martedì 30 novembre 2010

Fiat svolta e raddoppia: Marchionne presenta Fiat S.p.A. e Fiat Industrial S.p.A.


Parte oggi il conto alla rovescia per lo spin-off della principale società manifatturiera italiana: se lo scorporo scatterà materialmente il 3 gennaio 2011, già ora sono chiare le linee principali di una rivoluzione che scandirà una delle operazioni industriali più imponenti degli ultimi anni dando vita a due colossi che si chiameranno Fiat e Fiat Industrial. Questa mattina le società riceveranno i due nuovi marchi aziendali, entrambi in rigoroso blu sabaudo, (ma quelli su auto e camion non cambiano) e oggi l’amministratore delegato Sergio Marchionne illustrerà la svolta a un centinaio di analisti che da tempo attendono di mettere a fuoco i dettagli della suddivisione dell’eredità che Fiat Holding si appresta ad assicurare alle due aziende ”sorelle”. L’appuntamento, all’indomani dell’annuncio dell’investimento da 1 miliardo di Fiat e Chrysler per il rilancio dello stabilimento di Mirafiori sul quale oggi si aprirà la trattativa sindacale, servirà a Marchionne anche per tastare le attese che si stanno formando attorno all’operazione. Ai collaboratori che gli hanno potuto parlare ha ripetuto una frase chiave pronunciata tempo fa in tv e passata inosservata: «Noi vogliamo investire molto in Italia ma non vogliamo più essere prigionieri dell’Italia». Parole che meglio di altre delineano la svolta industrial-finanziaria ma anche culturale nel quale lo spin-off si inquadra: sia Fiat che Fiat Industrial restano italiane ma al tempo stesso si aprono definitivamente al mondo e a nuovi partner. Tanto che l’Economist pochi giorni fa ha apertamente parlato di americanizzazione di Fiat. In realtà, la possibile fusione fra Fiat e Chrysler è solo uno degli scenari all’orizzonte, tant’è vero che Fiat Industrial non è neanche nata e già fioccano le indiscrezioni su possibili accordi nel settore dei camion pesanti fra Iveco e giganti del calibro di Daimler, Volvo Truck o l’americana Agco. Già, ma cosa sarà impacchettato in concreto dentro gli scatoloni delle due nuove Fiat? Fiat - che manterrà i dipendenti dell’attuale holding, l’auto (Fiat Group Automobiles), gran parte dei motori Powertrain, Ferrari, Maserati, la componentistica di Marelli, gli acciai di Teksid e la robotica Comau - si articolerà su 119 stabilimenti e 130 mila dipendenti per un fatturato 2010 stimato in 35 miliardi di euro. Fiat Industrial, invece, concentrerà le macchine agricole e movimento terra marchiate Cnh (Case/New Holland), i camion Iveco e i grandi motori e i propulsori marini di Powertrain. Il tutto per un fatturato 2010 di circa 20 miliardi assicurato da 61 mila dipendenti distribuiti in 69 fabbriche nel mondo. Nell’immediato, per gran parte dei 73.698 lavoratori italiani impiegati in 45 siti produttivi cambierà poco: seguiranno il destino già tracciato delle loro società. Diverso è il caso dei lavoratori della Powertrain, uno dei gioielli “inventato” da Marchionne appena arrivò al Lingotto, che produce oltre 3 milioni di propulsori l’anno venduti oltre che a Fiat ad altri 16 costruttori mondiali. In questo caso lo spin-off spaccherà la società come una mela (solo sul piano giuridico e finanziario) assegnando poco meno della metà dei 13.133 dipendenti italiani a Fiat Industrial (a partire da quelli delle fabbriche di Foggia, Torino e Pregnana Milanese) mentre i restanti addetti ai motori (Termoli, Pratola Serra, Verrone e ancora Torino) rimarranno nell’orbita auto e quindi in Fiat. Analogo discorso nel resto del mondo dove le sei fabbriche che producono propulsori per camion e trattori seguiranno Fiat Industrial e le cinque legate ai motori di cilindrata più modesta saranno inglobati in Fiat. Secondo tutti gli analisti l’obiettivo industriale della gigantesca operazione è chiaro: dare più opportunità sia all’auto che a trattori e camion. I vari settori hanno dinamiche diverse. Le macchine per l’agricoltura sono la gallina dalle uovo d’oro per il Lingotto: Cnh sfodera un margine del 6,8% nei primi 9 mesi del 2010. L’auto Fiat invece - che pure ha punte d’eccellenza globale come le fabbriche brasiliane e polacche e la motoristica - procura utili (pochi) quando l’economia tira ma se le cose non vanno annaspa. Gli esperti la definiscono così: una ”piattaforma instabile”. Che forse, nel prossimo biennio, continuerà a bruciare risorse. Lo spin-off di gennaio renderà maggiorenne l’auto del Lingotto che inizierà a camminare sulle sue gambe, aiutata dalle robuste stampelle di una Chrysler in rapido risanamento. Inizia una corsa contro il tempo per salire sul treno della futura ripresa. E sia pure fra mille polemiche, Marchionne ha avviato una ristrutturazione industriale certosina. Non taglia solo i costi, ma sta investendo per ricostruire dalle fondamenta, uno a uno, i principali stabilimenti. E se a fine 2011 chiuderà la fabbrica di Termini Imerese e quella di Imola di Cnh ha già garantito ai plant di Pomigliano e Mirafiori, in Italia, e a quelli in Serbia e Polonia, di poter lavorare su un solo pianale per semplificare la logistica e ottimizzare i costi. Poi da un solo pianale saranno fabbricati vari modelli per le diverse marche del gruppo Fiat/Chrysler. Fra due anni l’Italia esporterà i suv Jeep e gli U.S.A. quelli Maserati. Primi effetti di una Fiat non più chiusa solo nel recinto italiano.
(Fonte: www.ilmessaggero.it - 29/11/2010)

lunedì 29 novembre 2010

Ecco il piano per Mirafiori: produrrà le eredi di Alfa 159 e Jeep Compass/Patriot


