italia ce la può fare».
(Fonte: www3.lastampa.it - 15/12/2011)

giovedì 15 dicembre 2011

Fiat-sindacati: raggiunto l'accordo sul contratto unico per gli stabilimenti italiani


Una riga di penna su vecchie voci, come quella sorta di quattordicesima di 480 euro, presente nella maggioranza degli stabilimenti e spalmata sulla paga base, e antichi usi, come la contrattazione degli straordinari oltre le 40 ore. Molte novità, in parte ereditate dal modello Pomigliano come il tema degli straordinari, in parte dal modello Mirafiori, come il tema delle pause e dell'assenteismo. E qualche atto straordinario in una fase difficile per l'auto. Come quel premio una tantum per tutti di 600 euro. O l'aumento dello 0,5% del contributo previdenziale. Il nuovo contratto degli 86.200 lavoratori del gruppo Fiat abbraccia «una sfida», dice l'amministratore delegato Sergio Marchionne. E cioè «il coraggio di cambiare le cose», con «una mentalità innovativa che è l'unica in grado di costruire una base solida per il futuro, per crescere e progredire». Allontanandosi «dai modelli del passato, gli stessi che hanno portato i nostri stabilimenti italiani ad allontanarsi negli anni dagli standard del resto del mondo». Per Marchionne si centra l'obiettivo di creare «un percorso che premi i lavoratori per il successo dell'azienda e garantisca, allo stesso tempo, a Fiat e Fiat Industrial di diventare più competitive». È un accordo separato. Porta infatti la sigla di tutte le organizzazioni, Fim, Uilm, Fismic, Ugl, Associazione Capi e Quadri Fiat, tranne quella della Fiom che non essendo firmataria, dal primo gennaio non potrá più avere rappresentanza nei singoli stabilimenti. Le rsu verranno infatti sostituite dalla rsa, elette secondo il metodo proporzionale, dalle organizzazioni sindacali che hanno sottoscritto l'intesa. Maurizio Landini, segretario nazionale dei meccanici della Cgil, dice che «il Governo non può stare a guardare» e considera l'accordo come «un peggioramento delle condizioni di lavoro, un'estensione, di fatto, dell'accordo di Pomigliano, un attacco ai diritti, alle libertà e alla democrazia». Il segretario della Cgil Susanna Camusso, esprime la sua critica al testo soprattutto perché «impone e propone la modifica dell'art. 19 dello Statuto dei lavoratori». Dura la reazione della Cisl. Il leader Raffaele Bonanni risponde: «Non ci possono essere norme à la carte. Il problema è essere un sindacato che fa accordi e che rispetta la libertà della maggioranza». Il contratto entrerà in vigore dal primo gennaio e durerà un anno: la scadenza coincide quindi con la quella del contratto dei metalmeccanici. Per i firmatari non può considerarsi l'estensione del modello Pomigliano perché «si tratta di un'intesa ampia che non riguarda solo il settore auto ma anche Fiat industrial. Quindi mette insieme diverse specialità produttive e diversi modelli di organizzazione del lavoro», interpreta il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella. Al di là del risultato economico e normativo, i rappresentanti dei lavoratori hanno sottolineato di aver respinto «il tentativo di procedere anche con un regolamento proprio, che la Fiat aveva fatto attraverso le disdette», spiega Bruno Vitali (Fim). Dal punto di vista economico l'accordo prevede un premio straordinario di 600 euro per tutti i dipendenti Fiat, compresi quelli in cassa integrazione, da erogarsi nel 2013. L'aumento della paga base mensile con le nuove regole arriverà al 5,2%, mentre la maggiorazione straodinari al sabato passa dal 50 al 60%. Infine in applicazione del modello Wcm, World class manifacturing, negli stabilimenti dove si raggiunge il livello silver ai lavoratori viene riconosciuto un premio di 200 euro in più, che sale a 500 quando lo stabilimento raggiunge il livello gold. Dal punto di vista normativo a caratterizzare questo contratto è la stretta dell'azienda sull'assenteismo. L'obiettivo del tetto massimo del 3,5% di ore perdute sarà raggiunto anche con sanzioni severe. Se a fine anno non sarà centrato, l'azienda potrà sanzionare coloro che non si sono presentati al lavoro per più di tre volte a ridosso delle festività e delle domeniche, fino a tre giorni, coprendo in altre parole l'intera 'carenza', il periodo di malattia a carico dell'azienda. È stato aumentato dello 0,5% il contributo aziendale ai fondi pensione integrativi di operai, impiegati e quadri, mentre è stato aggiunto un sesto scatto di anzianità quadriennale ai cinque biennali già previsti. «Abbiamo aggiunto uno scatto di anzianità che premia tutti i dipendenti, non come avviene in Chrysler: significa che in Italia non c'è differenza tra anziani e giovani», interpreta il segretario generale della Fismic Roberto di Maulo. Le ore di straordinario senza trattativa saranno 120, le pause vengono ridotte da 40 a 30 minuti. A regime in tutti i siti ci saranno 18 turni, 3 al giorno per 6 giorni a settimana. Infine la clausola di responsabilità prevede sanzioni per i sindacati firmatari che non rispettino l'accordo. Adesso la parola passa ai lavoratori. Tra dicembre e febbraio testo al vaglio dei lavoratori. Prima di Natale sarà sottoposto all'approvazione delle Rsu.
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 14/12/2011)

mercoledì 14 dicembre 2011

Dodge Viper: la nuova generazione al Salone di New York (aprile 2012)


