martedì 31 maggio 2011

Dal 1° giugno Fiat e Chrysler saranno un unico Gruppo


Da mercoledì prossimo, primo giugno, Fiat e Chrysler saranno a tutti gli effetti un gruppo unico. A partire da quella data, infatti, i conti della casa di Detroit saranno consolidati nel bilancio del Lingotto. Bisognerà però aspettare ottobre i dati del secondo trimestre dell'anno per avere i primi risultati in comune. Nel frattempo va avanti la trattativa con il Dipartimento del Tesoro U.S.A. dopo la decisione della società torinese di esercitare l'opzione per acquisire un ulteriore 6% di Chrysler e diventare così, entro la metà di giugno, il primo azionista con il 52% del capitale. L'integrazione tra Fiat e Chrysler procede quindi più rapidamente del previsto, anche grazie al buon andamento della casa di Auburn Hills, che è tornata all'utile nel primo trimestre del 2011, per la prima volta dopo il Chapter 11. Il fatturato del gruppo, che conta 146 stabilimenti nel mondo e circa 190.000 dipendenti, è stimato quest'anno a 76 miliardi di euro e il prossimo anno dovrebbe raggiungere gli 85 miliardi, mentre l'obiettivo è superare i 100 miliardi nel 2014. Le due società continueranno a lavorare anche all'integrazione e al rafforzamento della gamma prodotti, con i nuovi modelli in arrivo, mentre la decisione sulla fusione non appare imminente. «Tenere due organizzazioni separate per un costruttore unico non ha senso. Dobbiamo trovare una soluzione, ma non è un tema urgente», ha comunque sottolineato Sergio Marchionne. L'amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, dopo la breve parentesi torinese per il lancio della nuova Ypsilon, è tornato negli U.S.A. . Venerdì il presidente Barack Obama, dopo il rientro dal viaggio di questi giorni in Europa, andrà nella fabbrica Chrysler di Toledo, nell'Ohio, per celebrare la restituzione da parte della Fiat, in anticipo di sei anni, del debito di 7,5 miliardi ai governi americano e canadese.
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 28/5/2011)

lunedì 30 maggio 2011

Fiat esercita l'opzione per il 6% del Governo U.S.A. e arriva al 52% di Chrysler


La Fiat esercita l'opzione per acquistare il 6% della Chrysler in mano al Tesoro U.S.A. . L'azienda torinese ha reso noto ieri sera di aver «comunicato al Dipartimento del Tesoro statunitense la volontà di esercitare la sua opzione per l'acquisto della partecipazione detenuta in Chrysler dallo stesso Dipartimento del Tesoro, corrispondente al 6% (on a fully-diluted basis) del capitale di Chrysler. Torino dovrebbe dunque salire al 52% dell'azienda americana entro la metà di giugno, salvo possibili complicazioni legate alla determinazione del prezzo. Ecco la procedura: il prezzo «sarà basato su di una determinazione dell'equity value di Chrysler da concordarsi tra Fiat e il Dipartimento del Tesoro statunitense entro dieci giorni lavorativi dalla data di comunicazione della volontà di esercitare l'opzione o, in caso di mancato accordo, costituita dalla media delle due valutazioni più prossime tra di loro su tre valutazioni formulate da tre banche di investimento nominate dalle parti». Fiat e l'Amministrazione Obama hanno in sostanza un paio di settimane di tempo per trovare un'intesa sul prezzo; altrimenti verrà avviata una sorta di arbitrato affidata a tre banche d'affari. Martedì l'azienda italiana ha pagato 1,268 miliardi di dollari per aumentare del 16% (dal 30 al 46%) la propria quota in Chrysler, con un aumento di capitale riservato (non è quindi possibile valutare il 6% in proporzione). Le stime circolate nei mesi scorsi offrono un ventaglio molto ampio, tra i 5 e i 10 miliardi di dollari per il 100 per cento; il 6% varrebbe quindi fra i 300 e i 600 milioni di dollari (fra i 210 e i 420 milioni di euro). Anche questa volta, dunque, Sergio Marchionne si è mosso (per citare una delle sue frasi preferite) «alla velocità della luce»: in base al contratto del 2009, infatti, l'opzione sulla quota del Tesoro poteva essere esercitata da martedì e per 12 mesi. Al manager che guida sia Fiat che Chrysler sono bastati tre giorni. L'accelerazione deriva da due fattori: il primo è quello già spiegato chiaramente martedì da Marchionne (si veda il Sole 24 Ore del 25 maggio), ovvero il fatto che «più avanti si va, più pagheremmo la quota»; il secondo è la possibilità per l'azienda U.S.A. di liberarsi di una serie di vincoli legati alla presenza del socio pubblico nel capitale, in primo luogo il tetto ai compensi dei manager. Poiché anche il Tesoro non ha alcun interesse a restare azionista di Chrysler un giorno più del necessario, è probabile che una soluzione venga trovata in tempi brevi. Una volta raggiunto l'ultimo Performance Event, atteso nel corso di quest'anno – ovvero l'omologazione di un veicolo Chrysler in grado di percorrere 40 miglia con un gallone di benzina – Fiat arriverà a detenere il 57% del capitale di Chrysler. Oltre al fondo Veba gestito dal sindacato Uaw, che avrà a fine anno il 41%, resterebbe il governo canadese con una quota di poco inferiore al 2 per cento; è probabile però che anche Ottawa ceda prima o poi la propria partecipazione al Lingotto, che detiene infine un'opzione ulteriore per acquistare il 40% della partecipazione in Chrysler del Veba. Tale opzione potrà essere esercitata in tranches semestrali dal 1° luglio 2012 sino al 30 giugno 2016. Già dal prossimo 1° giugno, comunque, Fiat consoliderà ufficialmente Chrysler nel proprio bilancio. Il percorso per fare delle due aziende un'unico gruppo è stato più breve di quanto chiunque avrebbe immaginato, favorito dalla ripresa del mercato americano dell'auto e dei conti della casa di Auburn Hills, che è riuscita a chiudere in nero il primo trimestre del 2011. Ieri la Casa Bianca ha confermato che il presidente Obama visiterà venerdì prossimo l'impianto Chrysler di Toledo, Ohio, per celebrare quella che ha definito «una pietra miliare per l'industria americana dell'auto». A questo punto il calendario dell'eventuale ritorno in Borsa della Chrysler è meno rilevante: l'operazione consentirà al sindacato di monetizzare la partecipazione contenuta nel fondo sanitario Veba.
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 28/5/2011)

domenica 29 maggio 2011

"Engine of the Year" 2011: a Fiat 4 premi


l concorso internazionale "Engine of the Year" si è concluso con l'assegnazione di ben quattro riconoscimenti per i propulsori italiani: due per il TwinAir di Fiat Powertrain, due per il V8 di 4.5 litri della Ferrari 458 Italia.
Super TwinAir - Oltre a succedere al 1.4 MultiAir Turbo come "Best New Engine", il piccolo TwinAir è stato eletto "motore dell'anno" sbaragliando tutta la concorrenza, non solo quella degli altri propulsori di pari categoria (sotto i 1.000 cm!). La giuria composta da 76 giornalisti provenienti da 36 Paesi, ne ha anche decretato il successo fra le unità ecologiche. Attualmente disponibile sulla 500, presto equipaggerà anche la Ypsilon in due varianti: una aspirata da 65 CV e una turbo da 105 CV. "Il TwinAir è la prova che il downsizing estremo non significa basse prestazioni. Con una coppia sorprendente, estremamente efficiente e affidabile, questo piccolo motore ha dimostrato di avere molta grinta", ha dichiarato l'australiano John Carey, uno dei membri della giuria.
458 Italia - Riconoscimenti importanti anche per il V8 della Ferrari 458 Italia, che è stato eletto miglior motore prestazionale e miglior propulsore fra quelli con cilindrata superiore ai 4.0 litri.
(Fonte: www.quattroruote.it - 18/5/2011)

sabato 28 maggio 2011

Week-end a porte aperte per Fiat Freemont, primo modello dell'era Fiat-Chrysler


Fiat ha lanciato la campagna pubblicitaria per la promozione dell'inedito Suv, la Fiat Freemont. Prossimo appuntamento il week-end porte aperte di sabato 28 e domenica 29 maggio, dove la nuova vettura sarà a disposizione di curiosi e potenziali acquirenti. L'attesa attorno alla quattro ruote è tanta, soprattutto perchè si tratta del primo veicolo nato dalla congiuntura Fiat-Chrysler e di conseguenza primo approccio del binomio nei confronti del mercato, per verificare l'interesse del pubblico. La Fiat Freemont si presenta come un veicolo destinato alle famiglie o comunque a un target che predilige spaziosi e comodi vani. La gamma iniziale prevede due allestimenti, il base Freemont e l'Urban, con 1.500 euro di differenza nei costi: il basic prevede sette posti, climatizzatore automatico, sistema audio con radio e lettore mp3, un touch screen da 4,3 pollici, il Trip Computer e comandi audio. Completano l'opera i cerchi in lega da 17 pollici, i fendinebbia e il cruise control. L'allestimento Urban invece aggiunge il bluetooth, sensore luci, volante e pomello rivestiti in pelle, sensori parcheggio posteriori, retrovisori elettrici. Le due opzioni sono poi affiancate da due motorizzazioni turbodiesel: il Multijet II 2.000 cc 16v da 140 CV e da 170 CV, con cambio manuale. Per il futuro sono invece previste le versioni Awd con le motorizzazioni 2.000 cc Multijet da 170 CV e 3.600 cc benzina V6 Pentastar da 276 CV, ma con cambio automatico. La Fiat Freemont sarà lanciata ad un prezzo di 24.900 euro con la motorizzazione da 140 CV, valido fino al 30 giugno.
(Fonte: www.automania.it - 25/5/2011)

venerdì 27 maggio 2011

Car and Driver: conferme sui motori per le Maserati "baby-Quattroporte" e SUV


Maserati allargherà presto la sua gamma con la baby-Quattroporte di segmento E e l'inedito SUV, a cui si aggiungerà la nuova generazione della Quattroporte. Secondo le anticipazioni di Car and Driver, le due inedite berline, attese già nel 2012 e 2013, porteranno sicuramente la firma di Pininfarina ed offriranno telai in alluminio analoghi a quelli realizzati da Alcoa per Ferrari, ma nella gamma motori della più piccola non mancheranno le sorprese: la vociferata versione diesel V6 300 Cv è ormai data per certa, ma sembra confermata anche una versione turbocompressa Multiair del V6 Pentastar di origini Chrysler, che potrebbe quindi erogare circa 400 Cv. La collaborazione con Ferrari sarebbe invece riservata alle motorizzazioni destinate a Quattroporte e SUV, con V8 e persino V12 destinati al top di gamma. La casa di Maranello potrebbe però fornire anche la tecnologia necessaria per la trazione integrale, appena presentata sulla FF, da utilizzare almeno sulle berline, abbinandola al cambio ZF 8 rapporti automatico che Chrysler e Lancia utilizzeranno su 300 e Thema. Maserati, lo ricordiamo, dovrebbe assemblare la baby-Quattroporte ed il SUV (atteso nel 2014) nell’ex stabilimento Bertone di Grugliasco.
(Fonte: http://blog.caranddriver.com - 16/5/2011)