Un miliardo di investimenti per produrre a Mirafiori berline e SUV con i marchi Alfa Romeo e Jeep, previo trasferimento della fabbrica a una joint venture fra Fiat e Chrysler. Questa la proposta che Sergio Marchionne ha fatto ai sindacati nella riunione tenutasi a Torino nella sede dell'Unione industriale; in cambio, l'amministratore delegato della Fiat ha chiesto una «disponibilità a modulare gli orari di lavoro e l'organizzazione interna in modo da permettere il massimo utilizzo dell'impianto»; riferendosi alle polemiche dei mesi scorsi ha invitato a «ripartire da un foglio bianco» e «tenere la politica fuori dalla porta». Vediamone i dettagli: il progetto prevede la formazione di una joint venture tra Fiat e Chrysler per produrre auto di alta gamma con i marchi Alfa Romeo e Jeep; un meccanismo, quello della cosiddetta newco, che ricalca quello di Pomigliano ma con l'importante novità del socio americano. Mirafiori, spostata nella nuova società, produrrà sia berline che SUV sulla stessa piattaforma, quella che internamente viene definita Compact-wide; è in sostanza la piattaforma della recente Alfa Romeo Giulietta, che è stata allargata e adattata alle esigenze del mercato americano: essa costituirà la base di tutte le vetture dei segmenti C e D, anche quelle prodotte da Chrysler negli U.S.A. . I livelli produttivi previsti, ha detto Marchionne, sono compresi tra le 250 e le 280mila unità: sostanzialmente in linea con quanto previsto dal piano quinquennale Fiat presentato lo scorso 21 aprile e molto di più delle 180mila unità del 2009 e delle 120mila previste per quest'anno. È dal 2003 che a Mirafiori non si raggiungono quei volumi di produzione. L'investimento previsto per arrivarci è di oltre un miliardo di euro, comprensivo di quanto destinato ai singoli modelli; la somma verrà ripartita pro-quota tra i due soci in proporzione ai volumi produttivi che ciascuno dei due acquisterà. Secondo «Automotive News Europe» Alfa Romeo potrebbe aver bisogno di circa 150mila tra berline (l'erede della Giulia) SUV, il che comporterebbe una quota di investimento di circa 600 milioni; i restanti 400 circa sarebbero a carico di Jeep che conterebbe di produrre 100mila unità dei modelli Compass/Patriot della nuova generazione (lancio previsto nel 2013). La ripartizione delle quote nella newco dovrebbe vedere la maggioranza in mano a Fiat in proporzioni non troppo diverse da quelle dell'investimento. I nuovi modelli prodotti a Mirafiori – anche quelli Alfa – verranno esportati in tutto il mondo, America compresa. Se verrà raggiunto in tempi brevi un accordo sulla produttività, ha detto Marchionne, lo stabilimento sarà pronto ad avviarne la produzione nella seconda metà del 2012. Cosa succederà di qui ad allora? Attualmente da Mirafiori escono Fiat Multipla, Punto Classic, Idea, Lancia Musa e Alfa Mito. Entro l'anno le prime due andranno fuori produzione; le due monovolume Idea e Musa, arriveranno al 2012, quando verranno sostituite dalle eredi in arrivo dalla Serbia; la Mito resterà anche dopo l'avvio dei nuovi modelli, a meno che i volumi produttivi di questi ultimi non lo impediscano. Secondo Marchionne l'investimento proposto ieri «comporterà la saturazione degli attuali addetti e aprirà la strada ad eventuali possibilità di crescita occupazionale». Nel suo discorso, il numero uno del Lingotto ha lodato i lavoratori di Mirafiori che «hanno sempre dimostrato di avere grandi capacità e di saper fare qualunque tipo di vettura», e ha poi sottolineato che «sarebbe la prima volta che uno stabilimento Fiat in Italia produce automobili per un'azienda straniera»; l'operazione Jeep a Mirafiori si inserisce in un significativo processo di internazionalizzazione della filiera automobilistica piemontese, dal recente acquisto di Italdesign da parte della Volkswagen alla presenza di General Motors con il centro di ricerca mondiale sui motori diesel. Marchionne ha parlato ieri per poco meno di un'ora ai delegati sindacali, lasciando poi al responsabile Fiat delle risorse umane, Paolo Rebaudengo, il compito di illustrare le proposte del Lingotto sulle condizioni di flessibilità e governabilità dell'impianto (si veda l'articolo qui a fianco). Dal top manager sono venuti segnali di apertura: «Non abbiamo nessuna posizione preconcetta e nessuna rigidità sulle modalità necessarie per utilizzare al meglio la capacità produttiva. Ci possono essere soluzioni diverse e si possono discutere. Abbiamo solo bisogno di trovarne una». La cosa più importante, avverte Marchionne, è trovarla in tempi brevi; poi – ha suggerito lui stesso – si potrebbe far ricorso a un referendum tra le tute blu «per sapere cosa ne pensano».
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 27/11/2010)

venerdì 26 novembre 2010

The Economist: Fiat "lascia o raddoppia" con Chrysler


"Chrysler può contribuire a salvare la Fiat da se stessa e dall'Italia. Si tratta di una scommessa, ma è quella che deve essere presa". E' quanto scrive l'Economist - in un lungo articolo dedicato all'alleanza tra il Lingotto e la casa di Auburn Hills e intitolato "Fiat lascia o raddoppia con Chrysler" - che parte dal ritorno sul mercato americano della Fiat tramite la 500, definendolo "il primo risultato visibile di un unione sempre più stretta con la Chrysler", per spiegare l'importanza del mercato americano per il Lingotto. "Ritornare in un Paese da dove Fiat è stata cacciata a causa della bassa qualità è un grande rischio", ma rappresenta la possibilità per la casa torinese di "entrare su uno dei mercati più grandi del mondo e acquisire quella dimensione che la trasformeranno da piccola azienda europea a produttore globale". "Il suo mercato domestico è troppo piccolo e le attività troppo poco competitive per fornire una base di sopravvivenza di lungo periodo", scrive il settimanale ripercorrendo le tappe che hanno portato la Fiat a conquistare il 20% di Chrysler con la possibilità di salire al 35% prima e acquisire il controllo in occasione della quotazione. L'alleanza, secondo l'Economist, creerà un "operatore globale che può realisticamente puntare a vendere 6 mln di vetture, facendo leva sulle stesse economie di scala di concorrenti come Volkswagen e Toyota". Il rischio per Fiat è che "inciampi come la tedesca Daimler nei suoi infelici nove anni di controllo della Chrysler nonostante i miliardi di dollari investiti sulla casa statunitense". L'Economist ricorda quindi le difficoltà della Daimler nell'alleanza con Chrysler, le conseguenze del fallimento tedesco per la casa di Auburn Hills, l'impegno di Fiat nel migliorare la gamma prodotti e anche il tentativo di Marchionne di acquisire la Opel. Il settimanale avverte anche della possibilità che l'alleanza italo-statunitense possa indebolire i legami del Lingotto con l'Italia, in particolare sul fronte produttivo, alla luce peraltro del gap di produttività degli impianti italiani rispetto, per esempio, a quello brasiliano o polacco. Nella seconda parte dell'articolo, titolata "Ciao, bella?", l'Economist si chiede quanto sia reale la possibilità che la Fiat lasci l'Italia, in considerazione delle perdite registrate dalle attività italiane. Nell'articolo si ricorda la dichiarazione di Marchionne sull'assenza di piani del genere ma allo stesso tempo, dopo aver ricordato come il Lingotto abbia perso la sua posizione dominante in Italia, si sottolinea che "sebbene un ritiro improvviso dall'Italia resti improbabile, è ora facile immaginare che Fiat abbandoni i suoi impianti italiani per investire in paesi dove la crescita delle vendite e la produttività sono molto più alte". Quindi l'Economist ricorda come Marchionne abbia descritto gli impianti della Fiat come stabilimenti caratterizzati da rigide norme lavorative, assenteismo dilagante e scioperi continui e abbia lanciato un piano per raddoppiare la produzione in cambio di accordi che prevedano maggior flessibilità in base alla domanda. Dopo di che il settimanale si lancia in un paragone forte legando il manager italo-canadese a Margaret Thatcher. Lo scontro con i sindacati, per l'Economist, ricorda infatti l'agonia della British Leyland nei primi anni '80: "Marchionne potrebbe essere arrivato al "momento-Thatcher", nel quale perde la pazienza e diventa duro. Data la debolezza della Fiat sul proprio mercato domestico e l'ostinazione di alcuni lavoratori, il manager è sicuro che vale la pena accettare tutti i rischi legati alla fusione con Chrysler e al ritorno sul mercato americano. In effetti, questi passi coraggiosi possono essere l'unica garanzia della sua sopravvivenza".
(Fonte: www.economist.com - 25/11/2010)

giovedì 25 novembre 2010

Canada: esaurita in 12 ore la disponibilità della Fiat 500 Prima Edizione



La disponibilità della Fiat 500 Prima Edizione per il mercato canadese è andata esaurita nel giro di 12 ore. Lo ha annunciato Chrysler Canada in una nota diffusa ieri sera, precisando che i veicoli in edizione limitata, resi disponibile al pubblico dopo la mezzanotte di ieri, sono stati messi in vendita con un unico badge numerato, con un deposito di 500 dollari ciascuno. "Non credo che i biglietti per la finale di Stanley Cup tra Leafs e Canadiens sarebbero stati venduti così rapidamente. Questo sottolinea l'interesse che i canadesi hanno in un'auto giovane, con stile e altamente efficiente. L'Auto Europea 2008, la Fiat 500, è proprio questo", ha affermato Reid Bigland, amministratore delegato di Chrysler Canada. La Fiat 500 Prima Edizione è esclusivamente disponibile in tre colori, Bianco, Rosso e Grigio, due livelli di equipaggiamento e il motore Multi-Air da 1,4 litri di cilindrata con cambio manuale a cinque marce. La produzione della Fiat 500 sarà avviata a dicembre e il veicolo inizierà ad arrivare nei concessionari canadesi nei primi mesi del 2011.
(Fonte: www.borsaitaliana.it - 24/11/2010)

mercoledì 24 novembre 2010

Marchionne riceve Obama e Biden in visita all'impianto Chrysler di Kokomo (Indiana)