Ralph Gilles, Chairman e Chief Executive Officer della divisione SRT della casa automobilistica statunitense Chrysler, ha annunciato ufficialmente che l’attesa nuova generazione della supercar Dodge Viper sarà svelata in occasione del Salone dell’auto di New York 2012, che si terrà al di là dell’Oceano Atlantico nel mese di aprile del prossimo anno (dal 6 al 15). Vengono così smentite le indiscrezioni che volevano il debutto al Salone di Detroit 2012. Ancora qualche mese d’attesa, dunque, prima di vedere la vettura in ogni suo dettaglio. Pare che la nuova Viper sarà dotata di un nuovo design, emozionante ma fedele alla tradizione della vettura, e di un nuovo motore V10 benzina con una cilindrata probabilmente pari a 8.7 litri ed una potenza vicina a 700 cavalli. Secondo alcune voci, la nuova Viper utilizzerà componenti della sportiva italiana Maserati Granturismo, mentre secondo altre fonti il modello americano prenderà in prestito tecnologie Ferrari. Altre indicazioni ancora suggeriscono che invece la nuova Viper userà parti della coupé Alfa Romeo 8C Competizione. Ma non è finita: un ultimo partito è convinto che sotto il vestito della nuova muscle car statunitense ci saranno tecnologie o componenti firmati Fiat. Sarà vero? Lo sapremo soltanto tra alcuni mesi.
(Fonte: www.autoblog.com - 30/11/2011)

martedì 13 dicembre 2011

Bloomberg: lo stile (identico) delle future Lancia/Chrysler affidato a Ramaciotti


A Lorenzo Ramaciotti, a capo del centro stile di Fiat Group Automobiles (Abarth, Alfa Romeo, Fiat e Lancia), è stato affidato il compito di delineare il design dei prossimi modelli Chrysler e Lancia. Secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa Bloomberg, il gruppo Fiat-Chrysler continuerà l'attuale strategia di integrazione tra i due marchi, creando un'intera famiglia di modelli che andranno dalle piccole utilitarie alle grosse suv e monovolume. Come ha dichiarato Ramaciotti in una recente intervista, "stiamo cercando di trovare un linguaggio stilistico internazionale, che possa venire incontro ai gusti dei clienti americani e italiani". In pratica, non si tratterà di un semplice “rimarchiare” modelli come avvenuto con la Lancia Thema, che nelle sue forme imponenti e “squadrate” mostra il classico stile americano della Chrysler 300. Quello che attende Ramaciotti è un compito non semplice. Di questo avviso sono alcuni esperti del settore come Roberto Verganti, professore al Politecnico di Milano, secondo il quale è estremamente difficile conseguire una strategia di design globale: "il rischio è quello di realizzare auto internazionali senza personalità. Quando qualcuno acquista una Lancia, si aspetta di ritrovare degli elementi stilistici tipici italiani, mentre quando acquista una Chrysler vuole un prodotto riconoscibile come americano". Quello tra Chrysler e Lancia, ad ogni modo, dovrebbe restare l'unico esempio di simbiosi tra due marchi all'interno del gruppo Fiat. Secondo Ramaciotti, Dodge e Jeep manterranno la loro forte identità di marchi americani e lo stesso avverrà per Alfa Romeo e Maserati. La scelta di proporre lo stesso modello con marchi diversi in differenti mercati può essere vincente: lo dimostrerebbe il successo della Fiat Fremont, ovvero la versione europea della Dodge Journey. Da giugno - mese di commercializzazione - ad oggi, in Europa ha giù raccolto circa 18.000 ordini, più del doppio del 2009, quando la crossover americana era in vendita con il marchio Dodge.
(Fonte: www.bloomberg.com - 22/11/2011)

lunedì 12 dicembre 2011

Time dedica la copertina a Marchionne: "L'uomo che ha salvato l'industria dell'auto"


Sergio Marchionne ce l’ha fatta: è stato immortalato sulla copertina di Time Magazine, uno dei più noti e prestigiosi settimanali al mondo. L’ad di Fiat-Chrysler, dopo essere apparso fra le 100 persone più influenti al mondo, è quindi riuscito a conquistare una copertina che negli anni ha visto la presenza di Barack Obama, John Lennon, Abraham Lincoln, Steve Jobs, Marilyn Monroe, Yuri Gagarin e Albert Einstein.
COME STEVE JOBS - Nel numero in edicola oggi, Marchionne viene definito "L'uomo che ha salvato l'industria dell'auto", colui che "Ha salvato e creato migliaia di preziosi posti di lavoro negli U.S.A.". Time Magazine si spinge anche oltre nell’apprezzamento svolto dal manager italo-canadese arrivando a paragonarlo a Steve Jobs per il suo dono di “mettere assolutamente a fuoco i problemi", di “motivare il suo staff” e per la stessa mania di perfezionismo. Anche il titolo la dice lunga sulla stima di cui Marchionne gode al di là dell’Atlantico: “Prima Sergio Marchionne ha sistemato la Fiat. Poi ha salvato Chrysler. E non ha ancora finito. Una stella dell’auto dentro un’industria che cambia”.
INVESTE SUI LAVORATORI - Nell’articolo che apparirà sul prossimo numero di Time Magazine (edizione Europa, Asia e Sud Pacifico) si parla anche della volontà di Marchionne di investire nei lavoratori Chrysler, “non amati dai loro precedenti proprietari tedeschi della Daimler e travolti dal tracollo finanziario”. Questa sua scelta lo avrebbe reso “un mito” agli occhi di molti americani, proprio ora che la crisi europea dell’auto sta rendendo ancor più importante e vitale il contributo di Chrysler per la strategia Fiat.
8 NUOVI MODELLI NEL 2012 - Per dare solo un assaggio del tono trionfale del pezzo scritto da Bill Saporito basta leggere l’incipit: “Chiedete ad una qualsiasi delle 11.000 persone che affollano il quartier generale Chrysler ad Auburn Hill perché oggi la Casa americana può farcela. Invariabilmente la risposta sarà ‘Perché abbiamo Sergio’ ”. Un altro punto messo in rilievo dal settimanale newyorkese è la sfida che attende la rinnovata Chrysler, che “Ha dimostrato di poter fare ancora automobili, ma deve dimostrare di poter costruire auto che potranno essere amate". Il primo passo sarà proprio il lancio di 8 nuovi modelli per il 2012.
(Fonte: www.time.com - 12/12/2011)

