lunedì 30 novembre 2009

Marchionne: "Altre alleanze? Basta Chrysler"


Pensate ad altre alleanze dopo quella con Chrysler? A questa domanda l'ad del Lingotto ha risposto: "Fiat e Chrysler bastano. La presentazione fatta il 4 novembre scorso in America era assolutamente chiara: c'è stata una divisione di responsabilità: fino al segmento C si farà in Europa, oltre in America". In particolare a chi gli domandava della produzione di auto elettriche l'ad di Fiat ha risposto: "Gli americani hanno investito nell'auto elettrica da anni. C'è un gruppo di 125 ingegneri che abbiamo ereditato da Chrysler e che stanno lavorando sul piano prodotto da tempo. Sono molto più avanti di noi. Su questo tema l'accordo con Chrysler ci da la possibilità di sviluppare le capacità tecnologiche delle due aziende. Quello che si farà in Europa è un altro discorso - ha concluso - ma la tecnologia per il momento esiste in America".
(Fonte: www.agi.it - 20/11/2009)

venerdì 27 novembre 2009

Gilles (Dodge): la Viper potrebbe avere un'erede


La prossima Viper? "Ci stiamo ragionando, pensiamo a come potrà nascere il modello futuro". Così, Ralph Gilles, amministratore delegato della Dodge, sulla supercar americana che andrà in pensione alla fine del 2010 e non sarà sostituita. Almeno per ora. "Quando hai un partner dall'altra parte dell'Oceano che è tra i migliori costruttori al mondo di auto sportive, le opportunità sono immense". Sono parole di speranza e di passione quelle del manager Chrysler: "Mi sento molto legato alla Viper e non solo dal punto di vista professionale. Ne ho avuta una e so di quali prestazioni è capace, sia dentro sia fuori dalla pista". Il 24 novembre, infatti, una Viper SRT 10 ACR ha stabilito il nuovo record sul circuito di Laguna Seca, girando 1' 33" 944, abbassando di 1,1 secondi il precedente primato. La vettura utilizzata è una versione speciale, omologata per l'impiego stradale, che sarà prodotta in 500 esemplari nel 2010. Grazie ad alcuni ritocchi alla meccanica e all'aerodinamica, la velocità massima ora è aumentata di 6,4 km/h, raggiungendo i 296 l'ora. La carta d'identità è quella di sempre: il V10 di 8.4 litri sprigiona 600 CV e una coppia massima di 560 Nm, permettendo alla Viper di scattare da 0 a 100 km/h in meno di 4 secondi.
(Fonte: www.quattroruote.it - 25/11/2009)

giovedì 26 novembre 2009

Saab potrebbe chiudere entro fine anno: ultima chiamata per Fiat?