Negli Stati Uniti «si fa», in Italia «si parla». L'amministratore delegato di Fiat e Chrysler Sergio Marchionne torna sul tasto già toccato nell'intervista di qualche settimana fa a Fabio Fazio in cui aveva sostenuto che, senza l'Italia, la Fiat avrebbe fatto meglio. Questa volta il numero uno di Fiat parla a margine della visita ufficiale dell'Indiana Transmission Plant II di Kokomo (fabbrica Chrysler) alla presenza del presidente americano Barack Obama e dal vicepresidente Joe Biden. Le dichiarazioni erano in risposta a chi gli chiedeva di commentare un intervento della settimana scorsa del presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, Marchionne ha detto: «Le mie parole sono accurate, precise ed efficaci. La gente deve capire che questa è la realtà. Qui si agisce, lì si parla». Il numero uno della Fiat ricordato che negli U.S.A. «in 18 mesi sono stati investiti quasi tre miliardi di dollari». La visita di Obama «significa molto per me - ha detto Marchionne - mi piace molto il presidente e per me questo è un grande giorno». La domanda su come si sentisse e cosa provasse in seguito alla visita è stata posta a Marchionne da un bambina che, munita di un piccolo registratore si è avvicinata e lo ha interpellato, per poi farsi delle foto insieme a lui. «Dopo un paio di anni difficili questo stabilimento ha ricominciato a lavorare a pieno ritmo», ha detto a sua volta il presidente americano. «Oggi sappiamo che la nostra decisione di aiutare l'industria automobilistica è stata la decisione giusta». «La lezione è questa», ha ricordato Obama. «Mai scommettere contro l'America, mai scommettere contro il settore automobilistico americano, mai scommettere contro di noi». I dipendenti dell'impianto di Kokomo si sono tutti alzati alle parole del presidente Barack Obama che, dopo aver visitato lo stabilimento, ha detto: «Sergio mi ha detto che ci saranno ulteriori investimenti e questo significa anche posti di lavoro». Alle parole del presidente sulle assicurazioni di «Sergio», i dipendenti della fabbrica si sono alzati ad applaudire. Marchionne era seduto in prima fila ad ascoltare Obama e il vicepresidente Joe Biden. Al termine dei loro interventi, Marchionne ha aggiunto: «Kokomo entro il 2013 potrebbe diventare il maggiore impianto di trasmissioni al mondo. Se Chrysler fosse scomparsa, l'impianto avrebbe chiuso».
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 23/11/2010)

martedì 23 novembre 2010

Prime foto spia del restyling della Jeep Compass "in salsa" Grand Cherokee


Quelle che vi mostriamo sono le prime foto della Jeep Compass aggiornata per il 2011, apparse sul sito americano Leftlane. È attesa al Salone di Detroit, in programma a gennaio. Secondo quanto previsto dal piano industriale della Jeep, presentato a novembre 2009 da Sergio Marchionne, la Jeep Compass resterà in produzione fino alla fine del 2012, quando verrà sostituita da un nuovo modello costruito su ossatura del gruppo Fiat. Come si può notare dalle foto, la Jeep Compass restyling abbandona il frontale a fari tondi ispirato alla Wrangler, in favore di uno più elegante ispirato a quello della nuova Grand Cherokee. La fiancata, con i grossi passaruota “squadrati” non presenta modifiche, mentre nella coda cambiano leggermente solo i fanali e il disegno del paraurti. Nelle foto spia non sono visibili gli interni ma, come già avvenuto sulla Wrangler e altri modelli recentemente “rinfrescati” del gruppo Chrysler, anche sulla Jeep Compass ci dovrebbero essere nuovi materiali e una plancia ridisegnata: modifiche fortemente volute da Marchionne per incrementare la qualità percepita delle auto del gruppo Chrysler. Da un punto di vista meccanico, l'unica novità della Jeep Compass versione 2011 è il motore turbodiesel: come sulla Patriot, il precedente 2.0 CRD di origine Vokswagen da 140 CV viene sostituito da un nuovo 2.2 con iniezione common-rail che eroga 163 CV da 3600 a 4200 giri/min, con una coppia motrice di 320 Nm da 1400 a 3600 giri/min. Il consumo medio dichiarato è di 15,2 km/litro, con emissioni di CO2 di 172 g/km.
(Fonte: www.leftlanenews.com - 22/11/2010)

lunedì 22 novembre 2010

WSJ: nel 2013 Chrysler produrrà un SUV Maserati su base Grand Cherokee


Il nome di Chrysler Group, controllata da Fiat, potrebbe essere presto legato a quello di Maserati, il marchio di auto di lusso del Gruppo Fiat. A parlare della questione è stato l’amministratore delegato di Chrysler e Fiat Sergio Marchionne in un’intervista uscita sul Wall Street Journal online e concessa a margine del Los Angeles Auto Show, il salone dell’auto di Los Angeles. Nel 2013, Chrysler comincerà a produrre un Suv che sarà venduto con marchio Maserati a livello globale, si baserà sull’idea della nuova Jeep Grand Cherokee e sarà assemblato nello stabilimento Chrysler di Jefferson North a Detroit. “E’ proprio una grande architettura, perché non metterci sopra il marchio Maserati?”, ha detto Marchionne, in questo modo ribadendo la volontà di rendere sempre più stretta la collaborazione tra Chrysler e Fiat. Dopo avere presentato la Fiat Cinquecento, che segna il ritorno del Lingotto negli Stati Uniti, Marchionne pensa anche a un rientro di Alfa Romeo sul mercato americano (alcuni modelli Chrysler dovrebbero essere inoltre venduti fuori dagli Stati Uniti con marchio Lancia, a partire dalla ridisegnata Chrysler 200). La Maserati dovrebbe essere costruita accanto a Grand Cherokee e Dodge Durango: “Ci darebbe certamente un’opportunità unica di sperimentare e utilizzare la quantità di lavoro profusa in Chrysler”, aveva già detto a inizio mese commentando i risultati di bilancio del terzo trimestre.
(Fonte: http://online.wsj.com - 20/11/2010)