domenica 11 dicembre 2011

Cavicchi (Quattroruote): la geografia mondiale dell’auto è cambiata così


Tempo fa, uno di voi, mi aveva chiesto (un po’ indignato per il fatto che la Fiat producesse vetture fuori dall’Italia) di verificare se anche gli altri costruttori più importanti si comportavano allo stesso modo sottolineando che a suo avviso tedeschi e soprattutto francesi mai si sarebbero sognati di fare altrettanto perché loro governi non gliel’avrebbero mai permesso. Ricordo di aver risposto che si sbagliava, ma non avevo sottomano un quadro preciso, stabilimento per stabilimento, per sostenere con forza la mia tesi. Adesso invece sono preparatissimo e per vostra curiosità vi offro una panoramica molto interessante su come si articola la geografia mondiale dell’auto. In testa a tutti c’è la General Motors, che produce automobili in 24 differenti Paesi, seguita dalla Ford con 22 e dalla Toyota con 21. A seguire c’è poi la Renault-Nissan, che ha fabbriche in 20 paesi e precede la Volkswagen che si ferma a 19, quindi c’è il vuoto. Fiat con Chrysler produce in 14 stati differenti, la Honda in 13, Peugeot-Citroen in 12, Hyundai-Kia in 10, la Mitsubishi in 9, la Suzuki in 8 per chiudere con Bmw e Mercedes che fabbricano in 6 paesi diversi. Come si vede, la globalizzazione domina la scena e da qui si capisce che non si può essere competitivi (agli alti vertici) se non si delocalizza la produzione o dove più conviene perché ci sono aiuti esterni, o dove la manodopera costa di meno, oppure ancora dove si debbono servire mercati specifici con prodotti costruiti “su misura”. Oggi la produzione mondiale tira eccome, e questo cozza contro un mercato europeo in piena crisi di vendite e con una sovrapproduzione esagerata che riempie i piazzali di auto invendute. Oggi l’Italia è scesa al 16° posto nel mondo in quanto a produzione e lotta sul filo delle centinaia di unità con la Turchia mentre l’Iran ci è davanti producendo il 50% in più di noi. Soltanto vent’anni fa ci saremmo messi a ridere pensando a paesi grandi produttori di auto che si chiamano non solo Brasile, Cina, India o Corea del Sud, ma anche Messico, Repubblica Ceca o Polonia (per non parlare di Romania, Ungheria, Slovenia oppure Argentina, Tailandia, Malesia, Indonesia, Taiwan o Uzbekistan) e l’idea che l’ex-grande Svezia se la giochi con il Pakistan o con il Vietnam mette un po’ i brividi. Ce ne faremo una ragione? Mi sa proprio di sì: i nuovi mercati sono sempre più presenti nel nostro vivere quotidiano. Mescoliamo le razze e mescoliamo le cose, niente sarà più come prima. E credo che sia sempre stato così anche nei secoli scorsi, sebbene con ritmi forzatamente più lenti.
(Fonte: http://viamazzocchi.quattroruote.it - 23/11/2011)

sabato 10 dicembre 2011

Brasile: la nuova Fiat Palio è auto dell'anno


La nuova versione della Palio, appena lanciata dalla Fiat a Belo Horizonte, è già l'"Auto dell'anno 2012" secondo la rivista brasiliana Auto Esporte, ritenuta la più tradizionale dell'industria automobilistica del Brasile. Lo hanno annunciato oggi fonti di stampa brasiliane. La Fiat Automoveis ha vinto anche il titolo di "Motore dell'anno 2012" con il propulsore 1.4 MultiAir, utilizzato per la Fiat 500 costruita in Messico. La casa torinese ha sgominato poi gli avversari, aggiudicandosi anche il primo posto nella "Pubblicità dell'anno 2012", con la campagna della Fiat 500 realizzata con la partecipazione di Dustin Hoffman. La Nuova Palio, ha concorso al prestigioso titolo dell'Auto Esporte con la Audi A1, Chevrolet Cruze, Renault Fluence e Kia Picanto. Il nuovo modello, lanciato sabato e completamente ristrutturato a Torino che arriva a 15 anni dal primo lancio della Palio, auto trainante della casa di Betim, ha adesso la responsabilità di mantere la Fiat brasiliana, come negli ultimi dieci anni, al primo posto sul mercato brasiliano.
(Fonte: www.repubblica.it - 9/11/2011)

venerdì 9 dicembre 2011

Marchionne premiato dal BCIU: "L'alleanza Fiat-Chrysler aiuterà entrambi"


"Nonostante quanto dicono alcuni delatori, secondo cui alleanze transatlantiche come quella di Chrysler e Fiat sono destinate a fallire a causa delle incomprensioni e degli scontri culturali, l'alleanza tra Fiat e Chrysler si fonda su opportunità che aiutano entrambe le parti, consentendoci di ridurre i rischi". Lo ha dichiarato Sergio Marchionne durante l'evento organizzato alla New York Public Library dal Business Council for International Understanding, che ha assegnato all'amministratore delegato di Chrysler e Fiat il Dwight Eisenhauer Global Leadership Award. Il successo dipende da quanto le due società riusciranno "a lavorare insieme in modo umile, ascoltando, condividendo esperienze, conoscenze e idee e allargando gli orizzonti", ha detto, ricordando che "l'integrazione si basa sul mutuo rispetto". Marchionne, che si è rivolto alla platea di cui facevano parte anche membri del sindacato del settore auto United Auto Workers (definiti amici "con cui ho condiviso la responsabilità di riportare Chrysler in vita") e il presidente di Fiat John Elkann, ha ricostruito la sua esperienza alla guida del Lingotto: "un viaggio che ha preso numerose vie imprevedibili e inattese e che ha creato le condizioni per dare vita alla quinta casa automobilistica mondiale". Tuttavia, ha detto Marchionne ricordando l'impegno di chi ha lavorato per ridare credibilità al gruppo, "è un lavoro ancora in divenire, il gruppo è ancora nella sua infanzia e dobbiamo compiere ogni sforzo per completare questa integrazione con umiltà, determinazione e rigore".
(Fonte: www.repubblica.it - 6/12/2011)