giovedì 26 maggio 2011

Nuova Lancia Ypsilon: la presentazione ufficiale


E' la quarta generazione di una vettura che ha segnato gli ultimi 25 anni". Così Olivier Francois, Ceo di Lancia Automobiles, ha presentato al Museo dell'auto di Torino la nuova Lancia Ypsilon. La vettura debutterà a giugno sui mercati a guida a sinistra e a settembre nel Regno Unito e in Irlanda, dove verrà commercializzata con il marchio Chrysler. "Prevediamo di raggiungere nel 2012 oltre 120.000 unità nel primo anno pieno di vendita". La vettura è la prima della serie a cinque porte "creata senza rinunciare alla compattezza di una city car". Così, in attesa dell'arrivo della nuova vera ammiraglia, il gruppo Fiat rilancia la "mini-ammiraglia" Ypsilon. Oltre un milione e mezzo di unità vendute dal lancio avvenuto nel 1985 la dicono lunga sul successo incontrato da questo modello che giunge oggi alla quarta generazione. Con la nuova serie il luxury brand del Gruppo prova a proporre una city car "premium" dal design ricercato in grado di offrire comfort, praticità, consumi contenuti e rispetto per l'ambiente, elemento quest'ultimo ormai imprescindibile per una mobilità più sostenibile. Ecco allora una vettura studiata per proporre il "lusso accessibile" su larga scala mentre per rendere più facile l'accessibilità posteriore, per la prima volta nella storia del modello, compaiono due pratici sportelli posteriori per una vera 5 porte però dall'aspetto filante di una tre porte (la lunghezza è cresciuta di 5 cm rispetto alla precedente versione). La nuova Ypsilon sfrutta bene gli spazi interni, grazie a un parabrezza avanzato e allo sbalzo anteriore accorciato a vantaggio di quello posteriore (così ci guadagna anche il bagagliaio) e può accogliere a bordo, oltre al guidatore, fino a quattro passeggeri (il modello inaugura sulle vetture el Gruppo una nuova tecnologia di "sedili sottili") anche se in questo caso i tre occupanti dei sedili posteriori sono un po' sacrificati e i finestrini laterali non offrono il massimo in fatto di panoramicità. Come vogliono le nuove tendenze anche questo modello, sulla scia di Mini e DS3, diventa camaleontico" e le 16 tinte di carrozzeria disponibili (di cui 4 bi-colore), abbinate ai tre allestimenti Silver, Gold e Platinum), cerchi e motorizzazioni, danno vita a oltre 600 diverse combinazioni. Al lancio, in programma con un "porte aperte" il prossimo 18 giugno, saranno disponibili tre motorizzazioni: due a benzina (1.200cc Fire Evo II da 69 Cv e 900cc TwinAir da 85 Cv, quest'ultimo anche con cambio semi-automatico DFN), un turbodiesel (1.300cc Multijet II da 95 Cv), tutti dotati di tecnologia Start&Stop di serie. Successivamente sarà disponibile anche la motorizzazione bi-fuel 1.200cc Fire Evo II (benzina e Gpl verso settembre, a metano più avanti). La dotazione di serie invece, su tutti e tre gli allestimenti, offre il controllo elettronico di stabilità completo di Asr e Hill Holder, Abs con Ebd, e da 4 a 6 airbag (anteriori, window-bag e laterali), oltre al sistema Start&Stop, Smart Fuel System rifornimento rapido senza tappo carburante) e Gear Shift Indicator, che indica il punto di cambiata ottimale. Il listino della nuova Lancia Ypsilon parte da 12.400 euro per la versione Silver con il motore enzina 1.200cc da 69 Cv (che non prevede né climatizzatore, né radio) e arriva ai 17.300 euro del top di gamma Platinum con il 1.300cc Multijet da 95 Cv. Lunga poi la lista degli optional che propone dall'innovativo sistema di infotainment "Blue&Me TomTom Live" fino al "Magic Parking" che aiuta nelle manovre di parcheggio. Interessante la proposta commerciale in fase di pre-lancio (valida fino al 18 giugno) che prevede la possibilità di dotare, a scelta, senza sovrapprezzo (ma senza sconto sul listino) la vettura con uno dei quattro pack (valore 1.100 euro), Techno, Style, Zen e Family.
(Fonte: www.repubblica.it - 24/5/2011)

mercoledì 25 maggio 2011

Chrysler rimborsa il debito con 6 anni di anticipo e Fiat aumenta la quota al 46%


Chrysler annuncia ufficialmente il rimborso integrale del debito contratto con i governi statunitense e canadese, con sei anni di anticipo rispetto ai piani. "Meno di due anni fa avevamo preso l'impegno di ripagare i governi americano e canadese e oggi abbiamo rispettato in pieno quella promessa", sottolinea in una nota Sergio Marchionne, amministratore delegato della casa di Detroit controllata dalla Fiat. "Il prestito ci ha concesso una rara seconda chance - aggiunge Marchionne - per dimostrare quello che la gente di questa compagnia è in grado di fare e abbiamo un dovere di gratitudine nei confronti di chi ha consentito questo intervento che ha permesso a Chrysler di diventare una forte casa automobilistica". "Il rimborso del debito, insieme all'investimento della comunità finanziaria nel nostro pacchetto di rifinanziamento, segna un ulteriore passo per la società nell'affermarsi come forza competitiva nell'industria globale dell'auto", ha evidenziato ancora Marchionne che oggi celebrerà il rimborso del debito governativo nel "rinato" stabilimento Chrysler di Sterling Heights dove si produce la berlina 200. Oggi la casa di Detroit ha restituito 5,9 miliardi di dollari al Tesoro americano e 1,7 miliardi all'Export Development Canada (Edc) che è la holding company tramite la quale è stato garantito a Chrysler nel 2009 il prestito dei governo federale Canadese e del governo della provincia dell'Ontario. Chrysler aveva ottenuto un prestito da 5,1 miliardi dagli U.S.A. ed 1,6 miliardi dal Canada nel giugno del 2009. "Complessivamente - ha precisato Chrysler - sono stati restituiti 6,5 miliardi di dollari al Tesoro americano e 2 miliardi all'Edc, compresi 1,8 miliardi di interessi e addizionali varie". L'operazione di rifinanziamento consentirà a Chrysler di risparmiare 350 milioni di dollari all'anno grazie ai più bassi interessi ottenuti con la nuova linea di credito.
Fiat incrementa del 16% la propria partecipazione in Chrysler a seguito del rifinanziamento del debito e del rimborso da parte di Chrsyler dei prestiti ottenuti dai Governi U.S.A. e canadese. "Contestualmente al completamento del rifinanziamento del debito di Chrysler ed all'integrale rimborso da parte di Chrysler dei prestiti concessi dai Governi statunitense e canadese, avvenuti oggi, - si afferma infatti in una nota del Lingotto - Fiat ha perfezionato l'esercizio della sua opzione per l'acquisto di una ulteriore partecipazione del 16% secondo quanto previsto dall'accordo annunciato il 21 aprile 2011". "A fronte del pagamento da parte di Fiat di un corrispettivo di 1.268 milioni di dollari U.S.A. - si dice ancora - Chrysler ha emesso a favore di Fiat 261.225 nuovi Class A membership interests in Chrysler, con un incremento della quota di Fiat del 16% ('on a fully-diluted basis'). A seguito del raggiungimento dell'ultimo Performance Event, atteso nel corso di quest'anno, Fiat deterrà il 51% del capitale di Chrysler".
(Fonte: www.agi.it - 24/5/2011)

martedì 24 maggio 2011

Post-vendita: "FiatPiù" e "Garanzia Vera Fiat" esordiscono con la 500 TwinAir


In occasione del lancio commerciale della nuova 500 TwinAir, Fiat presenta un nuovo programma di vendita che nasce dal connubio di due elementi: "FiatPiù" e 4 anni di "Garanzia Vera Fiat" inclusi nel prezzo. Il primo, "FiatPiù", è il nuovo programma "zero pensieri tutto incluso" che garantisce la massima tranquillità all'acquisto per i clienti della nuova 500 TwinAir. Il programma di vendita include infatti a "Garanzia Vera Fiat" assicurando anche per il terzo e quarto anno un numero di componenti garantiti praticamente pari alla garanzia contrattuale dei primi due anni, con un chilometraggio llimitato e la massima trasparenza derivante dall'assenza totale di franchigie. Disponibile da maggio su tutta la gamma, da oggi la "Garanzia Vera Fiat" è inclusa nel prezzo per i clienti che finanziano l'acquisto della nuova 500 TwinAir con "Fiat Più", rendendo l'offerta ancora più facile e flessibile. "FiatPiù" rende infatti più facile sia l'acquisto della vettura grazie a quote mensili contenute - 190 euro al mese - sia il possesso dell'auto per merito della riduzione dei costi di gestione in virtù della garanzia estesa al terzo e quarto anno. Alla scadenza del contratto il cliente può scegliere se acquistare una nuova vettura Fiat, tenere la sua auto (pagando oppure finanziando la parte rimanente, che coincide con il Valore Futuro Garantito) o restituire la vettura senza pagare neanche un euro in più.
(Fonte: www.repubblica.it - 17/5/2011)

lunedì 23 maggio 2011

Termini Imerese: ecco il piano di DR Motor


Dopo aver più volte confermato il proprio interesse per lo stabilimento Fiat di Termini Imerese, la Dr Motor di Massimo Di Risio parte all'attacco in maniera ancora più decisa e agguerrita. La Casa di Macchia d'Isernia, infatti, ha presentato il progetto di acquisizione della fabbrica al governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo, nel corso di un incontro che si è svolto a Palermo, nella sede della Regione.
Assetto produttivo - Secondo quanto si è appreso da fonti presenti all'incontro, il gruppo Dr ha voluto sottoporre il piano al presidente Lombardo prima di peresentarlo a Invitalia, l'advisor che si occupa di selezionare le imprese interessate. L'offerta della società molisana, l'ottava giunta al Ministero per lo Sviluppo Economico (ma solo da parte di Case automobilistiche), è l'unica che presuppone l'acquisizione totale dello stabilimento che la Fiat ha deciso di chiudere a fine del 2011, e che conserverebbe l'attuale assetto produttivo.
Quattro modelli - La Dr Motor avrebbe intenzione di produrre a Termini Imerese quattro modelli: Dr2, Dr3, il restyling della Dr5 e la berlina Dr4; negli impianti di Macchia d'Isernia manterrebbe invece la produzione di Dr1, Dr2 e Dr5, oltre al prototipo di una supercar con propulsore V8 a cui sta lavorando da tempo. Il piano prevede la produzione di 60 mila unità all'anno, sfruttando a pieno regime i reparti lastratura, verniciatura e assemblaggio utilizzati dalla Fiat, che al momento realizza nella fabbrica siciliana la Lancia Ypsilon.
(Fonte: www.quattroruote.it - 13/5/2011)