venerdì 19 novembre 2010

Inizia l'avventura di Fiat negli U.S.A.: selezionati i primi 130 concessionari


L’amministratore delegato Fiat Sergio Marchionne ha partecipato all’inaugurazione del “Motor Village” situato al 2025 di Figueroa Street (Los Angeles, Stati Uniti), primo concessionario dedicato in cui sarà venduta anche la Fiat Cinquecento. Durante l’evento, che ha visto presente anche l’amministratore delegato Chrysler Olivier François, è stato inoltre ufficializzato l’elenco dei 130 dealer riallestiti per accogliere l’utilitaria del Lingotto a partire dal gennaio 2011 quando verranno consegnati i primi esemplari. Secondo le anticipazioni fornite da Automotive News, Chrysler avrebbe già deciso di “scritturare” ulteriori 35 dealer anche di realtà esterne al gruppo. Ecco i 130 concessionari finora “promossi”, che riceveranno la 500 a partire dal 2011. ALABAMA: Birmingham - ARKANSAS: Little Rock - ARIZONA Tuscon, N. Phoenix, Avondale, Scottsdale, Chandler - CALIFORNIA: Irvine, Costa Mesa, Ontario, San Diego, Thousand Oaks, Carlsbad, Roseville, Concord, North Sacramento, Downey, Long Beach, Palm Springs, Fremont, San Francisco, Puente Hills, Torrance Motor, Village of Los Angeles - COLORADO: Westminster, Denver - CONNECTICUT: Hartford, Branford - DELAWARE: Wilmington - FLORIDA: Daytona Beach, Sarasota, West Palm Beach, Winter Haven, East Orlando, Sawgrass, Clearwater, Fort Myers, West Miami, Winter Park - GEORGIA: Morrow, Newnan, Buford, Marietta - HAWAII: Honolulu - ILLINOIS: Highland Park, Schaumburg, Orland Park - INDIANA: Greenwood, Carmel, Gary - KANSAS: Olathe - KENTUCKY: Louisville - LOUISIANA: New Orleans, Shreveport - MASSACHUSETTS: Norwood, Peabody, Cape Cod, Worcester - MARYLAND: Owings Mills, Glen Burnie, Gaithersburg, Frederick, College Park - MAINE: Portland - MICHIGAN: Clinton Twp., Novi, Bloomfield - MINNESOTA: Inver Grove Hts., Brooklyn Center - MISSOURI: Creve Coeur - NORTH CAROLINA: Cary - NEBRASKA: Omaha - NEW JERSEY: Cherry Hill, Dover, Somerville, Ramsey - NEW MEXICO: Albuquerque - NEVADA: Las Vegas - NEW YORK: Westbury, Rochester, Orchard Park, Albany, Patchogue, Manhattan, Staten Island, Larchmont, Brooklyn - OHIO: Toledo, Akron, Cincinnati, Bexley, Youngstown, Strongsville, Dublin, Mentor - OKLAHOMA: Oklahoma City, Tulsa - OREGON: Beaverton - PENNSYLVANIA: Allentown, Greensburg, Downingtown, Wexford, Langhorne - RHODE ISLAND: Providence - SOUTH CAROLINA: South Charlotte - TENNESSEE: Nashville, Memphis - TEXAS: San Antonio, El Paso, Houston, Clear Lake, Austin, The Woodlands, Fort Worth, Plano, Sugar Land, Hurst - UTAH: Salt Lake City - VIRGINIA: Newport News, South Richmond, Fredericksburg, Norfolk, North Richmond, Sterling - WASHINGTON: Seattle, Vancouver, Tacoma, Kirkland - WISCONSIN: Milwaukee, Kenosha.
(Fonte: www.autoblog.it - 18/11/2010)

giovedì 18 novembre 2010

Magna apre il dossier Pininfarina (e Fiat-Chrysler?...)


Magna è interessata a Pininfarina. Il gruppo austro-canadese, che in passato si è cimentato su diversi dossier di acquisizione come Aston Martin, Chrysler e Opel, senza però riuscire a portare a casa il risultato, ora avrebbe rivolto lo sguardo verso la casa di design torinese. Tra l'altro, Magna non sarebbe nemmeno l'unica società ad aver aperto il dossier Pininfarina. Sul tavolo dell'advisor Banca Leonardo, investito del compito di valorizzare la società ancora ad agosto 2009, sarebbero arrivate altre dichiarazioni di intenti. Per ora, però, nessuno avrebbe compiuto alcun passo formale. Piuttosto, gli interessati si sarebbero limitati ad analizzare gli incartamenti che descrivono il profilo dell'azienda. Insomma, i contatti sarebbero decisamente a una fase embrionale. A confermarlo è stata Pininfarina stessa che, in un comunicato diffuso su sollecitazione Consob, ha precisato: «A oggi si è in fase di raccolta delle manifestazioni di interesse da parte di potenziali acquirenti». Aggiungendo poi: «Nel momento in cui una qualsiasi trattativa dovesse raggiungere uno stadio tale da poter essere comunicata, la società se ne farà carico con la consueta trasparenza». Parole che non sono riuscite tuttavia a smorzare la speculazione che ha coinvolto il titolo Pininfarina per l'intera seduta di ieri, tanto che le azioni hanno chiuso in rialzo del 22,3% a 3,51 euro. Un vero e proprio exploit generato dall'outing di Magna che, dopo le indiscrezioni riportate da Automotive News, ha sottolineato l'interesse per il dossier. Tanto che il vicepresidente della divisione europea di Magna, Dieter Althaus, si è spinto a dire che «questo tipo di acquisizioni servono allo sviluppo della società, specie nel campo dell'engineering, dove il gruppo è molto impegnato». L'azienda, con sede nell'Ontario, costruisce componenti primarie per molti giganti dell'industria automobilistica, specie americani. Nei suoi stabilimenti austriaci assemblea oltre 200mila auto all'anno, commercializzate poi da altri produttori, con un fatturato di circa 30 miliardi di dollari e più di 84mila dipendenti nel mondo. Il suo direttore operativo è Herbert Demel che per 18 mesi, tra fine 2003 e il febbraio 2005, fu l'amministratore delegato di Fiat Auto, incarico che lasciò pochi mesi dopo l'arrivo di Sergio Marchionne. Come detto, però, il dossier non dovrebbe, almeno a breve, subire particolari accelerazioni. D'altra parte, Pininfarina deve digerire i conti dei primi nove mesi del 2010, chiusi con una perdita di 33 milioni contro il rosso di 18 milioni dell'anno precedente, e poi ci sono tutti i risvolti legati al nuovo accordo con Vincent Bollorè sullo sviluppo dell'auto elettrica. Certo, non è escluso che la famiglia vedrebbe di buon occhio un vendita in tempi rapidi dell'azienda. Considerato anche il fatto che, stando a quanto riferito da Radiocor, Pincar, società che controlla il 76,1% di Pininfarina, ha chiuso l'esercizio 2009/10 terminato al 31 luglio con una perdita di 88.028 euro, dato in leggero miglioramento rispetto ai 105.966 euro del 2008/09. Il rosso è stato coperto con l'abbattimento del capitale sociale che si è ridotto così da 113.025 a 24.997 euro mentre l'anno precedente, la controllante Segi, riconducibile alla famiglia Pininfarina, aveva coperto le perdite con un aumento di capitale da 200 mila euro. Pincar ha come unica partecipazione la quota in Pinifarina, peraltro totalmente in pegno alle banche e in carico a 61 milioni.
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 18/11/2010)

mercoledì 17 novembre 2010

Al Salone di Los Angeles debutto della 500 "americana"


Parte da Los Angeles la conquista americana della Cinquecento. Al Salone dell'Auto della città californiana, in programma dal 19 al 28 novembre, il pubblico statunitense potrà ammirare per la prima volta la vettura, rivisitazione della "mitica" utilitaria degli anni '50, che il Lingotto ha lanciato nel luglio del 2007 e che da allora è stata venduta in oltre 500mila esemplari in circa 80 paesi. Un palcoscenico d'eccezione, che quest'anno vedrà il debutto di cinquanta nuovi modelli fra le anteprime internazionali e quelle a stelle e strisce, per il ritorno del brand Fiat sul mercato statunitense dopo 27 anni di assenza. A Los Angeles arriva la macchina che Fiat produce nello stabilimento messicano di Toluca, da cui usciranno oltre 100mila pezzi ogni anno, per metà destinate al Nordamerica e per l'altra metà all'America Latina, in particolare all'importante mercato brasiliano. Se la carrozzeria della 500 americana arriverà dal Messico, il motore invece verrà relizzato da un altro stabilimento dell'alleato Chrysler, questa volta all'interno degli States, a Dundee, nel Michigan. La Fiat Cinquecento, con il nome scritto per esteso per aiutare nella pronuncia i consumatori americani, è particolarmente attesa, nei giorni scorsi sono stati aperti gli ordini e nelle prime due ore si sono registrate 500 prenotazioni e si è formata una lista di attesa di mille aspiranti che vogliono aggiudicarsi la prima edizione, disponibile in tre colori: bianco, rosso e grigio. La citycar è «il simbolo del vero design italiano», spiega Laura Soave, reponsabile Fiat in Nord America, secondo cui la Cinquecento «è la perfetta espressione di quello che il mondo si aspetta dalle auto italiane» ed è quindi perfetta per «ristabilire il marchio Fiat sul mercato nord americano». Dopo la presentazione californiana, la commercializzazione vera e propria inizierà entro la fine dell'anno. Nel 2011 arriverà anche la versione cabrio, l'anno successivo quella elettrica. Il 2011 sarà anche l'anno dell'apertura della prima concessionaria monomarca a Los Angeles, nel primo trimestre. Nell'attesa, riflettori sull'Auto Show, con il colosso italo-americano che si presenta con uno spazio espositivo su quattro livelli, show room esclusivi per tutte le vetture dei diversi marchi. Dodici i modelli italiani, a cui si aggiungono quelli dei brand americani del gruppo. L'Auto Show vedrà in mostra oltre 900 veicoli, venti anteprime mondiali e 30 debutti per il mercato statuintense, fra cui appunto la 500, e la presentazione di 15 concept.
(Fonte: www.manageronline.it - 15/11/2010)