giovedì 8 dicembre 2011

Auto nazionali per tutti: i leader del mondo viaggiano così


La mossa di Mario Monti, appena arrivato a Palazzo Chigi, è piaciuta: il professore ha lasciato in garage le tante auto tedesche e fra la Maserati Quattroporte nuova di zecca e la vecchia Lancia Thesis non ha avuto dubbi. In redazione sono piovute centinaia di mail di approvazione e il centralino, preso come al solito d'assalto, ha raccolto molti messaggi, tutti all'insegna dell'"era ora...". Il riferimento va a Silvio Berlusconi che è sempre rimasto fedele alla sua amata Audi A8, ma non sono mancate le accuse di demagogia per Monti. Non vogliamo entrare nel tema, ma tutti i leader mondiali - se hanno un'industria nazionale - viaggiano solo ed esclusivamente con macchine loro. Sarkozy usa solo Citroen, Peugeot o Renault, la cancelliera Merkel Audi o Mercedes, mentre Obama è fedele alla Cadillac. Perfino Cameron dopo aver sempre detto di preferire la metropolitana alla fine viaggia in Jaguar. Una scelta per lui difficile perché così si è tirato addosso le ire di gran parte dei suoi elettori. Ma gli inglesi, si sa, ormai come grandi berline producono solo Jaguar. Insomma: Paese che vai, auto nazionale che incontri. Il tutto - va detto - senza nessuna norma scritta perché a rigor di logica per la libera circolazione delle merci nella UE sarebbe quasi impossibile obbligare un premier ad usare un certo tipo di auto. Eppure, in tutti i casi, non c'è mai stata necessità di scrivere nulla o obbligare nessuno: i capi di Stato hanno sempre viaggiato con vetture simbolo della propria nazione, a costo di farle produrre apposta (come i russi con le ZIL) oppure a costo di usare modelli usciti di produzione (come Sarkozy con la Peugeot 607 e Monti con la Lancia Thesis). "Questione di convenienza", è il commento non ufficiale usato più volte dai portavoce dei capi di stato.
(Fonte: www.repubblica.it - 21/11/2011)

mercoledì 7 dicembre 2011

Dodge Dart: a Detroit il primo vero frutto dell'operazione Fiat-Chrysler


Dodge presenterà al Salone di Detroit la nuova Dart, primo esempio di vera sinergia tra Fiat e Chrysler. La Dart, che sostituisce la Caliber, tornando a utilizzare una sigla storica per i modelli del marchio Dodge, è infatti basata sulla piattaforma modificata della Alfa Romeo Giulietta e utilizza il 1.4 Multiair Turbo, in alternativa ai benzina americani della serie TigerShark 2 e 2,4 litri aspirati.
Più lunga e più larga - Il design sportivo della nuova berlina tre volumi riprende gli stilemi del brand Dodge con una rivisitazione della ormai classica griglia anteriore, gruppi fari dal taglio aggressivo, luci Led diurne, doppio terminale di scarico sportivo e gruppi ottici posteriori a tutta larghezza ispirati alla Charger: il pianale C-Wide deriva dalla Giulietta, ma è stato allungato e allargato per aumentare l'abitabilità interna ed è realizzato per il 68% con acciai speciali.
Impronta sportiva - Le quattro sospensioni indipendenti e i cerchi da 18", insieme allo sterzo sportivo, dovrebbe fornire anche ai clienti americani un handling da sportiva compatta, ma questo modello è molto importante anche per l'Europa: su questa base nascerà infatti, con un passo ulteriormente allungato, la nuova Giulia, destinata a dare battaglia nel segmento D e sostituire l'ormai anziana 159.
(Fonte: www.quattroruote.it - 6/12/2011)