domenica 22 maggio 2011

Logistica: Ceva Logistics e Fiat-Chrysler insieme in Spagna e Portogallo


Ceva Logistics, uno dei principali operatori logistici al mondo, ha esteso l’accordo con il Gruppo Fiat siglando un ampliamento di contratto che prevede la gestione della supply chain per tutti i marchi del Gruppo Chrysler LLC (Chrysler, Jeep e Dodge). Ceva gestirà le attività di stoccaggio e distribuzione dei pezzi di ricambio destinati ai rivenditori che distribuiscono i prodotti dei marchi del Gruppo Chrysler LLC in Spagna e in Portogallo. Le attività operative saranno basate ad Alcalá de Henares, nei pressi di Madrid, all’interno dell’attuale struttura che Ceva gestisce per conto del Gruppo Fiat. Il magazzino esistente verrà ampliato di 4.000 mq per poter ospitare i volumi aggiuntivi. La collaborazione tra Ceva e il Gruppo Fiat risale al 1995, anno in cui il produttore di auto ha esternalizzato la gestione delle proprie attività di magazzino per le parti di ricambio e gli ordini di spedizione al suo network di rivenditori. Questo ha permesso all’azienda di concentrarsi sulle attività produttive di base. Ricardo López Alonso, Responsabile Spare Parts Logistics, Fiat Group-Chrysler LLC, ha commentato: “Nel corso dei nostri anni di collaborazione, CEVA si è rivelato un partner strategico per la nostra azienda progettando un servizio migliore per la nostra rete di rivenditori, proponendo miglioramenti nella distribuzione e mantenendo sempre una solida metodologia di lavoro. Con l’introduzione di Chrysler, Dodge e Jeep all’interno del nostro network distributivo, è stato naturale scegliere CEVA come partner logistico, in quanto siamo sempre stati molto soddisfatti del lavoro svolto, frutto di una decisione presa 16 anni fa”. Il Gruppo Fiat fa parte dei Clienti Century di CEVA. Il Programma Century, introdotto nel 2008, costituisce il programma rivolto ai Clienti chiave, circa 100 Clienti a livello globale che offrono le maggiori opportunità, appartenenti a vari settori e diverse aree geografiche.
(Fonte: www.trasporti-italia.com - 12/5/2011)

sabato 21 maggio 2011

Fiat e PSA non rinnovano la joint-venture SevelNord, ma estendono SevelSud


PSA Peugeot-Citroen e Fiat continueranno a produrre veicoli presso l'impianto SevelNord di Hordain, vicino a Valenciennes in Francia, fino al 2017, ma non rinnoveranno l'accordo di joint venture dopo tale data. Il Lingotto spiega che "a seguito di una dettagliata analisi e sulla base dei cambiamenti nelle future strategie di prodotto", i due partner hanno concordato di non rinnovare alla scadenza nel 2017 la joint venture che attualmente produce i veicoli commerciali leggeri Peugeot Expert, Citroen Jumpy e Fiat Scudo. PSA Peugeot-Citroen sottolinea in particolare che le strategie di prodotto" delle due case nei segmenti occupati da Peugeot Expert, Citroen Jumpy e Fiat Scudo stanno divergendo". E poi la scadenza del 2017 è "abbastanza lontana per permetterci di approntare gli sviluppi delle attività dell'impianto", si è limitato a dire Denis Martin, responsabile attività industriali della casa francese. Fiat Group Automobiles e PSA Peugeot Citroen hanno invece intenzione di prolungare fino al 2019 la joint venture SevelSud per la produzione di veicoli commerciali leggeri in Italia. Nello stabilimento SevelSud in Val di Sangro vengono prodotti i veicoli commerciali leggeri Fiat Ducato, Peugeot Boxer e Citroen Jumper. Mentre alla Borsa di Parigi il titolo Peugeot sale dello 0,83% a 30,95 euro, a Milano Fiat registra un calo dell'1,71% a 7,20 euro. Il rientro dall'investimento sostenuto dal Governo americano per salvare Chrysler preoccupa non poco gli organi preposti alla contabilità dell'amministrazione statunitense. Dal report consegnato in questi giorni al Congresso U.S.A. dal Government Accountability Office (GAO), il braccio investigativo del parlamento di Washington, emerge infatti che il valore di Chrysler dovrà crescere "sensibilmente per permettere al Tesoro di recuperare l'intero investimento nella società: 12,5 miliardi di dollari. In particolare, il GAO stima che Chrysler avrebbe bisogno di una capitalizzazione di mercato di circa 41 miliardi di dollari (28,7 miliardi di euro) per centrare l'obiettivo del rientro completo nella casa di Detroit. Una valutazione del tutto fuori mercato, considerando che gli ultimi report valutano il 100% della casa americana attorno a 10 miliardi di dollari o, nello scenario migliore, 13 miliardi. Lo stesso GAO, pur sottolineando che è improprio fare paragoni con la situazione pre-bancarotta, fa notare che il divario è elevatissimo e soprattutto che mai la valutazione della casa ormai controllata da Fiat ha superato 40 miliardi. Per avere un riferimento, Chrysler capitalizzava tra 23 e 31 miliardi nel 1997, ovvero l'ultimo anno in cui la società era quotata stand alone, mentre il suo valore stimato era salito a 37 miliardi nel 1998, dopo la fusione con Daimler.
(Fonte: www.milanofinanza.it - 12/5/2011)

venerdì 20 maggio 2011

Chrysler chiude l'accordo con le banche sul debito


Chrysler ha chiuso ieri notte la sottoscrizione del rifinanziamento del debito che consentirà il rimborso dei 7,6 miliardi di dollari dovuti al governo americano e a quello canadese. Questa mattina vi sarà l'annuncio ufficiale, uno scarno comunicato di una decina di righe con i termini dell'operazione, ma secondo indiscrezioni raccolte da il Sole 24 Ore in ambienti finanziari informati se la domanda è stata molto forte, soprattutto per l'emissione obbligazionaria, il pricing è stato più elevato di quanto si stimava all'inizio dell'offerta, con due variazioni diverse a seconda della struttura, delle call options, di nuovo diverse a seconda dell'emissione e della scadenza. Le indiscrezioni anticipano che per le emissioni a otto anni vi sarà un pricing vicino ai 50 punti base superiore rispetto a quello dell'offerta mentre per le scadenze a dieci anni sarà quasi certamente superiore di 75 punti base rispetto all'offerta originaria. E' possibile che nella notte vi siano ancora delle variazioni, da parte Chrysler si è spinto fino all'ultimo per negoziare un aumento di 46 punti base. Ma, al di là dei dettagli la struttura finale sarà la seguente. Il pricing era stato calcolato all'inizio dell'offerta sulla base di un tasso Libor rispettivamente più il 4% e il 4,25% a seconda di condizioni e scadenze. Alla chiusura di ieri salvo variazioni dell'ultima ora ci si assesterà al Libor più il 4,50 e al Libor più il 4.75%. Nelle ultime battute si è deciso di invertire le proporzioni delle quote. I titoli di credito garantiti che avrebbero dovuto contribuire per 3,5 miliardi di dollari al rifinanziamento complessivo sono stati diminuiti a 2,5 miliardi, le obbligazioni garantite con scadenze a otto e dieci anni sono state aumentate a quota 3,5 miliardi di dollari. «Spostare gli equilibri delle varie tranche è normale – ci ha dichiarto una fonte informata a New York – si verifica la reazione della domanda a seconda delle strutturazioni offerte e si cambia normalmente l'allocazione. Il risultato finale per l'azienda non cambia. Per il pricing la variazione è meno normale, ma è il cliente a decidere se vuole perseguire una linea aggressiva, magari al di sotto del minimo consigliato per poi aggiustare al meglio». Secondo le indiscrezioni Sergio Marchionne, l'a.d. della Chrysler e della Fiat, avrebbe preferito puntare al prezzo più basso, anche se forse era cosciente che sarebbe stato difficile ottenerlo, per poi essere disposto a salire in seconda battuta. Dal punto di vista Chrysler dunque anche il negoziato sul pricing era nelle carte. «Per noi è importante aver chiuso l'operazione, si potrà rimborsare il prestito contratto con i governi e guardare in avanti». L'erogazione dei fondi è attesa per la prossima settimana e immediatamente si procederà con il rimborso dei prestiti governativi, con circa un mese di anticipo rispetto alle scadenze previste originariamente. La prossima scadenza importante per Marchionne diventa adesso quella per ottenere i contributi dal dipartimento per l'energia, circa 3,5 miliardi di dollari in finanziamenti agevolati per investire in tecnologie alternative che consentiranno di risparmiare carburante. Complessivamente il rifinanziamento è per 7,5 miliardi di dollari, divisi in una linea di credito da 1,5 miliardi di dollari, in obbligazioni garantite da 3,5 miliardi e in titoli di credito garantiti riservati agli investitori istituzionali per 2,5 miliardi di dollari con scadenza a sei anni. Il rifinanziamento tuttavia non sarà utilizzato esclusivamente per il rimborso del debito per 5,8 miliardi di dollari con il governo americano e di 1,8 miliardi di dollari con il governo canadese. Del rifinanziamento complessivo, si utilizzeranno i 2,5 miliardi di dollari di titoli di credito garantiti e i 3,5 miliardi di dollari di obbligazioni garantite. A questi si aggiungeranno 1,3 miliardi di dollari sborsati dalla Fiat per aumentare al 46% la posizione azionaria di Torino mentre 500 milioni di dollari saranno recuperati dalla posizione dei cassa della Chrysler. Questi fondi, per un totale di 7,8 miliardi di dollari saranno utilizzati per 7,6 miliardi di dollari per il rimborso dei governi e per 200 milioni di dollari come pagamento delle commissioni bancarie. La linea di credito resterà a disposizione. Le banche che hanno partecipato all'opeazione sono Goldman Sachs, Bank of America/Merrill Lynch, Citi e Morgan Stanley.
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 19/5/2011)

giovedì 19 maggio 2011

Pomigliano "sfornerà" la prima Panda 2012 il prossimo mese di ottobre


Il primo esemplare della nuova Fiat Panda uscirà dalle linee di montaggio di Pomigliano d'Arco il prossimo ottobre. Giusto in tempo per consentire, non appena la produzione avrà raggiunto il pieno regime, il lancio della nuova vettura del Lingotto, che comunque secondo i piani dovrebbe avvenire entro la fine del 2011.
Nuove assunzioni - La notizia è stata annunciata da Crescenzo Auriemma, segretario regionale della Uilm, al termine dell'incontro avvenuto nello stabilimento Giambattista Vico tra i sindacati e l'amministratore delegato di Fabbrica Italia Pomigliano, Sebastiano Garofalo. Auriemma, poi, ha rivelato anche che entro pochi giorni saranno assunti altri 24 lavoratori, 19 dei quali provenienti dallo stabilimento Fiat, e cinque dall'Ergom.
Migliori condizioni di lavoro - "Durante l'incontro di oggi - ha chiarito inoltre il sindacalista - è stata illustrata la robotizzazione della verniciatura e spiegato il nuovo sistema di automatismo sulla linea di montaggio che migliorerà la postazione ergonomica degli operai, non più costretti a rincorrere la vettura, in quanto saranno trasportati sul nastro insieme ad essa". Per Auriemma, quello di oggi, "è stato un incontro positivo perché si sta procedendo con il progetto. Entro ottobre sarà assunto un numero corposo di lavoratori per consentire la produzione della vettura".
(Fonte: www.quattroruote.it - 11/5/2011)