martedì 16 novembre 2010

Dagli analisti nuove voci sulla possibile cessione di Alfa Romeo e Ferrari


Da un no assoluto - "L'Alfa non è in vendita" – pronunciato da Sergio Marchionne solo un mese e mezzo fa al Salone di Parigi, a qualcosa di più che uno spiraglio: se il prezzo offerto fosse sufficientemente alto, il glorioso marchio di Arese potrebbe passare nelle mani di Volkswagen. Lo avrebbe fatto capire lo stesso amministratore delegato della Fiat durante un incontro con gli analisti venerdì scorso, secondo quanto afferma una nota della banca Morgan Stanley redatta per i propri clienti e riportata da Bloomberg News. Durante l'incontro Marchionne avrebbe anche accennato alla possibilità di cedere la divisione componenti Magneti Marelli e una quota della Ferrari. Dal Lingotto arriva un "no comment". E il no comment, si sa, non è una smentita.
Alla ricerca di liquidità - Entrambe le mosse servirebbero alla Fiat a raccogliere la liquidità necessaria per abbattere il suo debito e quindi ottenere un miglior rating di affidabilità dalle società di analisi. La cessione di parte della Ferrari avverrebbe attraverso un'offerta pubblica iniziale (Ipo) propedeutica alla quotazione in Borsa. Non è dato di sapere quale percentuale del capitale Ferrari potrebbe essere messo sul mercato.
Fiat e Chrysler verso la fusione - "Abbiamo lasciato Torino con un messaggio chiaro e cioè che la Fiat e Chrysler diventeranno una sola società", ha scritto nella sua nota l'analista di Morgan Stanley, Stuart Pearson, confermando quello che ormai si dice da quando a Torino hanno deciso il famoso spin-off che ha separato le attività "industrial" (trattori, camion e motori marini) da quelle dell'auto. Secondo l'analista, sia l'offerta sulla quota Ferrari sia la cessione di Magneti Marelli sarebbero in agenda prima della fusione. Quindi all'ordine del giorno nei prossimi mesi.
Conferme sull'Alfa - Per quanto riguarda l'Alfa Romeo la voce di una prima apertura alle avances del gruppo Volkswagen è stata confermata a "Quattroruote" da ambienti torinesi che hanno grande familiarità con la vicenda. La possibile cessione dell'Alfa è il tema più controverso degli ultimi tempi. La nostra rivista pubblicò nel mese di giugno un servizio in cui si raccontava che nei cassetti della Volkswagen c'è già pronto un piano prodotti per l'Alfa Romeo. Nessuna smentita ufficiale è arrivata né da Torino né da Wolfsburg. Da allora si sono succedute una serie di dichiarazioni pubbliche da parte di Ferdinand Piëch (VW) e Sergio Marchionne (Fiat) che ribadivano l'interesse del primo e l'indisponibilità del secondo a concludere la cessione.
Offerta allettante - Ora a quanto pare qualcosa sta cambiando. Non tutti sono d'accordo. Secondo alcuni analisti – come Philippe Houchois di Ubs (citato da "Automotive News") – l'Alfa non sarà venduta perché lo stesso Marchionne l'ha più volte indicata come un "fattore chiave di redditività" nell'ambito delle sinergie con la Chrysler. Le posizioni, tuttavia, cambiano. Marchionne è sinceramente convinto delle potenzialità che ha il marchio di Arese proprio grazie alle sinergie con l'altra sponda dell'Atlantico, ma ha la sufficiente elasticità mentale da non rifiutare un'offerta che diventasse particolarmente allettante per una Fiat che, come si diceva all'inizio, ha bisogno di abbattere il debito con una certa sollecitudine.
(Fonte: www.quattroruote.it - 15/11/2010)

lunedì 15 novembre 2010

La Lancia e Aung San Suu Kyi


L’attivista birmana Nobel per la pace Aung San Suu Kyi viene finalmente liberata e sulla tv italiana parte uno spot a suo favore. Sorpresa, perché è della Lancia, il marchio di auto del gruppo Fiat. Olivier François, amministratore delegato della Lancia, ha scelto da tempo una inedita linea “politica” per spingere i suoi prodotti e il brand. Arruolando come testimonial Richard Gere e la sua causa per il Tibet per un altro spot, François aveva fatto infuriare il governo cinese che aveva chiesto e ottenuto tramite l’ambasciata a Roma una sorta di presa di distanza da parte del Lingotto, costretto a dire che la campagna non aveva mire politiche. Una sceneggiata che non aveva cancellato la sostanza e il messaggio. Ora, che la democrazia venga utilizzata dal marketing per vendere automobili non è il massimo della vita. Però se un costruttore spende i suoi soldi a favore di una causa politica (oltre che per la propria commerciale) piuttosto che per fare andare a razzo le sue macchine dentro città deserte, è comunque un bene. Tanto più che la Lancia ha una tradizione molto diversa nella pubblicità: basti ricordare il sofisticato “Oui, je suis Catherine Deneuve” o la yuppissima degli anni ’80 “Piace alla gente che piace”. Per altro, l’industria delle quattro ruote in tutto il mondo sterza quasi sempre tutta a destra. Cominciando dalle tre americane GM, Ford e Chrysler, tradizionali supporter economici delle campagne elettorali dei repubblicani.
(Fonte: http://blog.ilmanifesto.it/autocritica - 13/11/2010)

venerdì 12 novembre 2010

I programmi Maserati fino al 2012


PIANALE AMERICANO - Proprio la più piccola fra le “consorelle” del gruppo Fiat, è quella che, attualmente, sembra avere messo più carne al fuoco. Corroborata dal buon successo conseguito con la GranTurismo e la GranCabrio, la Maserati è, infatti, impegnata sia nello sviluppo della nuova edizione della Quattroporte, sia nella definizione della cosiddetta “baby”, una inedita berlina sempre di connotazione sportiva, di classe medio-alta. Al momento ferve soprattutto l’attività di collaudo della prima, dedicata alla verifica del buon funzionamento della compagine composta dalla “piattaforma americana” (il pianale della Chrysler 300C), dalle sospensioni a gestione elettronica con ammortizzatori Koni e inedita architettura, e dal potente motore V8 di origine Ferrari, che verrà proposto con livelli di potenza compresi fra 450 e 520 CV.
ANCHE CROSSOVER - Fra le cose più interessanti del nuovo modello Maserati, va prima di tutto citata la configurazione della carrozzeria, che oltre a quella classica da berlina potrebbe essere proposta anche come aggressiva station wagon di lusso o addirittura come crossover supersportiva, con una “filosofia” analoga a quella della BMW X6. Non è, infatti, un caso che il muletto attualmente in collaudo (del quale non dovrebbero tardare troppo le prime immagini), abbia una carrozzeria da station wagon e che sotto le vistose camuffature, abbondantissime soprattutto nella zona posteriore, lasci intuire dimensioni e fisionomia simili a quelle della Chrysler 300C Touring. Sia per la berlina sia per la nuova tipologia di carrozzeria crossover, si sta sperimentando la trazione integrale (con prevalenza al posteriore) affiancata da un raffinato cambio ZF a otto rapporti (anch’esso attualmente in collaudo).
LA SIGNORA DEGLI ANELLI - I test su asfalto della nuova generazione della Maserati Quattroporte sono iniziati circa cinque mesi fa. Ormai il primo muletto ha accumulato svariate migliaia di chilometri, tutti percorsi in circuiti chiusi. In particolare, in questa fase, gran parte dei collaudi vengono effettuati sugli anelli di alta velocità di Balocco (Vercelli) e di Nardò (Lecce); nell’impianto pugliese è stata anche lungamente sfruttata l’amplissima e bene attrezzata “pista dinamica”, oltre a quella di handling. Stando alle informazioni di cui siamo in possesso, è probabile che la produzione della nuova Quattroporte venga avviata nelle linee di assemblaggio degli stabilimenti - ribattezzati “OAG”, Officine Automobilistiche Grugliasco - della Carrozzeria Bertone (acquisita dal gruppo Fiat), con sede a Grugliasco, alle porte di Torino.
LA FAMIGLIA SI ALLARGA - A breve inizierà anche lo sviluppo della cosiddetta “baby-Maserati”, la berlina media sportiva che si porrà in concorrenza con Audi A6, BMW Serie 5 e Mercedes Classe E. La piccola del Tridente, sempre sviluppata su un pianale Chrysler 300C di nuova generazione, sarà distante non solo dimensionalmente dalla sorella maggiore, visto che conterà su una nuova serie di motori sia V8 (sempre di origine Ferrari), sia V6 (basati sul Pentastar Chrysler in lega leggera e in edizione biturbo) con potenza di oltre 400 CV. Inoltre, è previsto anche un motore a gasolio, probabilmente un 3.0 biturbo costruito dalla VM di Cento (Ferrara), accreditato di potenze fino a 300 CV.
SEPARATE ALLA NASCITA - Il nuovo modello dovrebbe essere presentato fra la fine del 2012 e l’inizio del 2013 ed essere equipaggiato con la trazione posteriore o, in alternativa, con quella integrale. La data di presentazione può sembrare piuttosto vicina, ma bisogna considerare che lo sviluppo della “baby Maserati” di fatto è già partito. Infatti, la base di progetto – cioè l’ormai famoso pianale della nuova generazione della Chrysler 300C - nella prima fase di collaudo è condivisa con Alfa Romeo (la nuova Giulia) e Lancia (la nuova Thesis, ormai in dirittura d’arrivo visto che sarà presentata al Salone di Ginevra); solo nella fase finale dello sviluppo, i tre modelli acquisiscono ciascuno la propria personalità, oltre che nelle carrozzerie e negli interni, nei motori e nelle sospensioni.
(Fonte: www.alvolante.it - 10/11/2010)