Nubi fosche si addensano sul cielo di Trollhättan. Dopo la rottura delle trattative tra Koenigsegg e General Motors, il futuro di Saab è in bilico. Se non si troveranno nuovi acquirenti il marchio svedese rischia grosso, addirittura la chiusura alla fine dell'anno. La Casa americana, infatti, in questo momento è concentrata su un altro fronte caldo, quello della Opel, che richiede un piano di rilancio da 3,3 miliardi di euro. Secondo gli analisti appare improbabile che la GM si tenga la Saab, dalla quale ha ottenuto soltanto pesanti perdite in 19 anni di "matrimonio". I cinesi della Baic, che si erano inseriti nella trattativa a supporto di Koenigsegg, non dispongono di risorse economiche sufficienti per acquistarla da soli, ma soprattutto non potrebbero mai accollarsi le perdite di Saab, che lo scorso anno sono ammontate a 286 milioni di euro. L'appuntamento decisivo sarà il 1° dicembre, quando il consiglio di amministrazione di GM si riunirà per esaminare il delicato caso della consociata scandinava. I precedenti di Saturn e Pontiac non fanno ben sperare: entrambe le Case saranno chiuse e diventeranno, almeno per ora, materiale di archivio. In Svezia gli oltre 3.000 lavoratori della Saab e non solo sperano nel miracolo, ovvero in un intervento diretto del governo di Stoccolma. Ma non sarà facile lo stesso, perché il marchio scandinavo soffre moltissimo: fra gennaio e ottobre le vendite nell'Europa a 15 (22.858 vetture) sono calate del 59% rispetto allo stesso periodo del 2008. E a livello mondiale le consegne non superano le 100.000 unità l'anno. Inoltre, Saab è legata a doppio filo con GM e non solo per una questione finanziaria: i pianali sui quali sviluppare le vetture, i motori e tante altre componenti sono sempre arrivati in Svezia attraverso l'alleanza. Il management americano, però, ha commesso errori enormi. "La Saab non mai ricevuto da GM la considerazione che meritava né gli investimenti necessari per competere con altri costruttori europei di prestigio", spiega Paul Newton di Ihs Global Insight. Per non parlare delle strategie adottate sul mercato U.S.A.: qui si tentò la partnership con Subaru (anche lei, ai tempi, controllata da GM) con la 9-2X, un modello basato sulla Impreza, che si guadagnò il triste nomignolo di "Saabaru". Poi gli americani alzarono ancora il tiro con la 9-7X, una Suv sviluppata sulla Chevolet Trailblazer. "Questa gestione grossolana e dissennata ha consegnato la Saab ai libri di storia già tanto tempo fa", conclude Newton. Eppure, al Salone di Francoforte si è vista un po' di luce: la nuova 9-5 ha un design più moderno e attraente, vanta tecnologie di ultima generazione per i motori e offre interni raffinati ed eleganti. Dovrebbe raggiungere le concessionarie nella prossima primavera. Ma il condizionale, mai come questa volta, è d'obbligo.
(Fonte: www.quattroruote.it - 26/11/2009)

mercoledì 25 novembre 2009

Dopo l'arrivo di Fiat, Detroit nuovo polo di sviluppo per l’industria del made in Italy


Si fa strada un Michigan un po’ più italiano grazie alla nuova Chrysler targata Fiat. Alle presenze radicate nell’area di Detroit di aziende del settore automotive, come Magneti Marelli, Comau, Teksid (tutte controllate dal Lingotto), Brembo e VM Motori, se ne potrebbero aggiungere altre nei prossimi anni. Ad attirarle, le opportunità create dalla rinascita della più piccola delle Big Three, proprio grazie all’impegno e al know how del gruppo di Torino. A favorire la progressiva apertura nei dintorni di Motor City di imprese in arrivo dall’altra parte dell’Atlantico è anche il clima positivo creato da Fiat e la riconosciuta «buona partnership - evidenziata nelle scorse settimane dal Detroit News - in quanto le differenze culturali tra italiani e americani non si rivelano come motivo di contesa». «Ci aspettiamo che molti fornitori decidano di investire qui - spiegano dal Consolato italiano della capitale del Michigan -; le ragioni sono molteplici: il cambio favorevole; la presenza di manodopera qualificata, tutte persone rimaste senza lavoro a causa della crisi; gli incentivi; per non parlare della possibilità di trovare casa a buon mercato». Un appartamento che in Italia costa un milione di euro, nel comprensorio di Detroit si può acquistare per mezzo milione di dollari. Al di là della convenienza, le caratteristiche sono ovviamente diverse, e differente è anche la tassazione sulla proprietà calcolata in funzione del luogo (sui 15-20mila dollari l’anno). Comunque a Detroit il fermento, in questo periodo, non manca. Da piccola Las Vegas del Michigan, come si è tentato di trasformarla negli ultimi anni allo scopo di ridarle un’immagine diversa da quella di città depressa e pericolosa, ora il territorio intorno a Detroit sta via via ritrovando le sue radici industriali legate all’automobile. La rinascita di General Motors e la tenuta di Ford, insieme alla ritrovata Chrysler, hanno riportato la voglia di fare in questa zona. Il «Made in Italy», in questo contesto, ha un ruolo non indifferente: sono una trentina le imprese presenti nell’area, tutte in un modo o nell’altro legate all’automotive. Il volume d’affari generato è intorno a 5 miliardi di dollari e i posti di lavoro creati sono tra 5 e 6mila. Si tratta soprattutto di operai, mentre gli italiani occupano la cabina di regia. Tra le aziende extra-auto che hanno deciso di puntare recentemente sul Michigan c’è, per esempio, Berloni Cucine, che ha scelto per la sua sede Troy, a poche miglia da Auburn Hills, dove si trova il quartier generale di Chrysler. Un’ubicazione non casuale, che tiene conto delle ricadute positive sull’offerta italiana che deriveranno dall’«effetto 500» o dall’«effetto MiTo», quando cioè sulle strade del Michigan si vedranno i primi modelli frutto dell’alleanza Fiat-Chrysler. Non è un caso che a Royal Oak, sobborgo che ospita lo zoo e l’acquario di Detroit, gli italiani residenti non hanno avuto problemi a convincere le autorità a battezzare una delle strade come Fiat Drive. L’auspicio è di calamitare l’attenzione dei pendolari con il Paese d’origine, creando così un po’ di indotto turistico ed enogastromonico «doc». Il Michigan, dunque, si presenta in questo momento con le carte in regola per diventare una sorta di Eldorado per il «made in Italy». Un modo per far tornare la città quella dei tempi migliori, con gli alberghi pieni e i taxi sempre in movimento. Gli italiani possono contribuire a riempire le strade di una metropoli svuotata dalle paure e dalla crisi. Ieri, intanto, il neo ambasciatore degli U.S.A. in Italia, David Thorne, ha incontrato a Torino i vertici di Fiat (presenti Luca di Montezemolo, John Elkann e Sergio Marchionne). L’occasione è stata fornita dalla riunione del consiglio per le relazioni Italia-U.S.A. di cui Marchionne è presidente dallo scorso giugno.
(Fonte: www.ilgiornale.it - 18/11/2009)