mercoledì 18 maggio 2011

Autocar: il crossover compatto Alfa Romeo arriverà a fine 2012


Secondo un’anticipazione riportata da Autocar, Alfa Romeo proporrà sui mercati internazionali il suo SUV compatto verso la fine del 2012. Conosciuto internamente come C-SUV, il modello andrà a confrontarsi con le proposte tedesche come Audi Q5, BMW X3 e Mercedes GLK, e avrà il compito di proseguire il rinnovamento della gamma Alfa: al fianco di MiTo e Giulietta oggi c’è solo la datata 159. Dopo il piccolo SUV, sarà proprio la media di casa ad andare incontro al ricambio generazionale: la Giulia è attesa nel primo trimestre del 2013, ed entro lo stesso anno arriveranno la MiTo cinque porte e la versione di serie 4C. A completare il programma di rinnovamento, l’anno successivo arriveranno il restyling della Giulietta ed il grande SUV su base Grand Cherokee. A regime, la nuova gamma è chiamata a vendere 500.000 unità l’anno. Il C-SUV, secondo la testata inglese, verrà prodotto a Mirafiori sulle stesse linee del crossover Jeep chiamato a sostituire contemporaneamente Compass e Patriot. Insieme, il modello Alfa e quello Jeep saranno prodotti in 280.000 unità l’anno, con il primo stimato su un volume di circa 100.000 esemplari, metà destinati all’Europa, metà agli U.S.A. . Il modello nascerà sulla nuova Compact Plus Global Modular Architecture, una piattaforma derivata dalla C-Evo della Giulietta, modificata essenzialmente per accogliere il sistema di trazione integrale. Negli auspici di Fiat, questa base consentirà al crossover Alfa di essere il più efficace e piacevole della sua categoria nella guida su asfalto, a scapito delle performance in fuoristrada che non saranno certo da riferimento. Scelta tutt’altro che casuale: le doti da offroader saranno appannaggio della sorella marchiata Jeep. La Compact Plus Global Modular Architecture sarà costituita per il 90% di acciai ad altissima resistenza, e avrà parti in materiali leggeri nelle sezioni frontale e posteriore. Per quanto riguarda le sospensioni, le scelte rimarranno quelle viste sulla Giulietta, con MacPherson davanti e trilink dietro, ma anche in questo comparto l’impiego di alluminio si farà più esteso. Il C-SUV Alfa Romeo sarà offerto sia con la trazione anteriore che con l’integrale. Tra i motori a benzina debutterà il sistema d’alimentazione MultiAir 2, mentre tra i diesel sarà protagonista il MultiJet 2 ottimizzato per ridurre in particolare le emissioni di NOx. La gamma sarà composta da un nuovo 1750 TBi a iniezione diretta da circa 200 CV, dal 2.0 JTDm da 140 CV e da un’unità derivata dal V6 Pentastar. Quest’unità sarà offerta in abbinamento alle quattro ruote motrici, un nuovo sistema che offrirà anche la funzione di torque vectoring. Non mancherà infine il nuovo 3.0 V6 turbodiesel prodotto da VM, che sarà offerto nelle varianti da 220 e 250 CV. Il C-SUV raggiungerà gli U.S.A. nel 2013, subito dopo il debutto della 4C oltreoceano. Entro il 2014, Marchionne intende vendere 85.000 Alfa l’anno negli Stati Uniti. Ci riuscirà?
(Fonte: www.autocar.co.uk - 9/5/2011)

martedì 17 maggio 2011

Lancia: nel 2013 le eredi di Lybra e Delta


Lancia tornerà a produrre vetture rispettivamente nei segmenti di mercato C e D. Questo avverrà con le auto che saranno le eredi di Lybra e Delta. Entrambe dovrebbero essere assemblate sulla piattaforma Compact del Gruppo Fiat. Questo è quanto emerge da una serie di indiscrezioni trapelate da alcuni siti esteri, ma non ancora confermate ufficialmente dai vertici della casa automobilistica italiana. La Lancia Delta attuale finirà di essere prodotta nel 2014, ma la vettura che prenderà il suo posto arriverà sul mercato l’anno prima. L’auto sarà prodotta sia in Europa che negli U.S.A. con il brand Chrysler. Sarà inoltre strategico, a questo proposito, anche il ruolo delle altre vetture compatte del Lingotto. La nuova Lancia Delta tornerà ad essere la vettura di lusso come l’antenata che era stata disegnata da Giugiaro e sarà venduta come Chrysler 100 negli U.S.A. . Dalla Lancia Delta deriveranno anche la Flavia berlina a 3 volumi e la Flavia Station Wagon. Questi due modelli daranno poi vita alle nuove varianti della prossima Chrysler 200. In totale, Lancia ha come obiettivo quello di riuscire a vendere circa 160.000 unità all’anno di Delta e di tutte le altre vetture derivate. Strategie definite anche per quanto riguarda gli altri brand. L’Alfa Romeo Giulietta continuerà a essere invece la compatta del segmento C, mentre Fiat occuperà la stessa fascia di mercato con due modelli: la berlina a 3 volumi, che sarà la gemella del modello Dodge destinato al mercato americano e a quello cinese, più la crossover con uno stile analogo a quello della Nissan Qashqai, che andrà a sostituire la Fiat Bravo attualmente in circolazione.
(Fonte: www.allaguida.it - 7/5/2011)

lunedì 16 maggio 2011

Indiscrezioni sul futuro europeo di Jeep: tre nuovi SUV entro il 2014


La casa automobilistica statunitense Jeep sta preparando un’offensiva agguerrita e senza precedenti per acquistare maggiore forza in Europa. Cioè? Il brand del Gruppo Chrysler sta progettando e sviluppando tre nuovi modelli, che saranno commercializzati a cavallo tra il 2013 ed il 2014, nel tentativo di portare il volume di vendite da 25.000 unità ogni trecentosessantacinque giorni (la media stimata per il 2011) a 125.000 unità ogni trecentosessantacinque giorni entro tre anni (cioè entro il 2014). Tre sono le vetture che la casa automobilistica sta mettendo a punto: un SUV compatto, un SUV medio ed un SUV di grandi dimensioni. Tutti saranno generati con l’ausilio del Gruppo Fiat italiano, che concederà stabilimenti, tecnologie e pianali (a seconda del caso specifico). Entro tre anni, cioè, la gamma Jeep si arricchirà di un crossover compatto (costruito in Messico), che sarà in grado di soddisfare un nuovo bacino d’utenza (lo stesso di Nissan Juke e di MINI Countryman, ad esempio), un crossover medio (che pensionerà direttamente e contemporaneamente Patriot e Comapss), costruito parallelamente al SUV Alfa Romeo (entrambi saranno realizzati su un’unica piattaforma) in Italia (a Mirafiori), ed un crossover di dimensioni importanti (la nuova generazione di Cherokee), che la casa automobilistica Jeep impreziosirà con i propulsori MultiAir dello scaffale Fiat. Ricapitolando: tra il 2013 ed il 2014 la gamma Jeep modificherà il proprio volto: la morfologia sarà composta da un nuovo modello compatto (ancora senza nome), da Jeep Wrangler (nella fascia rude), da un nuovo SUV in sostituzione di Patriot e Compass (nella fascia media), da Jeep Cherokee (nella fascia medio-alta), da Jeep Grand Cherokee (nella fascia alta). Un listino addolcito da un nuovo linguaggio stilistico (molto meno spigoloso, molto più morbido e piacevole per l’Europa) e da dotazioni meccaniche italo-americane.
(Fonte: www.motorionline.com - 29/4/2011)

domenica 15 maggio 2011

Lo Bianco (Business Integration Partners): Fiat-Chrysler tornerà competitiva nella ripresa globale dell'auto


Il 2010 ha contrassegnato un'eccezionale ripresa del settore dell'auto e per i produttori un record di profitti. Sulla scorta dei dati del primo trimestre, il 2011 si annuncia come l'anno del nuovo record. Certamente per i produttori tedeschi (tutti), certamente per i produttori americani (Ford e GM) e certamente, anche se in modo meno eclatante, per i produttori francesi (Renault in testa). E per Fiat-Chrysler? Il 2011 sarà un anno migliore del 2010, lo si è già visto con i risultati del trimestre, ma comparativamente di gran lunga meno buono di quello registrato da tutti i competitor. Perché la ripresa dei segmenti più ricchi dei mercati occidentali e la travolgente esplosione della domanda dei mercati asiatici sono la vera ragione del boom dell'industry. In particolare la Cina, sta sollecitando impensati livelli di importazione dei brand di prestigio, veri status symbol dei nuovi ricchi locali, che trainano i risultati eccezionali del periodo. I competitor tedeschi sono i più apprezzati e ne approfittano di più. Gli americani vengono a ruota, i francesi lo sono in misura minore, Fiat non ha una gamma adeguata e non può partecipare significativamente al banchetto. Analisti e media evidenziano la sensibile differenza tra i risultati dei competitor e quelli del gruppo Fiat suggerendo implicitamente la scarsa efficacia del suo management. E' il caso di rimarcare che in tale settore il ciclo di concezione/sperimentazione/produzione richiede parecchi anni per andare a regime e che Marchionne e il suo team, quando avrebbero dovuto sviluppare una gamma adeguata alle esigenze attuali, stavano affrontando un periodo molto negativo per la società ai limiti del fallimento e della sopravvivenza. La rincorsa al rinnovo della gamma in cui sono oggi impegnati, richiederà ancora qualche anno di duro lavoro. Per ora la capacità di difesa delle quote in Occidente o di penetrazione nei mercati asiatici, è affidata a pochi segmenti di nicchia (la 500, la Ferrari e poco più). L'integrazione con Chrysler sta dando la possibilità ad entrambi i brand di coprire alcune delle manchevolezze delle rispettive offerte, ottimizzando l'utilizzo delle piattaforme produttive al di qua e aldilà dell'oceano. Questa opportunità darà notevole beneficio, ma un vero progresso nell'offerta verrà realizzato soltanto con l'impostazione dei nuovi modelli e una produzione ad hoc. E' importante rilevare che da sola, e con la gamma attuale, Fiat sarebbe già in serie B. Con Chrysler e con gli investimenti produttivi in corso o programmati non solo in Italia, ma nell'intera scacchiera mondiale potrà tornare nuovamente competitiva.
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 2/5/2011)