martedì 6 dicembre 2011

Marchionne: l'Italia ci sta a cuore


Ricordando la lunga storia di Fiat in Italia, l'amministratore delegato della società ha voluto ieri tranquillizzare chi teme un abbandono del Paese da parte della casa automobilistica. Ciò detto, Sergio Marchionne non ha esitato a puntare il dito contro la sovracapacità di questo settore in Europa, su cui pesano oltre alle grandi incertezze economiche del momento anche i costi di nuovi requisiti ambientali. «La cosa importante è continuare a produrre auto in Italia», ha detto Marchionne durante una visita a Bruxelles dove ha partecipato a un incontro con il commissario all'Industria e all'Imprenditoria Antonio Tajani. «È completamente impensabile arrivare alla conclusione che la Fiat non sia interessata agli 80mila dipendenti in Italia, Paese in cui è stata fondata 112 anni fa e che ci sta a cuore». Per il vicepresidente di Confindustria, Alberto Bombassei, «Fiat è un bene italiano, ma è anche un'azienda multinazionale con interessi in giro per il mondo e spero che l'Italia continui a rimanere una fetta molto importante di Fiat, ma sta a noi creare le condizioni affinché resti, nell'interesse suo e del Paese». La presa di posizione di Marchionne è giunta dopo che negli ultimi giorni il dirigente industriale aveva rilasciato dichiarazioni ambigue, lasciando immaginare una delocalizzazione degli stabilimenti italiani. Da tempo, Marchionne è convinto che lo statuto dei dipendenti nelle fabbriche Fiat in Italia sia troppo generoso rispetto alle regole prevalenti in altri Paesi e in un contesto nel quale la concorrenza mondiale è agguerritissima. «Noi continuiamo ad andare avanti e portare avanti la modernizzazione del sistema industriale, stiamo cercando di ottenere il consenso della maggior parte dei nostri lavoratori, che fino adesso siamo riusciti a ottenere», ha aggiunto Marchionne. «Quindi, i nostri piani non sono cambiati. Dopo il lancio della Panda (in dicembre, ndr) c'è lo sviluppo dello stabilimento di Grugliasco, quello di Mirafiori che è partito già». Le frasi di Marchionne sono il tentativo di mettere sotto pressione le parti sociali e in generale il Paese. Il dirigente di Fiat sa perfettamente che chiudere gli stabilimenti italiani sarebbe impopolare e controverso, ma sa anche che l'Italia è a un bivio, che la necessità di modernizzare l'economia è sempre più sentita, e vuole quindi cavalcare questa presa di coscienza, lasciando nel caso aleggiare decisioni drastiche. Accanto alle rassicurazioni, Marchionne ha ricordato che il settore automobilistico soffre di elevati livelli di sovracapacità. Riferendosi al desiderio della Commissione europea di introdurre nuove norme sulle emissioni di gas nocive, l'amministratore delegato ha sottolineato l'importanza che i costi di questi obiettivi siano distribuiti equamente e non imposti solamente all'industria automobilistica. Riferendosi alla crisi debitoria, l'attuale presidente dell'Acea, Dieter Zetsche, ha spiegato che il compito dell'industria è «di prepararsi al peggio, e lavorare per ottenere il meglio». L'amministratore di Fiat ha invece ammesso che una disintegrazione dell'euro è «un evento sismico» per cui è impossibile pianificare. Ha ammesso che proprio la diversificazione geografica di Fiat le permetterebbe comunque di difendersi. Lo stesso Marchionne, che tra poche settimane assumerà la presidenza dell'Acea, ha parlato del 2012 come di un «anno difficile», esortando la zona euro a dare una risposta efficace nel consiglio europeo dell'8-9 dicembre. L'associazione si aspetta che l'anno prossimo il mercato dell'auto segni «un piccolo calo», a meno di uno sconquasso dell'euro. In questo malaugurato caso la situazione sarebbe veramente drammatica. Diverso invece il caso del mercato americano «che va benissimo» e dove la Chrysler «ha guadagnato quote ed è cresciuta più di tutti i concorrenti americani». Al contrario, il mercato automobilistico europeo è in stagnazione. Ieri i dirigenti delle case automobilistiche si sono incontrati con il commissario Tajani per discutere del futuro di un'industria che in Europa continua ad avere un ruolo cruciale. In discussione ci sono norme sulle emissioni nocive. Marchionne ne ha approfittato per criticare nuovamente la Commissione per un accordo commerciale con la Corea, ai suoi occhi troppo generoso e sbilanciato a favore del Paese asiatico.
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 3/12/2011)

lunedì 5 dicembre 2011

Marchionne eletto presidente dell'ACEA


Il consiglio di amministrazione dell'ACEA (l'Associazione dei Costruttori Europei di Automobili) ha eletto in qualità di nuovo presidente il numero uno della Fiat, Sergio Marchionne.
Ambiente e competitività - "L'anno 2012 sarà difficile - ha affermato Marchionne - soprattutto se l'instabilità nell'eurozona non dovesse essere affrontata. La nostra associazione continuerà a concentrare i suoi interventi su tre questioni principali: la politica industriale europea, mobilità e trasporti più sostenibili nonché lo sviluppo di relazioni commerciali internazionali. Questi temi sono tutti strettamente collegati tra loro, così come la capacità del settore di investire e di innovare dipende dall'esistenza in Europa di prodotti appetibili e competitivi".
Sostituisce Dieter Zetsche - Marchionne prende il posto di Dieter Zetsche, numero uno della Mercedes-Benz, che ha ricoperto l'incarico di presidente dell'Acea nel 2010 e 2011. "L'industria automobilistica europea - ha dichiarato Zetsche - è uno dei settori più importanti e investe ogni anno oltre 30 miliardi di euro in ricerca e sviluppo, più di qualsiasi altra industria in Europa. L'importanza della nostra industria - ha concluso il tedesco - deve trovare riscontro nelle politiche economiche e legate ai trasporti dell'Unione Europea".
(Fonte: www.quattroruote.it - 2/12/2011)

domenica 4 dicembre 2011

Giuseppe Berta (libro): "Fiat-Chrysler e la deriva dell'Italia industriale"