martedì 24 novembre 2009

Koenigsegg abbandona la trattativa con GM per l'acquisto di Saab


L'accordo di General Motors per la vendita della controllata svedese Saab Automobile alla Koenigsegg è saltato: quest'ultima ha deciso di abbandonare le trattative. Il direttore generale di GM, Fritz Henderson, ha detto di essere "molto deluso" da questo fallimento e che il gruppo americano annuncerà presto le prossime mosse. La vendita del marchio svedese era infatti molto importante per la Casa statunitense che, uscendo dalla bancarotta pilotata, sta cercando di "liberarsi" del "peso superfluo". Dopo la grande popolarità ottenuta negli anni '80 con il modello 900, infatti, la Saab ha incominciato un lento declino che l'anno scorso l'ha portata a coprire appena lo 0,4% delle vendite europee di auto con un buco di bilancio pari a 3 miliardi di corone. E le previsioni di vendita per l'anno 2009 non sono buone. Ciò nonostante però la connazionale Koenigsegg era interessata all'acquisto, ma "il fattore tempo è sempre stato critico nelle nostre strategie volte a dare nuova vita a una società", ha spiegato la produttrice di piccole auto di lusso nella nota che ne ha annunciato il ritiro. Sebbene infatti ad agosto GM e Koenigsegg avessero raggiunto un'intesa per la cessione entro la fine dell'anno del marchio Saab al produttore svedese, gli analisti erano rimasti scettici. Koenigsegg prevedeva per Saab il lancio di tre nuovi modelli, entro il 2012, compresa un'auto elettrica, ma le modeste dimensioni di Koenigsegg, che conta su una forza lavoro di 45 dipendenti e produce pochissime auto (l'anno scorso appena 18) a prezzi astronomici, sono sempre sembrate troppo in contrasto con quelle di Saab, che al momento conta oltre quattromila dipendenti.
(Fonte: www.omniauto.it - 24/11/2009)

lunedì 23 novembre 2009

International Green Apple Awards 2009: Fiat vince il premio "Green Champion"