sabato 14 maggio 2011

Marchionne e la complicata campagna di Russia


Mentre in Italia l’attenzione sui futuri piani del gruppo Fiat si concentra sulla questione Chrysler, a Mosca ci si interroga se la scadenza di fine maggio per l’annuncio della strategia del Lingotto in Russia non sarà posticipata ulteriormente. La linea aggressiva dell’amministratore delegato Sergio Marchionne, che finora ha raccolto successi politici e diplomatici sulle due sponde dell’Atlantico, non sembra funzionare con gli orgogliosi interlocutori ex sovietici.
LO STALLO DELLE TRATTATIVE - A tre mesi dalla presentazione alle autorità di un memorandum d’intesa per la localizzazione della produzione e la distribuzione di autovetture e veicoli commerciali, le trattative tra Fiat e i russi languono. Marchionne aveva posto la fine di aprile come tempo massimo per sciogliere l’enigma russo, salvo poi avvertire, il mese scorso, che i tempi si erano allungati fino a maggio. Obiettivo ambizioso, secondo fonti vicine ai negoziati in Russia per le quali è fortemente improbabile che un accordo si possa raggiungere nel giro di tre settimane.
PARTNER LOCALE CERCASI - Dopo il naufragio della joint-venture con Sollers, finita nelle braccia di Ford, non è ancora chiaro se il Lingotto troverà un partner locale per la produzione o se si lancerà effettivamente in un’impresa in solitaria con un nuovo stabilimento che con ogni probabilità dovrebbe sorgere nella zona economica speciale di Lipetsk. In questo distretto industriale a sud di Mosca, sviluppatosi all’ombra della Indesit, è da un po' che si vocifera sull’arrivo di un misterioso «grande gruppo». E più i rumors si moltiplicano, più si fa complesso il lavoro di manager come Roman Smirnof e Silvia Vernetti che, dietro le quinte, tengono le redini dei negoziati per il Lingotto, in mancanza di una rappresentanza ufficiale dell’azienda nel Paese. «Tecnicamente» Fiat potrebbe anche operare da sola in Russia, ma «sarebbe più facile con un partner», ha detto ai giornalisti lo stesso Marchionne. Dei possibili soci locali del gruppo torinese - che al momento preferisce non commentare lo stato delle trattative - si è detto di tutto e di più: dalla TagAz di Taganrog, con cui pare che i colloqui non siano andati a buon fine, alla storica AvtoVaz di Togliatti, che però ha già come partner Renault-Nissan, fino alla possibile alleanza con la Derways di Cherkessk, proposta secondo indiscrezioni stampa dalla Sberbank di German Gref. Lo stesso istituto di credito nel cui consiglio d'amministrazione è in dirittura d’arrivo l’ex Unicredit Alessandro Profumo.
IL "DO UT DES" TRA TORINO E MOSCA - «Fiat vuole vedersi riconoscere il merito di venire in Russia a costruire auto moderne, vuole vedere valorizzati il prestigio del suo marchio e il suo know-how», hanno spiegato le fonti. Secondo le quali, i russi, invece, sentono di avere il coltello dalla parte del manico: «Chiedono le tecnologie straniere per aumentare la loro produttività e il livello di competenza tecnico dei loro specialisti e, come contropartita, ritengono sufficienti gli incentivi statali». In poche parole, i russi pretendono troppo e offrono poco in cambio. Dinamica poco accettabile da Marchionne, abituato a trattare in ‘American English’ dettando le regole del gioco. Senza calcolare che all’orizzonte per Mosca c’è il Wto, l'organizzazione mondiale del commercio.
L'OMBRA DEL WTO SUI DAZI - La prospettiva dell’ingresso della Russia nell’Organizzazione entro il 2020 comporterà una riduzione graduale dei dazi sull’import automobilistico, che dovrebbero passare gradualmente dall’attuale 25% al 15%. La difficoltà di stabilire con esattezza i tempi di entrata in vigore delle nuove misure rende più incerte le previsioni sui margini di profitto per Fiat, che si troverebbe comunque a operare in un quadro di accresciuta concorrenza. Ma al di là degli ostacoli e delle incomprensioni, per Torino la partita è di quelle da non perdere. L’ostinazione del Lingotto è legata alle proiezioni che, insieme a India e Cina, collocano la Russia tra i mercati auto del futuro. E il Paese è destinato a diventare il sesto più importante al mondo entro nove anni. Da Volkswagen a Renault-Nissan fino a Hyundai i grandi produttori stranieri si sono già praticamente tutti piazzati e Fiat non vuole perdere la sua fetta di torta. Anche nell’ottica di una strategia in solitaria, con l’apertura di un nuovo stabilimento, l’obiettivo rimane quello di produrre 300 mila veicoli l’anno, per soddisfare i requisiti richiesti dai nuovi regolamenti per l’assemblaggio industriale di autoveicoli previsti dalla Federazione russa.
OPERAZIONE IN SOLITARIA: 2 MLD DI EURO - Secondo indiscrezioni che circolano da tempo, l’operazione costerebbe sui 2 miliardi di euro. Marchionne ha bisogno di finanziatori e ad aprile ha confermato l’apertura di trattative con la banca pubblica russa Vnesheconombank (Veb). Ma anche qui la strada pare in salita: il recente annuncio da parte del premier Vladimir Putin del credito da 39 miliardi di rubli (circa 1 miliardo di euro) concesso proprio dalla Veb alla joint venture Sollers-Ford e il silenzio che ancora regna sui colloqui con Fiat è stato letto negli ambienti economici a Mosca come l’ennesimo smacco per il gruppo torinese. Secondo gli esperti, però, correre da sola non è un’impresa realizzabile per la casa italiana. Il direttore dell’agenzia d'analisi Avostat, Sergei Tselikov, ha definito i tentativi di Fiat in Russia «simili a un’agonia, che finirà quando si renderà conto di non poter soddisfare i volumi di produzione richiesti» dalla legge.
(Fonte: www.lettera43.it - 9/5/2011)

venerdì 13 maggio 2011

Exor e Murdoch in corsa per la Formula 1?


Le indiscrezioni, riportate inizialmente da "Sky News", hanno trovato una conferma ufficiale: la News Corporation del magnate dei media Rupert Murdoch e la Exor sono interessati ad acquisire i diritti commerciali della Formula 1 attualmente detenuti dal fondo CVC attraverso una società guidata da Bernie Ecclestone. E la Exor altro non è che la società della famiglia Agnelli, facente capo al presidente della Fiat John Elkann. Le due società hanno confermato di stare studiando "in via preliminare la possibilità" di creare un consorzio con questo scopo e dedicheranno le prossime settimane alla ricerca di altri potenziali partner interessati all'operazione. Tra questi si fa il nome di Carlos Slim, considerato forse l'uomo più ricco del mondo, patron delle telecomunicazioni messicane, entrato quest'anno in F1 come sponsor della Sauber-Ferrari e del pilota Sergio Perez. Dal canto suo, Bernie Ecclestone, amministratore delegato e della società che gestisce i diritti della F1 (dei quali detiene ancora una parte minore), ha ripetuto che il fondo CVC "non è interessato a vendere i diritti della F1". In ballo c'è l'enorme torta dei diritti televisivi (si parla di 6-7 miliardi di dollari) e della loro spartizione, attualmente regolata dal Patto della Concordia, la cui scadenza è prevista per la fine del 2012: sono dunque già iniziate le grandi manovre in vista di questo appuntamento. L'ingresso di Exor e Murdoch, comunque, non sarebbe del tutto "neutrale" per la Formula 1, visto che la prima società è legata in qualche modo, attraverso la Fiat, alla Ferrari, e la seconda alla tv satellitare a pagamento Sky: si tratterebbe di detentori dei diritti commerciali non proprio liberi da interessi privati...
(Fonte: www.quattroruote.it - 4/5/2011)

giovedì 12 maggio 2011

4 modelli made in Fiat nel futuro di Chrysler


Sergio Marchionne passerà la prossima settimana impegnato in una serie di faccia a faccia con i banchieri americani cui ha presentato mercoledì il piano di rifinanziamento della Chrysler; obiettivo, raccogliere entro mercoledì 18 maggio gli impegni e chiudere l'operazione la settimana successiva. La presentazione, oltre ai dettagli del piano di rifinanziamento – 3,5 miliardi di dollari di prestiti bancari, 2,5 miliardi di bond e una linea di credito da 1,5 miliardi – illustra l'impatto sui parametri finanziari di Chrysler a breve e medio termine: taglio di 200 milioni annui dagli oneri finanziari; liquidità di 11 miliardi di dollari al closing del rifinanziamento. L'operazione di rifinanziamento, inoltre, ha spiegato Marchionne, «aumenta le possibilità di ricevere un finanziamento a tassi attraenti dal dipartimento dell'Energia U.S.A.». Il sentiero di crescita della partecipazione Fiat in Chrysler è quello già noto, con il 46% che verrà raggiunto entro fine giugno e il 51% previsto entro fine anno, con l'omologazione del veicolo Chrysler a basso consumo basato su tecnologia Fiat. In realtà, come Sergio Marchionne ha fatto intuire nelle scorse settimane, la partecipazione potrebbe salire anche al di là della soglia del 51 per cento: non appena Chrysler avrà restituito i debiti con U.S.A. e Canada, Fiat disporrà di un'opzione call per rilevare la quota residua in mano al Tesoro U.S.A. (il 6% circa) a un prezzo da contrattare o da definire in base all'intervento di tre banche d'investimento. Marchionne ha illustrato ai banchieri anche il piano industriale di Chrysler fino al 2014, che dopo un vuoto d'aria quest'anno prevede altri 17 modelli interamente nuovi tra il 2012 e il 2014 (24 nell'arco del piano 2010-2014); di questi 17, 15 saranno basati su architetture di origine Fiat e ben 4 saranno importati negli U.S.A. e prodotti dal gruppo Fiat: il primo dovrebbe essere il Doblò, che arriverà l'anno prossimo con marchio Ram; nel 2013 ci saranno il Suv Jeep prodotto a Mirafiori, un'auto per Dodge e una direttamente con il marchio Fiat. Nel piano non compare invece, un po' a sorpresa, l'Alfa Romeo. È vero che la 500 per gli Stati Uniti – per esempio – è in realtà prodotta direttamente da Chrysler su licenza; ma anche il ritorno del biscione in America dovrebbe (o avrebbe dovuto) appoggiarsi sulla capacità produttiva della casa di Auburn Hills: nei mesi scorsi si è parlato per esempio della probabile produzione oltreoceano della Giulia. Il fatto che il marchio sportivo non sia stato citato potrebbe indicare che i tempi del ritorno negli U.S.A. sono più lunghi del previsto o che la decisione di Marchionne di non vendere il marchio non è così granitica.
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 6/5/2011)

mercoledì 11 maggio 2011

SEC: Fiat ha opzioni per superare il 70% di Chrysler. Alfa Romeo in U.S.A. nel 2012