Quale futuro si delinea per l'industria italiana, ed in particolare per le imprese più grandi e cosa può fare il nostro paese per continuare ad avere un ruolo di primo piano in un sistema di mercati integrati ormai a livello mondiale? Giuseppe Berta, professore alla Bocconi, ma torinese di nascita e profondo conoscitore delle vicende Fiat ed in genere delle grandi imprese italiane, con un agile volume sulle vicende Fiat-Chrysler edito dal Mulino, (Giuseppe Berta, "Fiat-Chrysler e la deriva dell'Italia industriale". Edizioni Il Mulino, pagg. 152, euro 14) contribuisce a mettere a fuoco, al di là delle esasperate polemiche politiche e sindacali che hanno caratterizzato gli ultimi due anni, il significato della scommessa di Marchionne sull'altra sponda dell'Atlantico, ed il ruolo che hanno avuto e dovrebbero avere le parti politiche e sociali per conservare all'Italia un ruolo importante come potenza industriale. Circa il senso dell'operazione di integrazione tra Fiat e Chrysler Berta è chiarissimo: la casa torinese quando è scoppiata la crisi del 2008, si è scoperta troppo piccola per poter affrontare un mercato in declino e sempre più competitivo. La casa americana, benchè praticamente fallita, costituiva una occasione unica per far raggiungere alla Fiat dimensioni tali da poter giocare un ruolo tra le principali case automobilistiche. Quindi se da un lato è vero che Fiat ha salvato Chrysler, dall'altro, come ebbe a dire lo stesso Marchionne, è vero anche che Chrysler ha salvato Fiat. Nel 2011 il nuovo gruppo automobilistico nato dall'integrazione di due debolezze, venderà nel mondo 4,2 milioni di auto e chiederà il bilancio con un utile. Non sono ancora risultati sufficienti per dire se il nuovo gruppo ha veramente superato le proprie debolezze. Ci vorrà ancora qualche anno per poter affermare con certezza che la scelta di Marchionne è vincente. Per ora si può dire che essa ha una logica e che i primi passi sono positivi soprattutto negli U.S.A. . In Europa continua invece una accentuata debolezza soprattutto dei marchi Fiat ed a questo andrà posto rimedio, oltre alla necessità di potenziare le prime teste di ponte esistenti in India e Cina. Questa sfida industriale ha portato delle conseguenti particolarmente rilevanti per l'Italia dove gli stabilimenti esitenti sono stati posti di fronte alla necessità di adeguare i propri livelli di produttività a quelli esitenti negli altri stabilimenti del gruppo, e non solo a quelli brasiliani ma anche a quelli degli Stati Uniti. In quest'ultimo caso Berta esamina con particolare attenzione l'evoluzione del potente sindacato americano dell'industria dell'auto UAW che ha saputo fare il salto da una posizione di pura controparte, ad una condivisione degli obiettivi aziendali, avvicinadosi insomma ad un modello compartecipativo di tipo tedesco. In Italia, invece questa svolta non è avvenuta, ed anzi, il tentativo della Fiat di chiedere al sindacato l'assunzione di una responsabilità precisa rispetto all'applicabilità degli accordi sottoscritti, ha scatenato da parte della Fiom una battaglia che ancora non si è conclusa. Sulle ragioni che hanno indotto la Fiom a rifiutare qualsiasi logica di condivisione degli obiettivi aziendali, Berta è netto sia pure mostrandosi rispettoso delle posizioni di questo sindacato. Ma comunque solo dire la verità può contribuire a chiarire la situazione e quindi, volendo, ad individuare soluzioni possibili. "La Fiom - scrive Berta - ha scelto di fronte alle innovative richieste della Fiat, la via di rinnovare la propria identità antagonistica come organizzazione rivolta ai movimenti,sensibile a coltivare le emozioni collettive, radicata nelle piazze virtuali della televisione" senza però fare proproste positive di soluzione dei problemi di competitività. E su questo tasto Berta torna più volte mettendo in evidenza come la Fiom abbia colto l'opportunità della vertenza Fiat perchè solo le vicende di quest'azienda offrono in Italia una tribuna mediatica così vasta da poter essere sfruttata per fini che sono al di fuori della stretta logica sindacale ma che attengono all'affermazione di un progetto politico. Sotto questo profilo il libro dovrebbe essere letto con particolare attenzione da Michele Santoro e da tanti altri giornalisti della Televisione e della carta stampata tra cui quelli del Corriere della Sera, che in maniera acritica sono stati in prima fila nel difendere le "specificità italiane", proprio quelle che ci hanno portato nelle situazione di crisi nella quale siamo. Naturalmente Berta non è tenero nel sottolineare le carenze e gli errori della Fiat e dello stesso Marchionne, sotto il profilo della comunicazione e del coinvolgimento della politica e degli opinion leaders in una proposta di cambiamento che avrebbe segnato una occasione di rinascita per l'intero settore manbifatturiero italiano. Questo doveva significare non solo una diversa calibratura dei toni delle dichiarazioni, ma anche una reale disponibilità a confrontarsi su tutte le implicazioni del piano "Fabbrica Italia" che invece è rimasto una dichiarazione di intenzioni più che un vero e proprio progetto opertaivo. La mancata soluzione del problema sindacale può peggiorare il posizionamento dell'industria italiana già oppresa con un eccessivo peso fiscale e dalla inefficienza della Pubblica amministrazione, specie nei confronti degli investimenti che potrebbero arrivare da aziende internazionali. Berta dimostra che negli Stati Uniti il potente sindacato dell'auto ha "affidato la propria sopravvivenza all'acquisizione di un ruolo istituzionale che, pur pagato al prezzo di pesanti sacrifici, ha dato una legittimità ad esistere all'interno della aziende dell'auto," e quindi a poter contare nel delinearne il futuro. In Italia siamo ancora lontani da questa svolta per colpa soprattutto della Fiom. La strada per sanare i contrasti senza pensare ad una impossibile sconfitta e distruzione di una parte,potrebbe essere quella - suggerisce Berta - di dar vita ad un sindacato unitario dell'industria nell'ambito del quale quindi le istanze più estremiste sarebbero bilanciate da quelle di altri settori industriali con più solida tradizione di partecipazione alle sorti dell'impresa. Ora che il Governo Monti dovrà fare riforme incisive non solo per mettere a posto i conti pubblici, ma soprattutto per porre le basi di una vera ripresa dello sviluppo, anche relazioni industriali più moderne dovranno portare un contributo rilevante a questa ripartenza dell'Italia, su basi solide e durevoli.
(Fonte: www.firstonline.info - 26/11/2011)

sabato 3 dicembre 2011

Giuseppe Berta (intervista): “Fiat sta perdendo l’Europa: servono nuovi modelli”