Il Gruppo Fiat è stato insignito dell'onorificenza di "Green Champion". L'importante riconoscimento internazionale è stato attribuito alla casa del Lingotto nel corso di una cerimonia che si è svolta alla Camera dei Comuni di Londra e che premia il percorso intrapreso dal marchio italiano nell'attenzione profusa al rispetto dell'ambiente. Ecco quindi che in occasione dell'International Green Apple Awards 2009, alla presenza di Michael Cooke, direttore generale del Chartered Institute of Environmental Health alla Fiat è stato riconosciuto ufficialmente il suo impegno con uno speciale riconoscimento che la Green Organisation riserva esclusivamente ai "migliori risultati conseguiti". Il merito del riconoscimento è da attribuire all'"eco:Drive", innovativo sistema, disponibile gratuitamente, che consente ai guidatori di capire meglio come lo stile di guida che essi adottano influenzi i consumi e l'emissione di sostanze inquinanti. Il dispositivo è stato presentato in occasione del Salone di Parigi dello scorso anno e raccoglie tutte le informazioni relative all'efficienza del veicolo e alle varie caratteristiche di guida del conducente. La presa USB del sistema Blue&Me permette di inserire una normale chiavetta USB in cui vengono salvati i dati registrati nelle varie sessioni di guida per essere poi trasferiti su un computer e successivamente analizzati con il programma in dotazione. Sono così evidenti i dati relativi a consumi ed emissioni di ogni viaggio (ecoIndex) ed è possibile ricevere consigli su come migliorare il proprio stile di guida riducendo l'impatto ambientale mentre si è al voltante della propria vettura. Infine, adottando una condotta di guida maggiormente "eco-responsabile" i vantaggi non sono solo per l'ambiente ma anche il portafogli può beneficiarne dal momento che oltre a ridurre le emissioni di CO2 del 15 per cento, è possibile ottenere un risparmio annuo di carburante compreso tra 120 e 200 euro.
(Fonte: www.repubblica.it - 23/11/2009)

venerdì 20 novembre 2009

Betts (Chrysler) lancia la sfida della qualità


"Adesso è diverso, tutti parlano apertamente dei problemi di qualità e di come risolverli". Doug Betts, vice presidente di Chrysler e responsabile della qualità, confessa al "Detroit News" le sfide enormi che lo attenderanno nei prossimi anni. Il suo compito è di quelli da non dormirci la notte: le vetture della Casa americana, infatti, da tempo sono affette da problemi di affidabilità con il risultato che Chrysler si colloca ai piani bassi della classifica di J.D. Power, dominata dai costruttori giapponesi. Betts, che viene da precedenti esperienze in Toyota e Nissan, sa bene di che portata è la partita e spiega in che modo la Fiat sarà fondamentale per elevare gli standard delle vetture Chrysler. Il team ai suoi ordini, infatti, sta reclutando 200 ingegneri in più e presto sarà composto da 1.700 addetti, contro gli appena 200 di qualche anno fa, quando Betts approdò ad Auburn Hills. L'obiettivo principale sarà limitare i difetti in fase di sviluppo prodotto, soprattutto quelli legati al design, che secondo Betts hanno rappresentato circa il 75% del totale lo scorso anno. Il manager di Detroit, poi, si sofferma sugli standard di produzione industriale "World class manufacturing" di Fiat che sono stati introdotti anche in Chrysler dal 1° novembre. Dall'altra parte si pensa, invece, di esportare a Torino parte dei metodi di controllo della qualità elaborati dallo stesso Betts e alcuni software di rilevazione dei difetti sviluppati dalla Casa americana. "Credo che possiamo arrivare a costruire vetture che non necessitino d'interventi di garanzia nei primi tre mesi di vita", ha concluso Betts con il pensiero sicuramente rivolto ai 21 nuovi modelli da lanciare sul mercato entro il 2014.
(Fonte: www.quattroruote.it - 20/11/2009)

giovedì 19 novembre 2009

Le nuove Lancia-Chrysler saranno così?