Chrysler resterà sotto l'ombrello del Tarp – il piano di salvataggio dei gruppi in crisi – anche quando, entro il mese prossimo, avrà restituito tutti i prestiti ricevuti dal Tesoro americano; la normativa sugli «Exceptional Tarp Recipient», che impone per esempio dei limiti alle remunerazioni dei top manager, rimarrà valida per Chrysler fino a quando il Tesoro avrà in portafoglio azioni dell'azienda. La notizia è contenuta in un documento depositato ieri dalla stessa Chrysler presso la Sec, l'autorità americana di controllo sui mercati. Sergio Marchionne è in questi giorni ancora negli U.S.A., dove fino a domani avrà una serie di incontri con le banche per definire il rifinanziamento dei debiti. «Una cinquantina di faccia a faccia», ha rivelato lui stesso domenica ai giornalisti in occasione di una cerimonia all'università di Toledo, Ohio. Giovedì il manager tornerà in Italia per poi volare nuovamente negli U.S.A. la settimana prossima con l'obiettivo di "chiudere" il dossier. «Se le cose dovessero andare oltre quella data, avremmo un problema» ha spiegato al Detroit News Marchionne, il quale ha aggiunto ai giornalisti di sperare che la restituzione dei prestiti possa avvenire entro il 10 giugno, secondo anniversario della nascita della nuova Chrysler uscita dal Chapter 11. Per quanto riguarda i compensi dei top manager, Marchionne non ne ha ricevuto per il 2010 ed è titolare di una retribuzione differita in azioni Chrysler pari a 600 mila dollari che copre l'arco di impegno nella Chrysler tra il giugno 2009 e giugno 2012. Il manager più pagato – con 1,02 milioni di dollari, di cui 500mila dollari come retribuzione fissa cash – è Richard Palmer, senior vice president e CFO (uno dei manager di provenienza Fiat). L'intesa depositata ieri presso la Sec prevede, tra le limitazioni imposte dalla normativa sul Tarp, il tetto di 500mila dollari per la deducibilità fiscale dei top manager; un tetto che – viene specificato espressamente – «non si applica a Fiat». Oltre al limite ai compensi, le norme sul Tarp prevedono vincoli anche per la remunerazione in opzioni, limiti alle spese, il divieto di possedere aerei aziendali (dopo la figuraccia fatta dai top manager delle tre case di Detroit, che nel 2008 volarono a Washington a chiedere il salvataggio sui velivoli di proprietà delle società). Vi sono infine impegni di carattere industriale, come quello di produrre negli U.S.A. almeno 1 milione di veicoli l'anno. L'estensione di tutti questi vincoli al momento in cui il Tesoro uscirà dal capitale potrebbe essere di breve durata se Marchionne dovesse utilizzare – una volta salito al 51% di Chrysler – l'opzione per riacquistare anche la quota del Tesoro. Per quanto riguarda le opzioni, il documento depositato ieri mette nero su bianco la possibilità per Fiat di superare la quota del 70% in Chrysler, in base a tutte le opzioni – già contenute nel contratto del 2009 – di cui complessivamente dispone. Oltre all'opzione per salire al 46% sborsando 1,3 miliardi di dollari – che verrà esercitata entro giugno – e a quella per un altro 5% che darà a Fiat la maggioranza, le ulteriori call option di cui parla il documento includono un'opzione per acquistare le quote detenute dal Tesoro americano (attualmente l'8,6%) esercitabile per 12 mesi a partire dal rimborso sui debiti e un'altra opzione per rilevare fino al 40% della quota detenuta dal trust Veba ed esercitabile dal primo luglio 2012 fino al 31 dicembre 2016 per un ammontare pari all'8% nell'arco di sei mesi. Una volta arrivata alla maggioranza, ricorda il documento, Fiat «sarà in grado di nominare la maggioranza del board e di fissare la tempistica di alcuni eventi», in particolare la quotazione in Borsa. Il documento depositato ieri è il quarto aggiornamento di quello depositato la prima volta a febbraio e contiene una serie di informazioni sulla collaborazione fra Chrysler e Fiat; per esempio, il fatto che l'azienda sta «perseguendo il progetto di reintrodurre l'Alfa Romeo negli U.S.A. e in Canada nel 2012». Per quanto riguarda gli altri sviluppi dell'alleanza, Chrysler prevede «di trarre vantaggio dall'expertise di Fiat nei segmenti A, B e C, iniziando dalla produzione e dalla distribuzione della 500». Inoltre, «stiamo sviluppando assieme una nuova piattaforma basata sull'attuale C-Evo di Fiat con cui produrremo nuovi modelli dal 2012 che utilizzeremo per i nostri futuri modelli dei segmenti C e D (esclusa la Jeep Wrangler). Questo ridurrà il numero delle piattaforme da 11 a 7 a fine 2014, 3 delle quali condivise con Fiat». Nel 2014, «più di metà dei veicoli che venderemo saranno basati su piattaforme condivise con Fiat».
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 10/5/2011)

martedì 10 maggio 2011

Marchionne a Toledo (Ohio): Chrysler restituirà a breve i prestiti ricevuti


L'amministratore delegato di Fiat e Chrysler, Sergio Marchionne, torna a spiegare l'evoluzione dell'alleanza tra le due aziende automobilistiche e spiega con orgoglio i risultati ottenuti soprattutto negli Stati Uniti, dopo l'accordo con la Casa Bianca. Chrysler era data per fallita - è il messaggio di Marchionne - ora è tornata in utile, anche se ancora molto c'è da fare per garantire sviluppo. In poco più di un anno e mezzo - ha spiegato Marchionne all'Università di Toledo in Ohio, dove ha ricevuto un Mba ad honorem - ha rinnovato il 75% della sua gamma e «a breve» restituirà, «interessi compresi», il prestito concesso meno di due anni fa dai governi di Stati Uniti e Canada. I risultati del primo trimestre, ha poi sottolineato, «rappresentano più di un semplice ritorno all'utile». «Abbiamo avuto successo nel lanciare 16 nuovi modelli in soli 19 mesi - ha poi spiegato - La quota di mercato sta aumentando e lunedì scorso Chrysler ha annunciato il suo primo utile netto trimestrale da quando ha iniziato a operare nel giugno 2009». «Due anni fa era stata condannata a morte da una vasta parte degli analisti finanziari, dalla stampa e dall'opinione pubblica». Ma con l'aiuto del presidente Obama «ci siamo rimboccati le maniche e lavorato per trasformarla», ha sottolineato infine Marchionne che ha comunque ammesso che molto resta «da realizzare con impegno e umiltà». Con impegno e responsabilità condivise si possono anche affrontare e sconfiggere «le scandalose ineguaglianze che esistono nel mondo di oggi». Così Marchionne si è poi rivolto ai «leader del futuro», ovvero agli studenti dell'Università di Toledo che ricevono oggi il diploma. E, dopo aver fatto gli «auguri» a tutte le mamme presenti nella Savage Arena del campus in occasione della Festa della Mamma, ha spiegato agli studenti i «risultati che si possono ottenere quando ci sono obiettivi chiari, una forte motivazione e un'enorme passione». Chrysler, appunto, ne è un esempio. «Era stata sentenziata a morte due anni fa dagli analisti finanziari, dalla stampa e dal pubblico. Ma invece di accettare la sentenza, con l'aiuto della presidenza Obama, ci siamo rimboccati le maniche e lavorato per trasformarla». Marchionne, al quale è stato conferito dall'Università di Toledo un Mba ad honorem in business administration, mette in evidenza come i risultati positivi del primo trimestre rappresentano «lo spirito di decine di migliaia di persone che, dopo aver accusato la crisi, hanno trovato la forza di andare avanti» e «dell'orgoglio di Chrysler, società che è andata all'inferno ed è tornata ed è determinata a riguadagnare il giusto posto nel panorama automobilistico globale». Marchionne - riporta l'Ansa - ha citato Einstein, Nelson Mandela e un brano di Zorba il Greco di Nikos Kazantzakis. «Il potere del libero mercato in un'economia globale non è in discussione. Nessuno può fermare o alterare come il mercato si muove. E questo campo di gioco aperto è la garanzia che chiunque può competere. Ma l'efficienza non è e non può essere l'unica cosa che regola la vita. Ci sono problemi più grandi per i quali il mercato non è in grado di offrire soluzioni. Ci sono aree del mondo in uno stato di totale squilibrio, dove la povertà e la mancanza di potere di classi sociali significa che una revisione del sistema è necessaria. Il mondo che vogliamo non è qualcosa che possiamo delegare ad altri. Il futuro non è solo responsabilità dei governi, è una responsbailità individuale e collettiva, è una sfida che richiede un impegno concertato e condiviso».
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 8/4/2011)

lunedì 9 maggio 2011

Ipotesi scissione per Ferrari: destinata al controllo diretto di Exor?


Una scissione da Fiat, come per Fiat Industrial. Questo sarebbe essere il meccanismo con cui la Ferrari potrebbe essere separata dal resto delle attività del Lingotto, rimanendo sotto il controllo diretto di Exor (la holding degli Agnelli che controlla il 30,4% di Fiat). Gli scenari sulla Ferrari sono in evoluzione. L'ipotesi di un'Ipo per finanziare l'operazione Chrysler sembra per il momento accantonata: Marchionne ha detto agli analisti che «resta un'opzione, ma non abbiamo bisogno dei fondi». La settimana scorsa John Elkann, presidente di Exor e di Fiat, aveva affermato che la casa di Maranello confluirà in Fiat-Chrysler. Non tutti però hanno creduto a questo scenario; e la notizia che la holding degli Agnelli potrebbe scendere in campo (con Murdoch) per gestire il circo della Formula Uno ha riacceso i riflettori sul ruolo, in questa strategia, del costruttore più blasonato. In questo senso si sta lavorando su uno scenario alternativo per il Cavallino: una scissione da Fiat S.p.A., esattamente come è stato fatto per Fiat Industrial. Ad ogni azionista Fiat verrebbe assegnato un titolo Ferrari, eventualmente nella forma di quello che gli americani chiamano "scrip dividend" (dividendo in carta). Separare Ferrari da Fiat ridurrebbe il valore del Lingotto in vista delle nozze con Chrysler, portando a una maggiore diluizione di Exor. Ma soprattutto nel caso in cui il business della Formula Uno decolli, gli Agnelli potrebbero accettarla di buon grado pur di conservare un controllo più diretto del gioiello del gruppo (la cui valutazione Sergio Marchionne ha fissato ad «almeno 5 miliardi di Euro»). C'è un problema: a differenza di Fiat Industrial, Fiat non controlla il 100% di Ferrari ma solo il 90 per cento: il restante 10% è in mano a Piero Ferrari, figlio del fondatore. L'operazione richiederebbe quindi o il riacquisto della sua quota o la stipula di un patto di sindacato che resti al di sopra del 30% per evitare di dovere lanciare poi un'Opa.
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 6/5/2011)