Il futuro di Fiat in Italia? «Un distretto dell’automobile senza la produzione sarebbe una cosa mai vista al mondo», dice Giuseppe Berta, professore di Storia contemporanea alla Bocconi. Per quanto riguarda il contratto bisogna «compiere ogni sforzo perché la Fiom rimanga dentro le linee del nuovo accordo, anche se ogni produttore ha un proprio contratto e dunque Fiat non costituisce certo un’anomalia, da questo punto di vista».
I Piani operativi del gruppo Fiat prevedono un’ulteriore riduzione dei volumi produttivi per il 2012: lei come vede il futuro di Fiat?
Va innanzitutto detto che il contesto è molto complicato. Certo la quota Fiat in Europa è quella che è (ad ottobre 6,6%, ndr), consideriamo che se il mercato europeo dell’auto va male, l’Italia va particolarmente male ed una regressione così forte non si registrava da almeno quindici anni: mi aspetto un 2012 pessimo per il settore auto in Europa e in particolare nel nostro Paese, perché i segnali di mercato sono tutti negativi.
Quindi Marchionne, complice il fatto che la ripresa rischia di non arrivare a breve, potrebbe anche decidere, magari dopo la fusione con Chrysler, di lasciare l’Italia?
La speranza è che una base produttiva nel nostro Paese rimanga perché, altrimenti, un distretto dell’automobile senza la produzione, l’assemblaggio finale, sarebbe una cosa mai vista al mondo; una filiera produttiva senza questo elemento finale sarebbe fortemente depotenziata, quindi è bene che Fiat ci stia in Italia.
Però il dubbio resta sulle reali intenzioni di Fiat di rimanere nel nostro Paese, anche perché il piano industriale 2010-2014 presenta alcune “zone d’ombra”.
Come ha ammesso lo stesso Marchionne, il piano industriale non era un piano dettagliato, ma rappresentava un’indicazione di orientamento strategico, da calare nelle condizioni concrete di mercato; le condizioni concrete, in questo momento, sono avverse, come dicevo, in Europa e nel nostro Paese in particolare.
In effetti senza il “traino” americano di Chrysler, Fiat avrebbe chiuso il 3° trimestre con oltre 200 milioni di perdite.
Non c’è dubbio ed è evidente che ci sia un’assimetria tra il rafforzamento del fronte americano – i progressi di Chrysler sul mercato americano sono notevoli – e quanto sta accadendo qui da noi, dove invece andiamo verso numeri sempre più piccoli.
La chiusura di Termini Imerese rappresenta bene l’asimmetria a cui sta facendo riferimento...
Vorrei ricordare che Termini Imerese era indicato come stabilimento da dismettere nel piano Morchio del 2004 ed il costo dell’operazione di chiusura di ogni attività produttiva (21 milioni di euro, ndr) non è altro che conseguenza del fatto di aver trascinato, per mille ragioni, una scelta che andava fatta ben prima. Quello di Termini Imerese è un sito produttivo da sempre in deficit; non tanto per ragioni legate alla produttività, ma per via di una logistica fortemente penalizzante. Pensi che nel 2003, se ricordo bene, il costo di una Punto prodotta a Termini Imerese era superiore di 500-600 euro rispetto a quello sostenuto in atri stabilimenti, proprio a causa della mancanza di adeguate infrastrutture logistiche.
Marchionne ha parlato, in tempi recenti, di almeno 1000 euro/auto quale divario tra i costi produttivi di Termini e quello di altri stabilimenti.
Sì, ma sa quale è il problema vero? Che nessun produttore di automobili arriva in Italia. Prendiamo la Francia, la Spagna, la Gran Bretagna, il Belgio: qui sono presenti, da tempo, produttori di auto internazionali e per via della nostra assoluta incapacità di attrarre investimenti industriali: non a caso a Termini Imerese non si insedierà Opel o Toyota o Nissan, ma una modesta attività di assemblaggio di una serie di modelli di origine cinese della DR Motor.
Con il conseguente ridimensionamento del settore auto in Italia?
Guardi, nella suddivisione per aree, prodotti e mercati tra Fiat e Chrysler, ormai è chiaro come all’Italia tocchi la produzione di piccole auto e dunque la Fiat avrà il compito di presidiarne al meglio il relativo mercato. Anche per questo le produzioni di 500, Punto, Ypsilon sono fondamentali e sulla nuova Panda la casa del Lingotto non può proprio permettersi di sbagliare. D’altra parte Fiat, prima dell’accordo con Chrysler, era una realtà produttiva troppo piccola per essere generalista ed essere presente su tutti i segmenti di mercato.
Un altro banco di prova sarà l’applicazione di un nuovo modello contrattuale e lo scioglimento del “nodo Fiom”, dopo la disdetta di tutti gli accordi sindacali vigenti.
Se, da un lato, la sentenza del tribunale di Torino sul ricorso presentato dalla Fiom contro l’accordo di Pomigliano stabilisce che l’accordo stesso è legittimo, dall’altro dice che che va rappresentato il sindacato anche se non firma. Quindi io credo che non sia pensabile una applicazione diversificata di regole contrattuali a seconda di chi firma il nuovo sistema e che si debba compiere ogni sforzo perché la Fiom rimanga dentro le linee del nuovo accordo, magari anche non approvandolo o volendolo cambiare.
In tutta franchezza, Professore: la questione del contratto ad hoc è un tema così dirimente? Non sarebbe meglio che Marchionne si concentrasse di più sugli investimenti per sfornare nuovi modelli?
Le due cose dovrebbero stare assieme. È pur vero – in questo sono d’accordo con lei – che sarebbe bene che Fiat investisse maggiormente in nuovi modelli invece che fare, ad esempio, operazioni di rebranding; ma è altrettanto vero che se guardiamo ai diversi costruttori di auto presenti sullo scacchiere internazionale – da Volkswagen a Daimler, a Toyota, a Ford, per citarne alcuni – ognuno di essi ha un proprio contratto e dunque Fiat non costituisce certo un’anomalia da questo punto di vista.
(Fonte: www.linkiesta.it - 30/11/2011)