Piace pensare che i programmi del Gruppo Fiat a seguito dell’accordo con Chrysler saranno forieri di molte interessanti novità per tutti i marchi del Gruppo automobilistico italiano. Ad esempio Lancia è il marchio che prima di altri potrebbe beneficiare di questa joint venture, si veda la nuova berlina che verrà realizzata sulla piattaforma comune con Chrysler dalla quale dovrebbe derivare una nuova ammiraglia ed una monovolume. Il risultato sarà quello di poter assistere ad una sostituta della Lancia Thesis, verrebbe da dire, finalmente, stante il fatto che l’auto di punta della Lancia non è mai riuscita ad imprimere il segno del proprio passaggio, col risultato che la nuova berlinona dovrebbe sfruttare lo stesso pianale della Chrysler 300 C. Mentre sembrerebbe sempre più probabile il fatto che il marchio Dodge e Chrysler non verranno più commercializzati in Europa da qui a due anni, parrebbe al contempo cosa certa immaginare che un’altra vettura col marchio Lancia potrebbe imporsi sul mercato occidentale, pensiamo ad una vettura derivata dalla Chrysler Sebring. L’ammiraglia Lancia dovrebbe detenere elementi tipici del marchio italiano, come si evince da questo render che tuttavia tale è e tale dovrà essere immaginato per quello che è, ovvero con tutti i suoi limiti, visto che non esiste nessuna ipotesi certa a proposito delle linee che la nuova ammiraglia della Lancia potrà detenere al momento del debutto. Tuttavia anche adocchiando questa ricostruzione grafica della vettura ci si accorge che non siamo del tutto avulsi dalle linee attuali della Thesis, fatto che potrebbe contribuire in una qualche misura a non ritenere del tutto estranea per i nostri gusti la futura ammiraglia italo-americana che si presenta abbastanza persuasiva in fatto di dimensioni e linee generali che denunciano una forte immagine di auto muscolosa ma dai tratti in una qualche misura anche sportivi. Per il resto che dire, visto che bisognerà pur sempre aspettare il prossimo anno per conoscere nel dettaglio tutte le nuove vetture appartenenti ai marchio Fiat, Lancia e Alfa Romeo.
(Fonte: www.allaguida.it - 14/11/2009)

mercoledì 18 novembre 2009

Chrysler investe per produrre motori Fiat nel Michigan


Passi avanti per la Fiat negli U.S.A.: il gruppo Chrysler investirà 179 milioni di dollari in un impianto nel Michigan per produrre motori Fiat, una mossa intesa ad aiutare il produttore italiano ad aumentare la propria quota nell'azienda americana. Ne dà notizia il sito del Wall Street Journal. Chrysler spenderà il denaro nei prossimi cinque anni per costruire i motori Fiat a quattro cilindri, da un litro, nel proprio stabilimento di Dundee, secondo la Michigan Economic Development Corporation, un organismo pubblico per la promozione delle imprese. Per il progetto, lo stato ha concesso a Chrysler un credito fiscale pari a 4,6 milioni di dollari. Il programma, una collaborazione tra Chrysler e Fiat, prevede una produzione di 250mila motori all'anno. L'investimento fa parte dell'accordo raggiunto tra Chrysler e Fiat dopo che la casa statunitense aveva chiesto la bancarotta. La Fiat ha ottenuto una quota del 20% di Chrysler e ha un'opzione per continuare a rafforzare la propria quota dopo il raggiungimento di una serie di obiettivi legati al trasferimento di tecnologie alla casa americana e alla commercializzazione dei prodotti Chrysler fuori dal Nord America. Grazie all'investimento nell'impianto di Dundee, che occupa attualmente 207 persone, saranno creati 155 nuovi posti di lavoro.
(Fonte: http://europe.wsj.com - 17/11/2009)

martedì 17 novembre 2009

IAI (Rossignolo) acquista il marchio De Tomaso e diventa De Tomaso Automobili S.p.A.