giovedì 11 novembre 2010

SB LiMotive fornirà le batterie per la 500 EV


SB LiMotive, la joint venture tra Samsung SDI e Bosch, fornirà le batterie agli ioni di litio per la Fiat 500 EV, che sarà commercializzata nel 2012. La Fiat 500 EV, frutto dell'alleanza tra Chrysler e Fiat, sarà un veicolo silenzioso, a zero emissioni e dai prezzi competitivi. Il propulsore elettrico della Fiat 500 EV è composto da tre sistemi: il modulo elettrico ad alta potenza, la batteria agli ioni di litio e l'unità di controllo per la gestione dei flussi d'energia. Lo sviluppo e l'ingegnerizzazione del veicolo avranno luogo nel quartier generale di Chrysler ad Auburn Hills, nel Michigan. I dettagli riguardanti il prezzo e le altre specifiche verranno annunciate da Chrysler a ridosso del lancio. Il pacco batteria sarà sviluppato invece a Orion, nel Michigan. Le celle saranno prodotte in Corea, mentre il pacco batteria assemblato a Springboro, Ohio. Nella prospettiva di intensificare le sinergie tra Chrysler LLC e il Gruppo Fiat nel campo dell'elettrificazione dell'auto, la Fiat 500 EV con le sue dimensioni ridotte e il pianale leggero rappresentano un punto di partenza per questa tipologia di mobilità. Chrysler rappresenterà il centro di competenza per lo sviluppo di questi progetti anche per il Gruppo Fiat.
(Fonte: www.greencity.it - 10/11/2010)

mercoledì 10 novembre 2010

Automotive News: con 19,6 miliardi di cash, Volkwagen potrebbe permettersi la Ferrari

 
Anche se ha detto apertamente di considerare Alfa Romeo una possibile preda futura, sarebbe la Ferrari il vero oggetto del desiderio di Ferdinand Piech, 73 anni, il presidente del consiglio di sorveglianza del gruppo Volkswagen e nipote del mitico Ferry Porsche. Lo scrive la rivista tedesca Manager Magazin. L'indiscrezione è stata ripresa da Automotive News secondo cui con un cash pari a 19,6 miliardi di euro Volkswagen potrebbe permettersi facilmente di conquistare la Rossa di Maranello, il brand più redditizio di Fiat, che gli analisti finanziari valutano tra 2,3 e 3,5 miliardi. L'Ad del Lingotto, Sergio Marchionne, ha smentito le indiscrezioni su una possibile vendita di tutta la Ferrari per raccogliere mezzi freschi utili per salire nel capitale di Chrysler, ma non ha escluso di cedere una parte della controllata. Più volte si sono rincorse le voci sul fatto che Fiat possa vendere azioni Ferrari tramite un'Ipo, ottenendo il riconoscimento di multipli vicini a quelli del lusso e mantenendo il 51% della società. Sulla base della valutazione di una sim milanese, un quota del 34% della Ferrari potrebbe valere circa 900 milioni di euro. Questo potrebbe aprire la porta a Piech che sarebbe contento anche di possedere una quota minima della Ferrari. La casa di Wolfsburg, che nel 2018 punta a diventare leader mondiale nel settore dell'auto, possiede più di un brand sportivo. Oltre a Porsche, ha conquistato infatti anche Lamborghini e Bugatti.
(Fonte: http://europe.autonews.com - 9/11/2010)

martedì 9 novembre 2010

Marchionne conferma i SUV Alfa Romeo e Maserati su base Jeep Grand Cherokee


Sergio Marchionne ha confermato che sono allo studio i SUV di Alfa Romeo e Maserati che condivideranno la piattaforma con la nuova Jeep Grand Cherokee. Se il SUV del Biscione era già presente nel piano industriale presentato lo scorso aprile, quello del Tridente rappresenta l’interessante novità del prossimo futuro. Marchionne ha dichiarato che la piattaforma del nuovo modello di Jeep verrà sfruttata anche per la Dodge Durango a 7 posti, che debutterà a breve sul mercato U.S.A., nonché per il nuovo crossover di Chrysler. Il SUV di Maserati debutterà tra 12 o al massimo 18 mesi, quindi nel 2012. L’ad di Fiat ha annunciato che la vettura sarà assemblata negli Stati Uniti nell’impianto di Jefferson North, vicino Detroit. Nello stesso sito industriale verranno prodotti i modelli di Alfa, Dodge e Chrysler che sfrutteranno la piattaforma della Grand Cherokee. Escludendo il mercato U.S.A., il SUV di Maserati sarà venduto in circa 5.000 unità. Per quanto riguarda le motorizzazioni, il SUV del Tridente sarà equipaggiato con i motori 3.6 V6 Pentastar biturbo e 4.7 V8 di origine Ferrari, quest’ultimo già utilizzato per le Maserati Quattroporte e GranTurismo. Il SUV di Maserati avrà anch’esso forme da crossover e costerà all’incirca 100.000 dollari, pari a circa 75.000 euro. La scelta di produrre il SUV di lusso con il brand Maserati è dettata dal fatto che la Casa del Tridente necessita di nuovi prodotti, come ha dichiarato lo stesso Sergio Marchionne. Infine, l’ad di Fiat e Chrysler ha svelato altri particolari sui nuovi modelli del Lingotto: il SUV di Alfa Romeo costerà all’incirca 75.000 dollari, pari a circa 55.000 euro, mentre Fiat produrrà in Serbia la nuova MPV a 7 posti che sarà commercializzata anche oltreoceano e andrà a competere con Ford C-Max e Mazda 5.
(Fonte: www.detnews.com - 9/11/2010)

lunedì 8 novembre 2010

Il sindaco di Modena apre a Marchionne per l'ampliamento dello stabilimento Maserati