venerdì 2 dicembre 2011

E' ufficiale: Termini Imerese va a DR Motor. Di Risio scommette sull'Italia


Ma chi è 'sto Di Risio? La domanda che il salotto buono dell'auto si è fatto per anni ora inizia a trovare delle risposte: la sigla dell'accordo sullo sviluppo del polo costruttivo automobilistico negli impianti di Termini Imerese parla da solo. "Ed è frutto - come spiega lo stesso Massimo Di Risio, Presidente e Fondatore di DR Motor - della fattiva sinergia tra tutte le parti coinvolte nella trattativa, che hanno garantito in questi mesi un confronto costruttivo in un clima di piena collaborazione". Secondo Di Risio "parte da oggi una nuova fase per DR Motor, che si avvia verso un processo di rinnovamento volto a creare un nuovo assetto che, come previsto dal piano, ci permetterà di rispettare i tempi programmati e raccogliere le sfide future del mercato. In questo contesto - continua Di Risio in una nota - mi preme mandare un sentito ringraziamento al ministero dello Sviluppo Economico, all'advisor Invitalia, alla Regione Sicilia, ai sindacati e alla Fiat. L'aver creduto nel nostro progetto è indice della volontà congiunta di conservare a Termini Imerese lo strategico know-now automobilistico acquisito. Termini Imerese sancisce la nascita della nuova DR Motor che abbandona la vecchia dimensione di assemblatore e diventa costruttore di automobili totalmente Made in Italy, di fatto il secondo costruttore italiano di automobili in grado di dare nuovo impulso al mondo del lavoro in Italia". Dal 1 gennaio 2012 DR Motor subentrerà a Fiat nello stabilimento di Termini Imerese dando inizio al piano di riconversione industriale e dalla fine del 2012 inizieranno ad uscire dallo stabilimento le prime nuove automobili, tutte made in Italy.
La proposta "Last Minute" - Quando la molisana DR Motor si è fatta avanti come sostituta di Fiat per la produzione di auto nel sito siciliano, è stata accolta con molta prudenza, restando a lungo in stand by prima di entrare nella short list delle aziende selezionate da Invitalia, l'advisor del ministero dello Sviluppo economico. D'altra parte la proposta del patron Massimo Di Risio, è arrivata a febbraio di quest'anno in ritardo rispetto alla scadenze decise dal dicastero. Alla fine, però, è stata considerata l'unica offerta automotive valida, scavalcando le manifestazioni di interesse della De Tomaso di Gian Mario Rossignolo (per produrre auto di lusso) e della Sunny Car del finanziere siciliano Simone Cimino, che nel giugno scorso è finito in carcere per operazioni finanziarie giudicare irregolari.
Massimo Di Risio, la scheda - Il protagonista della riqualificazione dello stabilimento di Termini Imerese è, quindi, il 51enne imprenditore molisano, Massimo Di Risio, che ha per primo, nel 2006, lanciato sul mercato un Suv italiano assemblando componenti da tutto il mondo, soprattutto cinesi. L'anno scorso ha venduto circa 10 mila auto e altrettante sono quelle previste per il 2011, con un giro d'affari per il gruppo, inclusa la loro mega-concessionaria multimarca, intorno ai 150 milioni di euro. "Siamo una start-up, gli utili sono ancora risicati ma ci sono sempre stati", rilevava Di Risio in un'intervista al Corriere della Sera di settembre. Insomma, l'intenzione del presidente di DR Motor (ex corridore automobilistico), è quella di sfruttare il porto del sito siciliano per l'approdo dall'Asia dei pezzi da assemblare e così irrompere nel mercato.
Il piano industriale - Il progetto è ambizioso: il piano industriale presentato al ministero di Via Veneto il 5 ottobre prevede 60 mila vetture annue a regime nel 2017, con il primo lancio sul mercato nel 2013; investimenti per 110 milioni di euro; assunzioni a iniziare dal 2012, con un pacchetto iniziale di 241 nuovi posti (561 nel 2013, 909 nel 2014, 1.272 nel 2015 e 1.312 nel 2016). Al quotidiano di Via Solferino a settembre Di Risio aveva parlato di ben quattro modelli da far uscire fuori da Termini: "Una city car, una simil Punto (segmento B), una simil Bravo (segmento C) e un Suv, quello che oggi facciamo a Macchia d'Isernia".
(Fonte: www.repubblica.it - 1/12/2011)

giovedì 1 dicembre 2011

Fiat: Tim Kuniskis nuovo responsabile per il Nord America


Tim Kuniskis è stato nominato responsabile della Fiat per il Nord America in sostituzione di Laura Soave che lascia l'azienda "per perseguire altri interessi". Kuniskis, 44 anni, è entrato nella Casa di Auburn Hills nel 1992 e nella sua ultima posizione era direttore marketing per i prodotti dei brand Chrysler e Fiat. Nel suo nuovo ruolo, con effetto immediato, Kuniskis sarà responsabile della marca Fiat nel Nord America, comprese vendite, marketing, rete dei dealer e servizio post-vendita. "Tim porta grande esperienza e leadership - ha dichiarato Sergio Marchionne - nelle operazioni di vendita e di marketing, ambiti in cui ha già lavorato con il team per delineare la direzione del marchio Fiat. Come responsabile della Fiat nel Nord America - prosegue Marchionne - Tim dedicherà da subito gran parte della sua attenzione alla rete dei dealer sfruttando sul fronte operativo e commerciale la sua nuova prospettiva, in modo da dare avvio al prossimo capitolo della storia del marchio Fiat negli U.S.A.".
(Fonte: www.ansa.it - 22/11/2011)