domenica 8 maggio 2011

Torino, da quartier generale di Fiat a nuova roccaforte degli Agnelli


Da roccaforte di Fiat a roccaforte degli Agnelli. E' questo il nuovo destino del Lingotto disegnato da John Elkann nella sua prima assemblea in veste di presidente e amministratore delegato di Exor, ovvero la finanziaria con la quale gli Agnelli controllano la Fiat. Per Torino è un passaggio importante e inedito: l'impegno della Famiglia a mantenere in città il suo quartier generale dovrebbe finire per compensare l'altra scelta ormai certa e non più smentita dagli interessati di un trasferimento della sede della Fiat da Torino a Detroit. Con l'"Agnelli Center" del Lingotto, si concentreranno in via Nizza le attività inanziarie, quelle industriali e anche quelle culturali che gravitano intorno agli eredi del fondatore dell'industria delle quattro ruote in Italia. Dalla Fondazione Agnelli, alla Pinacoteca dedicata a Gianni e Marella, alla sede europea della Fiat alla tolda di comando di Exor. "Non riesco a immaginare una Torino senza Fiat e una Fiat che non abbia le sue radici a Torino" ha sempre detto il giovane presidente, seguendo una consolidata tradizione della Famiglia. In quella rassicurazione si ritrovano i caratteri di quella che, con un neologismo, potremmo chiamare l'"Agnellità", un modo per non far entrare in contraddizione il radicamento sul territorio e la mondializzazione della Fiat: gli Agnelli resterebbero orinesi anche dopo la ormai annunciata fusione con Chrysler. "Hic manebimus optime" direbbero quelli colti: gli Agnelli rimarranno qui molto bene, sembra essere il pensiero di John Elkann e con lui della "dinastia Fiat". Per essere più convincente il trentatreenne capo di questa dinastia ha provveduto a fare già alcune mosse che dovrebbero confermare il suo proposito: a cominciare dal concentramento al Lingotto di tutto ciò che gli Agnelli hanno a Torino in termini di potere e rappresentanza. "E' un modo per razionalizzare e semplificare il lavoro e la rappresentanza" assicura John e aggiunge che se l resto, inteso come attività e nuovi investimenti, è altrove, questo non fa a pugni con un modo di intendere il capitalismo che resta alla radice "un capitalismo di famiglia" ma con regole nuove e in sintonia con la struttura di un gruppo presente in tutto il mondo. I lavori sono già in corso. Fiat auto e Fiat Industrial sono già nsediati nella casa che era loro anche quando ancora erano un'unica società. E così la Pinacoteca che ha sede a fianco della bolla di vetro del Lingotto. Per Exor il trasferimento è in corso. Questo vuol dire che la holding che fino a un paio di anni fa era divisa in due tronconi - Ifi e Ifil - lascerà Corso Matteotti, la residenza che era stata la casa della famiglia Agnelli negli anni del fondatore della Fiat e del figlio Edoardo. Un trasferimento che chiude l'epoca di "Vestivamo alla marinara" e consegna al mercato immobiliare il palazzo storico che s'identifica con la fanciullezza di Gianni, Maria Sole, Susanna e Umberto e con gli anni in cui i "ragazzi Fiat" frequentavano il vicino liceo D'Azeglio. Per alcuni decenni, sin da quando il ponte di comando Fiat era ancora in Corso Marconi, al numero 26 di Corso Matteotti si sapeva che era di casa la finanza Fiat che poi voleva dire la finanza dagli Agnelli per molto empo guidata dal "sommo sacerdote" Gian Luigi Gabetti. Da questo palazzo si controllava una Fiat che aveva sede a Torino dove c'era una fabbrica come Mirafiori con decine di migliaia di lavoratori e poco lontano Rivalta, altro gigante della produzione. Ed era anche la sede di tutto ciò che non era Fiat ma faceva capo sempre agli Agnelli, tenuto a debita distanza dall'universo dell'auto, dalle agenzie turistiche allo yogurth. L'Avvocato frequentava corso Matteotti nelle "occasioni comandate", da presidente dell'Ifi che a sua volta si era qui trasferita dal palazzo originario sulle rive del Po. Per suo fratello Umberto, Corso Matteotti ha avuto un significato diverso. Lui ci ha abitato più a lungo anche se non è stata, almeno inizialmente, una sua scelta. Perché quando, a seguito dello scontro con Cesare Romiti, ha dovuto lasciare la Fiat, Umberto ha preso il comando di Ifil fino a quando non ha assunto la breve presidenza del Lingotto. L'altro "pezzo nobile" della Famiglia che andrà al Lingotto è la Fondazione Agnelli. Creata da Fiat e Ifi nel 1966 per onorare il centenario della nascita del fondatore dell'impero Fiat, la Fondazione, oggi presieduta da Maria Sole Agnelli (vicepresidente John Elkann) si è configurata dall'inizio come un istituto di ricerca nel campo delle scienze sociali. Da 2008 ha concentrato le sue attività su scuola, università, ricerche sulla ormazione. Da sempre la sua sede è stata in via Giacosa, a ridosso di Corso Marconi, in una elegante palazzina nelle cui sale sono passati uomini di cultura, scienziati, politici. "Le organizzazioni che hanno un perimetro ampio hanno più sedi" spiega John Elkann. Se è vero che le scelte strategiche le compie l'azionista principale, il Lingotto dovrebbe dunque rimanere il punto riferimento della nuova società che nascerà dalla fusione tra Fiat e Chrysler. E' questo lo schema confermato ieri dal numero uno di Exor e che lui presenta come la garanzia di una diversa ma non meno importante torinesità della Fiat.
(Fonte: www.repubblica.it - 29/4/2011)

sabato 7 maggio 2011

Il SUV Alfa Romeo sfrutterà l'esperienza di Jeep per conquistare gli U.S.A.


I perché di Alfa Romeo SUV - Le condizioni necessarie perché veda luce il progetto SUV di Alfa Romeo sembrano esserci tutte. Un progetto che la casa del Biscione accarezza da tempo, ma che era stato accantonato a causa della crisi globale e delle calde vicissitudini degli impianti di produzione Fiat in Italia. Ora le voci della produzione di una Sport Utility della casa si intesificano grazie all'accordo raggiunto per Mirafiori che diventa non a caso l'impianto produttivo delle nuove generazioni Jeep e Alfa Romeo. Inoltre la continua fusione tra il Gruppo Fiat e Chrysler mette a disposizione il know-how sufficiente per progettare una vettura dalle caratteristiche tecniche dei grandi 4x4 abbinata all'inconfondibile stile italiano apprezzato in Europa ma soprattutto negli States.
Alfa Romeo SUV negli Stati Uniti - D'altronde il segmento delle Sport Utility compatte trova sempre di più un riscontro positivo proveniente anche dalle fasce medie dei consumatori, mentre i SUV più lussuosi continuano ad strappare quote di mercato anche alle tradizionali ammiraglie. Per questo nella strategia di sbarco negli Stati Uniti per Fiat-Chrysler, il ruolo chiave è interpretato da Alfa Romeo: il marchio esercita un certo fascino sul pubblico oltre oceano che vede in questi modelli un misto di sapore esotico e di glorioso passato storico. Per il lancio è possibile sfruttare anche la diffusa capillarità dei concessionari Chrysler, oltre 2000 nei vari stati americani.
Meccanica Jeep per contrastare le rivali BMW - Per conquistare un pubblico abituato a caratteristiche diverse da quelle europee la prima Sport Utility Alfa Romeo dovrà combinare sportività e dinamismo a un design esterno ed interno votato al lusso e all'eleganza, per far breccia negli automobilisti più raffinati, vero obiettivo Alfa Romeo che fra tutti i marchi di auto di massa del gruppo risulta percepito come più esclusivo, puntando così a rivaleggiare con i SUV BMW X1, X3, X5 e X6. Prendendo come spunto gli ultimi modelli proposti dal Biscione ci possiamo aspettare un look aggressivo, dalle linee filanti ma capace di mantenere un profilo elegante senza inciampare nella sportività più pura. Il cuore meccanico sarà all'avanguardia secondo gli standard qualitativamente ottimi dei fuoristrada Jeep che non hanno eguali nel mondo, come Jeep Grand Cherokee.
I motori previsti - I motori saranno potenti e votati alle prestazioni come il diesel JTD-M, il V6 benzina e forse un grintoso V8, che nella migliore delle ipotesi potrebbe provenire dall'esperienza Maserati.
(Fonte: www.autoemotori.it - 28/4/2011)

venerdì 6 maggio 2011

Marchionne stringe i tempi: entro 20 giorni riassetto del debito con le banche U.S.A.


Sergio Marchionne ha deciso di stringere i tempi per le nuove emissioni obbligazionarie Chrysler destinate a rifinanziare i 7,6 miliardi di dollari del costoso indebitamento con i governi americano e canadese. Ieri, durante l'incontro con i banchieri a New York, convocato per lanciare l'operazione, l'amministratore delegato del gruppo automobilistico americano ha dato una timeline che prevede la chiusura già il 24 maggio, con circa un mese di anticipo rispetto alle attese degli investitori. Dalla documentazione contenuta nell'offering memorandum, un volume di 132 pagine ottenuto da il Sole 24 Ore in ambienti finanziari a New York si stabilisce, a partire da oggi, una scadenza del 18 maggio per la chiusura delle sottoscrizioni e del 24 maggio per il closing finale e l'erogazione dei fondi. Il rifinanziamento consentirà di risparmiare 200 milioni di dollari all'anno in interessi passivi. Per il 2011 si dovrà calcolare, ovviamente, la quota parte su base annuale con rimborso fissato a fine maggio: ci sarà, dunque, un guadagno aggiuntivo rispetto alle prime stime di circa 20 milioni di dollari per il 2011. Il documento stima in 11 miliardi di dollari la liquidità del gruppo al momento del closing, elimina circa 2,6 miliardi di dollari in rimborsi in conto capitale dovuti nel 2011 e rimanda al 2017 alcune scadenze significative che si sarebbero altrimenti manifestate in tempi più brevi. L'accelerazione di questa operazione consentirà di stringere i tempi anche su un'altra operazione finanziaria importante che Chrysler deve ancora portare a termine: l'erogazione di 3,5 miliardi di dollari in finanziamenti agevolati in parcheggio al dipartimento per l'Energia. «Appena ho chiuso questa operazione partirò subito con l'altra» ci ha detto Marchionne quando lo abbiamo incontrato prima della riunione con le banche. Indiscrezioni che abbiamo raccolto fra i banchieri, circa 125, raccolti all'Hilton in una sala con tappezzeria azzurra e un megaschermo centrale giustificano la decisione con una reazione preliminare molto buona del mercato alla struttura dell'operazione complessiva: «Non abbiamo dubbi che andrà molto bene – ci ha detto una signora che lavora con BofA Merrill Lynch – lo abbiamo capito da come è andato l'incontro di questa mattina alla nostra sede». Incontri in più fasi dunque, a seconda della tranche da sottoscrivere. Complessivamente il rifinanziamento è per 7,5 miliardi di dollari divisi in una linea di credito da 1,5 miliardi di dollari, in obbligazioni garantite da 2,5 miliardi di dollari con scadenze a otto e a dieci anni e in titoli di credito garantiti riservati agli investitori istituzionali per 3,5 miliardi di dollari con scadenza a sei anni. La parte del leone come numero l'ha fatta Goldman Sachs con 30 banchieri, Morgan Stanley all'incontro ne ha portati 25, Citi 22 e BofA 20, i quattro sottoscrittori più presenti. Gli altri 130 erano un misto di banchieri europei (c'erano anche Banca Intesa e Unicredit) americani, con fondi hedge, private equity come Blackstone o Apollo e investitori asiatici (Nomura e Sumitomo). Il rifinanziamento tuttavia non sarà utilizzato esclusivamente per il rimborso del debito per 5,8 miliardi di dollari con il governo americano e di 1,8 miliardi di dollari con il governo canadese. In realtà si tratta di una parte del Governo canadese e di un'altra dello Stato dell'Ontario. Per il rimborso complessivo di 7,8 miliardi di dollari si utilizzeranno i 3,5 miliardi di dollari di titoli di credito garantiti e i 2,5 miliardi di dollari di obbligazioni garantite. A questi si aggiungeranno 1,3 miliardi di dollari sborsati dalla Fiat per aumentare al 46% la posizione azionaria di Torino mentre 500 milioni di dollari saranno recuperati dalla posizione dei cassa della Chrysler. Questi fondi, per un totale di 7,8 miliardi di dollari, saranno utilizzati per 7,6 miliardi di dollari per il rimborso dei governi e per 200 milioni di dollari come pagamento delle commissioni bancarie. A New York in questi giorni ha partecipato all'operazione di marketing anche John Elkann il Presidente della Fiat. L'altra mattina, ad esempio, ha fatto un breakfast con John Mack, presidente di Morgan Stanley. Il suo ruolo serve anche a rassicurare sulle intenzioni di Exor, che cercherà di mantenere la posizione di maggioranza relativa una volta portata a termine la fusione tra Fiat e Chrysler.
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 5/5/2011)

giovedì 5 maggio 2011

Ex Bertone, arriva la "baby-Quattroporte". Marchionne: "Ascoltare la maggioranza dei lavoratori"