"Il Comune di Modena conferma la propria disponibilità a mettere a disposizione della Maserati l'area di via Divisione Acqui, attualmente occupata da un campo di calcio e dalle strutture di una società sportiva, creando anche le condizioni per collegare fisicamente la zona allo stabilimento". Così, il sindaco di Modena Giorgio Pighi, con una decisione senza precedenti, risponde alle affermazioni rilasciate ieri dall'amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne. Una presa di posizione forte, che non mancherà di suscitare polemiche, ma che testimonia la forte, fortissima volontà delle amministrazioni locali di non perdere un'azienda come quella modenese. "Apprezzo l'intenzione di non trasferire la Maserati e di rafforzarne le radici modenesi - sottoline infatti il sindaco - perchè si tratta di un patrimonio importante per l'intera città, per i lavoratori e per le famiglie. Se la sede di Modena ha limiti strutturali che richiedono un appoggio industriale altrove, come ha dichiarato Marchionne, il Comune ribadisce la disponibilità, già espressa da diversi anni, di mettere a disposizione dell'azienda l'area, di cui è prevista la dismissione, che si trova in via Divisione Acqui, vicino alla rotatoria di via Bonacini-via Morandi. Ovviamente - prosegue Pighi - si dovranno creare le condizioni di una contiguità fisica tra lo stabilimento e l'area. Le trattative avevano raggiunto una fase avanzata di riflessione e di confronto - conclude il sindaco - ma tutto si è interrotto nell'autunno 2008 a causa della grave crisi economica".
(Fonte: www.repubblica.it - 8/11/2010)

venerdì 5 novembre 2010

Le foto-spia svelano il restyling della Chrysler 300C (Lancia Flaminia in Europa)


Sarebbe dovuta arrivare al Salone di Los Angeles 2010, in programma dal 19 al 28 novembre negli Stati Uniti, ancora avvolta nella propria personale aura di mistero, quella che le è dovuta. Invece, la seconda generazione della berlina di segmento F del fabbricante americano non ha voluto attendere così tanto per svelarsi al pubblico e si è mostrata, spoglia di qualsiasi ostacolo visivo, che potesse in qualche modo celare l’aspetto definitivo dell’autovettura terminata, di fronte ad uno dei soliti fotografi curiosi. È successo mentre i tecnici della casa automobilistica stavano preparando un video promozionale, ignari del pericolo dietro l’angolo. Il risultato è questo qui: eccovi la nuova generazione di Chrysler 300C. Il costruttore di Auburn Hills, disponendo di una poco cospicua riserva di fondi a cui attingere per l’intervento di rivisitazione sulla vettura, è stato costretto ad operare sulla precedente versione, cioè quella che viene ancora prodotta e commercializzata. Di conseguenza – è facile capirlo –, la nuova generazione di Chrysler 300C è assai simile a quella odierna, perlomeno nelle forme, che rimangono massicce, dure, nei volumi, che rimangono ingessati, poco indulgenti. I mutamenti di questo avvicendamento sono facilmente riconoscibili: la nuova Chrysler 300C viene dotata di gruppi ottici anteriori più sottili, dimagriti ed appuntiti, che fanno da contorno ad una mascherina centrale più levigata (che ricorda la nuova Saab 9-5 e la vecchia generazione di Audi A8), di gruppi ottici posteriori con una nuova calotta trasparente, di paraurti anteriore e posteriore più liscio, meno rude, di una parete laterale che non s’è snellita e che ricorda qualche limousine americana. Il complesso, la nuova generazione di Chrysler 300C, è più piacevole, anche se s’è persa l’aggressività dell’attuale versione. La commercializzazione è prevista per l’anno venturo. Ora, alla luce di quanto annunciato per la nuova Chrysler 200, sorella minore di 300C 2011, non accadrà anche per quest’ultima che Lancia ne produca un alter-ego europeo? E, se si, che risultato potrebbe mai uscirne, anche in relazione alle linee più eleganti e raffinate del brand italiano del Gruppo Fiat?
(Fonte: www.ultimogiro.com - 5/11/2010)

giovedì 4 novembre 2010

Marchionne su Fabbrica Italia, calo delle vendite, elezioni U.S.A. e... Valentino Rossi


Sergio Marchionne ha incontrato il ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani. Durante l'importante riunione, l'amministratore delegato di Fiat ha assicurato al titolare de Dicastero che da parte sua non è mai giunta alcuna minaccia di uscire dall'Italia: "Ho solo detto - ha spiegato l'ad del Lingotto - che senza l'Italia il conto economico sarebbe andato meglio". A Romani, poi, Marchionne ha assicurato che la newco di Fiat inizierà ad assumere i lavoratori dello stabilimento di Pomigliano "dal 2011 in modo graduale. So che il volume di Panda - ha detto - che stiamo trasferendo a Pomigliano è sufficiente per assorbire il numero degli organici di Pomigliano (4.800 addetti, ndr)". Il numero uno dell'azienda automobilistica ha poi detto di non voler replicare alle accuse della Fiom su un rischio di "bad company" per lo stabilimento campano. Anzi, "che significa 'bad company'?", ha ironicamente chiesto Marchionne ai cronisti.
Il calo delle vendite - L'amministratore delegato ha poi affermato: "Il mercato durante il 2010 e parte del 2011 è totalmente in linea con le previsioni che avevamo. Non c'è niente di anomalo", dunque il calo delle vendite di auto del gruppo è assolutamente in linea con le previsioni. E' una questione che "va oltre le 'piccole', una questione di tecnologia. Una volta tolti gli incentivi, il costo delle auto Gpl e metano è aumentato ma è tutto lì - ha sottolineato Marchionne - non ci sorprendiamo".
Gli effetti delle elezioni di Midterm - "Chrysler - ha poi proseguito Marchionne - è una macchina che ha cominciato a funzionare di nuovo e sta producendo utili. L'investimento che è stato fatto in quelle due aziende (Chrysler e GM), guardandolo oggi, è stato estremamente saggio. Anche se dovesse cambiare l’aspetto politico di Washington - ha concluso il numero uno di Fiat riferendosi all'esito delle elezioni di Midterm negli U.S.A. - non credo che cambierà i risultati".
Valentino Rossi - L'ad ha poi parlato di Valentino Rossi. I giornalisti che lo hanno atteso all'esterno del Ministero dello Sviluppo Economico gli hanno chiesto se intende continuare a sponsorizzare il campione di Tavullia una volta passato alla Ducati. Marchionne ha risposto: "Mi pare di no".
(Fonte: http://libero-news.it - 4/11/2010)

mercoledì 3 novembre 2010

"Big car, big profit": perché ha senso un'alleanza tra Fiat-Chrysler e Tata nel segmento premium