"Gli operai hanno parlato: è un'espressione di democrazia. Ora cerchiamo di ascoltare la maggioranza dei lavoratori". Così l'amministratore delegato della Fiat, Sergio Marchionne, ha commentato l'esito del referendum alla ex Bertone, a margine del road show con gli investitori per il rifinanziamento della Chrysler.
SU CHRYSLER - Chrysler ha intenzione di sfruttare il rifinanziamento del debito di 1,7 miliardi di investimento Fiat per aumentare la quota al 46% entro metà giugno per saldare il debito con le amministrazioni americana e canadese. Chrysler deve ancora al dipartimento del Tesoro U.S.A. 5,8 miliardi e ai governi del Canada e dell'Ontario 1,7 miliardi. Al road show di oggi, organizzato dalla Morgan Stanley partecipano circa duecento rappresentanti degli investitori istituzionali. La riunione assembleare è stata preceduta questa mattina da incontri "one to one" di Marchionne con le banche. Chrysler sta negoziando il rifinanziamento tra gli altri con Morgan Stanley, Goldman Sachs Citigroup e Bank of America. E quando sarà chiusa la partita del rifinanziamento Marchionne tornerà all'attacco presso il dipartimento dell'Energia americano che dovrebbe erogare alla Chrysler un altro prestito agevolato di 3,5 miliardi di dollari per la produzione di motori a basso impatto ambientale "bisogna fare una cosa alla volta - ha affermato Marchionne - quando chiudo qua riparto dall'altra parte".
SU FIAT INDUSTRIAL - Fiat Industrial non è in vendita. Lo ha ribadito l'amministratore delegato del Lingotto a margine di un incontro a New York con gli investitori per il rifinanziamento di Chrysler. "Non ho mai incaricato nessuno - ha precisato Sergio Marchionne - di cercare compratori".
BENE LA 500 NEGLI U.S.A. - Le vendite della Cinquecento nordamericana "continuano ad andare bene e quest'anno ne saranno vendute poco più di 25.000 negli Stati Uniti". Lo ha sottolineato Sergio Marchionne, a margine di un incontro con gli investitori istituzionali a New York: "Negli U.S.A. abbiamo già cinquanta concessionari".
(Fonte: http://affaritaliani.libero.it - 4/5/2011)

mercoledì 4 maggio 2011

Referendum all'ex Bertone, passa il sì al piano Fiat


Hanno vinto i sì, come era ampiamente previsto dopo la svolta dei delegati Fiom che hanno dato ieri a sorpresa il loro consenso all'accordo con la Fiat. Lo scrutinio delle schede alla ex Bertone ha registrato una valanga di consensi all'intesa, per quanto considerata «un ricatto» dalla gran parte degli iscritti al sindacato dei metalmeccanici Cgil, ha vinto la volontà di difendere il posto di lavoro e l'investimento promesso dalla Fiat: 550 milioni per produrre 50mila nuovi modelli Maserati. L'azienda: con la firma dell'intesa via agli investimenti. La vittoria matematica dei sì è giunta dopo circa un'ora e mezza di scrutinio con una maggioranza schiacciante, pari a circa l'80% dei votanti (510 sì e 55 no). «il sindacato si deve inchinare a questi lavoratori - ha commentato il segretario generale della Fismic, Roberto di Maulo -. Hanno lottato per 6 anni per difendere lo stabilimento e al momento cruciale non si sono persi per strada ottenendo il risultato che volevano e mantenendo la fabbrica in vita con una produzione di qualità». «È un risultato che dimostra l'intelligenza e la responsabilità dei lavoratori. A questo punto bisogna che nei tempi previsti si realizzi l'investimento che è di grande importanza per l'intero sistema territoriale piemontese». È il commento del sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, sull'esito del referendum. «Il risultato positivo del referendum è un fatto di grande rilevanza perchè apre concrete prospettive per uno stabilimento fermo da troppi anni e garantisce un investimento importante che il nostro territorio non poteva permettersi di perdere. Ora ci aspettiamo che la Fiat in tempi molto rapidi proceda agli investimenti sulla ex Bertone come su Mirafiori, dando corpo ai progetti industriali di Fabbrica Italia». Lo affermano Gianfranco Morgando e Paola Bragantini, rispettivamente segretario regionale e segretario provinciale del Pd, in una nota nella quale auspicano che «tutte le organizzazioni sindacali dei metalmeccanici firmino l'accordo, rispettando così la decisione dei lavoratori». «Le condizioni richieste dal Lingotto sono state garantite - affermano - anche con rilevanti sacrifici che responsabilmente sindacati e lavoratori hanno deciso di assumersi. È giunto il tempo che anche in Italia si possa assistere a successi analoghi a quelli che Fiat sta ottenendo con la Chrysler, successi che speriamo non abbiano solo natura finanziaria ma si traducano in nuova occupazione e nel rilancio dei siti produttivi. Auspichiamo che il referendum alla ex Bertone ponga fine a una stagione di dura conflittualità sindacale e si possa ritrovare un'azione unitaria, in particolare per riscrivere insieme le nuove regole della rappresentanza. Sarebbe sbagliato andare alla ricerca di vincitori e vinti». Il piano Fiat per l'ex Carrozzeria Bertone, oggi Officine Automobilistiche Grugliasco, rilevata dall'amministrazione controllata nel 2009, prevede un investimento di 550 milioni di euro per produrre, da fine 2012, un nuovo modello Maserati del segmento E, destinato ai mercati internazionali. L'obiettivo è arrivare a una produzione, a regime, fino a 50.000 vetture l'anno. Nello stabilimento, che è a pochi chilometri da Mirafiori, è previsto il reimpiego di tutti i 1.100 dipendenti, da sei anni in cassa integrazione. La proposta della Fiat, illustrata per la prima volta ai sindacati il 15 febbraio, prevede l'applicazione a Grugliasco dello stesso contratto di Pomigliano, con il massimo utilizzo degli impianti, il graduale passaggio ai 18 turni, fino a 120 ore di straordinario ulteriori rispetto a quelle del contratto, la governabilità dello stabilimento con regole per contenere l'assenteismo e per l'esigibilità degli accordi. Con il metodo Ergo Uas verranno riprogettate tutte le postazioni di lavoro della linea di montaggio. Molto sarà investito anche nella formazione del personale.
(Fonte: www.unita.it - 3/5/2011)

martedì 3 maggio 2011

Chrysler, primo utile dal 2006. Marchionne: "Merito dei nostri prodotti"


«Una fusione fra Fiat e Chrysler non è sul tavolo ora». Lo ha detto l'amministratore delegato di Fiat e Chrysler, Sergio Marchionne. Chrysler Group, controllata da Fiat (la partecipazione è al 30% e dovrebbe salire a breve al 46%), ha riportato nel primo trimestre del 2011 il primo utile netto dal giugno 2009, ovvero da quando la società è stata formata. Bene anche le vendite, cresciute a livello globale del 18% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso. Il colosso di Detroit, come si legge in una nota della società, ha riportato un utile netto di 116 milioni di dollari, invertendo la tendenza rispetto alle perdite nette per 197 milioni di dollari del primo trimestre 2010. I profitti operativi sono stati pari a 477 milioni di dollari, 334 milioni di dollari in più rispetto ai 143 milioni di dollari dello stesso periodo dell'anno scorso, grazie in particolare a un incremento dei volumi e nonostante un aumento dei costi collegati al lancio dei nuovi modelli e a un incremento degli investimenti pubblicitari. Il giro d'affari netto si è attestato a 13,124 miliardi di dollari, il 35% in più rispetto al primo trimestre 2010. A determinare l'aumento, come si legge nella nota, è stata la buona accoglienza riservata a tutti i 16 modelli nuovi o significativamente rinnovati messi sul mercato. Al 31 marzo, il contante disponibile era pari a 9,9 miliardi di dollari, dai 7,3 miliardi dei tre mesi precedenti e i 7,4 miliardi dello stesso periodo del 2010. Ulteriori 2,3 miliardi sono ancora disponibili nell'ambito dell'accordo con il Governo americano e canadese, portando la liquidità disponibile a 12,1 miliardi. Il debito industriale lordo, al 31 marzo, è salito a 13,3 miliardi di dollari dai precedenti 13,1 miliardi, mentre quello netto è calato a 3,4 miliardi, dai 5,8 miliardi del periodo terminato a dicembre. Nel primo trimestre, Chrysler ha venduto 394.000 vetture a livello globale, un aumento di 60.000 unità, rispetto alle 334.000 dello stesso periodo dell'anno scorso. La quota di mercato negli Stati Uniti è dunque cresciuta al 9,2%, contro il 9,1% dello stesso periodo del 2010, mentre in Canada è aumentata al 14,7%, dal 13,7% dell'anno scorso. L'incremento delle vendite e la migliore performance finanziaria del primo trimestre dimostrano che «la rinnovata linea di prodotti sta guadagnando slancio sul mercato e riscuotendo successo tra i clienti». Lo ha detto l'amministratore delegato di Chrysler e Fiat Sergio Marchionne commentando in una nota i risultati di bilancio del primo trimestre 2011 (utile netto per 116 milioni di dollari, i primi da quando la società è uscita dall'amministrazione controllata). «Questi risultati sono la prova del duro lavoro e della dedizione dei nostri dipendenti, fornitori e rivenditori e di tutti coloro che hanno contribuito a creare una nuova cultura aziendale basata sulla qualità dei prodotti e delle procedure e su principi manageriali semplici e solidi - ha detto Marchionne -. Restiamo focalizzati sulla produzione di grandi prodotti e sul raggiungimento degli obiettivi fissati nel piano industriale 2010-2014».
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 2/5/2011)