Gli analisti finanziari dell'auto hanno la sana abitudine di confrontare i dati di bilancio dei produttori mondiali di automobili e trarne degli indicatori molto utili a chiarire i rapporti di forza e la bontà dei risultati. Il primo indicatore, ovvero il ricavo medio per pezzo venduto è ciò che fa la differenza e rende direttamente confrontabili i dati dei grandi produttori generalisti con quelli premium. Bisogna però considerare anche il ricavo dei servizi finanziari e l'indicatore principale che tiene conto di entrambi questi elementi, vale a dire il margine sui ricavi totali, espresso in percentuale. Ebbene i generalisti - Fiat "ante-Chrysler", Peugeot e Renault - hanno un risultato simile tra loro, attorno al 3%, Volkswagen quasi il doppio, mentre BMW e Mercedes-Benz totalizzano rispettivamente 7,5% e 8,8%. I numeri dimostrano quindi che tra i costruttori europei l'assioma "big car, big profit" fa la differenza. Certo la produttività per addetto e l'organizzazione produttiva giocano la loro parte ma per i costruttori europei - anche dove questi altri due indicatori sono molto simili, come nel caso del confronto di BMW e Mercedes con Volkswagen/Audi - chi produce auto premium ha un risultato di redditività per prodotto molto superiore a chi produce auto generaliste. Se nel confronto entrano i produttori giapponesi o coreani il discorso cambia, perché nell'equilibrio tra questi tre indicatori assumono un maggior peso la superiore efficienza produttiva e i costi inferiori che compensano ampiamente risultati di margine sul prodotto simili ai costruttori generalisti europei. Così nella valutazione complessiva di redditività è ancora Toyota a prevalere, sia pure di misura, su Mercedes e BMW; un generalista, ma asiatico, di un soffio su due produttori premium europei. Dunque assodato che i margini per prodotto salgono in maniera esponenziale e non progressiva man mano che si sale nell'offerta di prodotto premium - cioè che l'assioma "big car big profit" è specularmente confermato dall'opposto "small car, small profit" -, cosa possono fare i costruttori generalisti europei per aumentare i loro profitti? La risposta ideale sarebbe produrre vetture costose e di prestigio con marchi premium, ma con organizzazione produttiva e costi orientali. Difficile, ma è probabilmente l'unica strada da seguire. In effetti tutti i grandi costruttori generalisti europei (e americani) stanno cercando di produrre o assemblare in oriente. I mercati di riferimento sono ormai Cina e India ed è lì che bisogna produrre e distribuire, quasi sempre attraverso la strada delle collaborazioni, ma questa via tra accordi o integrazioni è piena d'incognite e spesso si è rivelata fallimentare. Ne sa qualcosa proprio il gruppo Fiat che, dopo tre successivi tentativi di penetrazione in Cina, si è fermato ad una quota marginale del mercato in attesa di un nuovo accordo che dovrebbe aumentare l'incidenza nei prossimi due anni. Renault ha invece centrato la propria strategia nell'integrazione con Nissan e Peugeot, da sempre gelosa della propria autonomia, sugli accordi bilaterali a tutto campo. Lo scenario destinato a cambiare di più però è probabilmente quello Fiat/Chrysler. Quello che mancava al gruppo italiano - leader nelle "small cars" (e negli "small profits") - ora c'è. "Big cars", grandi motori a sei e otto cilindri, tecnologia avanzata Fiat col Multiair, marchi davvero planetari come Jeep, rete produttiva e distributiva per i suoi marchi premium sinora destinati al piccolo cabotaggio o a mercati prevalentemente nazionali. Parliamo di Alfa Romeo, Lancia e Maserati che nei prossimi tre anni entreranno o rientreranno con competitività molto maggiore nei segmenti di mercato tipici dei marchi premium e godranno di una rete produttiva e distributiva finalmente adeguata. Lancia e Chrysler con un'integrazione completa, una gamma che spazia dalla piccola Ypsilon all'ammiraglia 300C/Flaminia e una spartizione dei mercati globali, Alfa con il supporto indispensabile della produzione americana, Maserati con l'ingresso nel ricco segmento E. E' di questi giorni la conferma che Lancia e Jeep saranno insieme in molti mercati e lo stesso nel tempo accadrà probabilmente anche per Alfa Romeo. In questa strategia starebbe come la classica ciliegina un accordo con Tata per unire al futuro commerciale dei marchi premium anche Jaguar e Land Rover. Sarebbe un accordo perfetto, che ottimizzerebbe i costi delle "big cars" dei due gruppi. Tata, tra l'altro, ha l'obiettivo di sostituire le motorizzazioni Ford che equipaggiano Jaguar e Land Rover, grosse e non modernissime, con altre più prestazionali ma con basse emissioni. Il parco motori di Fiat/Chrysler, dai moderni ed efficienti 4 cilindri Fiat, al V6 Pentastar, al V8 Hemi (tutti con tecnologia Multiair) ai diesel 4 e 6 cilindri, consentirebbe una partnership ideale. Il costruttore indiano, dal canto suo, porterebbe il peso della sua organizzazione sui mercati asiatici e della sua efficienza produttiva. Sembra un matrimonio ideale, che completerebbe la strategia di presenza nell'offerta dei prodotti con alti margini di profitto. In questo modo potremmo anche tornare ad immaginare un'ammiraglia sportiva Alfa Romeo, che possa rivaleggiare con Audi A7, Jaguar XF o Mercedes CLS e che al momento non fa parte dei piani di sviluppo del marchio. Questo matrimonio s'ha da fare!
(Fonte: www.motori.it - 2/11/2010)

martedì 2 novembre 2010

Automotive News: Fiat incrementerà la produzione in U.S.A., Polonia e Serbia in caso di fallimento di Fabbrica Italia


Un naufragio del progetto Fabbrica Italia spingerebbe Fiat ad incrementare la produzione in Polonia e Serbia, nonché a spostare negli U.S.A. la realizzazione della futura berlina compatta nata dalla collaborazione fra Lancia e Chrysler e della Alfa Romeo Giulia. E' quanto scrive Automotive News, citando non meglio precisate fonti, a proposito dei piani che avrebbe in testa Sergio Marchionne se i sindacati dovessero affossare Fabbrica Italia. Il piano B dell'AD consisterebbe in un ampliamento della produzione annua dell'impianto di Tychy, in Polonia (780.000 unità rispetto alle 606.000 dell'anno scorso). Inoltre, Marchionne penserebbe di raddoppiare, a 400.000 veicoli, la produzione annuale della joint-venture in Serbia. Infine, il manager avrebbe in mente di spostare negli impianti Chrysler negli U.S.A. la produzione della futura berlina compatta che nascerà dalla collaborazione fra la casa di Detroit e Lancia, nonché quella dell'Alfa Romeo Giulia. Parlando con gli analisti, il 21 ottobre scorso, Marchionne aveva avvisato che, se non fosse possibile trovare un accordo con i sindacati italiani sulla revisione delle relazioni industriali, la produzione verrebbe trasferita altrove. Il progetto Fabbrica Italia prevede che la produzione nel nostro Paese raggiunga 1,4 milioni di veicoli nel 2014, rispetto alle 650.000 unità dell'anno scorso. In cambio, il management del Lingotto ha chiesto ai sindacati di migliorare la produttività e di rivedere gli accordi contrattuali. Sinora, Marchionne non ha mai svelato le alternative al progetto Fabbrica Italia, fatta eccezione per quanto già annunciato sulla costruzione dei modelli Idea e Multipla in Serbia invece che a Mirafiori. Fiat, inoltre, ha localizzato negli U.S.A. la produzione del modello destinato a sostituire la berlina Chrysler 200. Ma, secondo quanto riferito da fonti anonime ad Automotive News, l'idea sarebbe fabbricare a Torino la nuova 200 e l'Alfa Romeo Giulia. Un portavoce Fiat non ha voluto rilasciare commenti sulla localizzazione della produzione futura. 
(Fonte: www.autonews.com - 1/11/2010)

lunedì 1 novembre 2010

Volpato: per contrastare la concorrenza cinese nel basso di gamma Fiat deve puntare su Alfa e Lancia


Il progetto Fabbrica Italia è parte del piano di Fiat Group Automobiles per il periodo 2010-2014 e si pone obiettivi ambiziosi tra cui far crescere la produzione in Italia al 2014 a 1,4 milioni di vetture con investimenti per circa 20 miliardi. Il raggiungimento degli obiettivi, secondo l'a.d. Sergio Marchionne, richiede un pieno utilizzo della capacità produttiva degli impianti italiani, un rigoroso contenimento dei costi, un forte impegno nella realizzazione del sistema di World Class Manufacturing e una elevata flessibilità. Il progetto potrà quindi realizzarsi solo se, da un lato, le condizioni operative degli stabilimenti italiani rispetteranno le richieste che Marchionne ha posto ai sindacati e, dall'altro, se l'intero piano, con l'integrazione tra Fiat e Chrysler, sarà in grado di ottenere gli obiettivi di una produzione complessiva al 2014 di 6 milioni di vetture, soglia che Marchionne ha indicato come necessaria perché il gruppo rimanga tra i sei grandi gruppi globali destinati a sopravvivere. Ma sono in molti a pensare che nel 2014 i player internazionali saranno più di sei: i costruttori cinesi stanno facendo leva sulla crescita del mercato interno, ormai il primo al mondo, e si preparano ormai ad esportare nel resto del mondo. Nel mirino ci sono proprio le vetture "popolari" nelle quali gravita gran parte della produzione della Fiat che invece dovrebbe far crescere la propria quota di prodotti premium con i marchi Alfa Romeo e Lancia, meno sensibili alla concorrenza.
(Fonte: http://archivio-radiocor.ilsole24ore.com - 25/10/2010)