Gli mancava un marchio importante e adesso sta per prendersi anche quello: se le banche creditrici daranno l'ok, la Innovation Auto Industry (IAI) di Gian Mario Rossignolo (nella foto) rileverà il brand De Tomaso, rilanciandolo con una nuova gamma di vetture formata da una crossover, una limousine e una coupé. Il tutto secondo uno schema che poggia su una collaborazione con Pininfarina per quel che riguarda il design e su un nuovo approccio produttivo legato a una rivoluzionaria tecnica di lavorazione dell'alluminio, che dovrebbe abbattere i costi di produzione in maniera drastica. Produzione che dovrebbe avvenire nello stabilimento ex Pininfarina di Grugliasco, che la IAI sta per prendere in affitto dalla società pubblica Finpiemonte, che a sua volta sta per definirne l'acquisto. Un progetto ambizioso, che ricorda proprio il modo d'agire di Alejandro De Tomaso: anche il costruttore italo argentino nel tentativo di rilanciare la Maserati lavorò con l'aiuto di fondi pubblici per fabbriche in crisi, all'epoca era la finanziaria Gepi, e anche De Tomaso guardava soprattutto al mercato americano, dove Rossignolo conta di piazzare buona parte delle ottomila vetture all'anno che verranno costruite a regime. Ovviamente, tra gli addetti ai lavori c'è parecchia curiosità (e non poco scetticismo) attorno al progetto, che potrà contare anche su un secondo polo produttivo identificato in un'altra area di crisi, l'ex Delphi di Livorno. Finora Rossignolo, che è affiancato dai figli Edoardo e Gianluca, ha marciato spedito nell'esecuzione dei piani che aveva annunciato, ma è ovvio che il bello arriva adesso: la sua è una sfida industriale a tutto il mondo dell'auto premium, ritenuto troppo obsoleto, e in questa avventura l'ex capo di Lancia, Zanussi e Telecom si gioca tutta la sua credibilità, oltre a un bell'investimento personale.
(Fonte: www.quattroruote.it - 16/11/2009)

lunedì 16 novembre 2009

Indiscrezioni sul piano Fiat per l'Italia: produzione a +40%


Più automobili prodotte in Italia. Questa sarà l'offerta contenuta nel piano che tra un paio di settimane Sergio Marchionne presenterà ai sindacati. In cambio di che cosa? L'obiettivo dell'ad del Lingotto è quello di riequilibrare una realtà da lui definita "non più accettabile" e sintetizzata in queste cifre: nei cinque stabilimenti italiani dell'auto (Mirafiori, Cassino, Pomigliano, Melfi, Termini Imerese) con 21 mila 900 addetti quest'anno si produrranno 645 mila vetture (15-20 mila in più del 2008); nello stesso periodo, in Polonia, 5 mila 800 addetti produrranno 600 mila vetture e in Brasile 8 mila 700 addetti ne produrranno 700 mila. Avviato il piano di rilancio della Chrysler, Marchionne affronta dunque il "caso Italia", tentando di ridimensionare questo evidente squilibrio. Le indiscrezioni che circolano a Torino ipotizzano una rivoluzione che allarma i sindacati. Ecco perché.
Termini Imerese - E', al momento, l'unica certezza. Il piano infatti prevede la fine della produzione automobilistica nel 2011 già annunciata da Marchionne. Da quel momento la nuova Y verrà trasferita in Polonia. Non c'è invece alcuna certezza sul futuro dei 1500 dipendenti della fabbrica siciliana. Il Lingotto ha sempre detto di essere in attesa di proposte da parte delle istituzioni.
Pomigliano - Dagli stabilimenti polacchi verrebbe trasferita la produzione della nuova Panda che vale 270 mila vetture all'anno. Lo stabilimento campano perderebbe progressivamente le ben più pregiate produzioni dei modelli Alfa Romeo. E' certo infatti che l'erede della 159, la futura Alfa Milano dell'accordo Chrysler, verrà dirottata su Cassino.
Cassino - Lo stabilimento laziale continuerà a produrre Croma, Bravo e Delta, alle quali si aggiungerà appunto il nuovo modello Alfa, forse apripista di altre vetture dello stesso marchio.
Melfi - Non si prevedono cambiamenti: resta confermata infatti la vocazione di principale stabilimento italiano per le utilitarie come la Punto e le sue eredi.
Torino - A Mirafiori l'unica certezza è la conferma dell'Alfa MiTo. Si avviano infatti ad esaurimento la Multipla e i due monovolumi di segmento B, Idea e Musa. Decisamente a fine corsa la Thesis. Multipla, Idea e Musa dovrebbero essere sostituite dal futuro monovolume oggi sotto la sigla di L1, un progetto di qualche anno fa che oggi potrebbe essere realizzato, insieme alla MiTo, su un'unica linea. L'erede della Thesis dovrebbe essere prodotta invece a Grugliasco, nello stabilimento Bertone acquisito da Fiat, dove arriverebbero anche le produzioni della Chrysler. La partnership potrebbe anche portare a una modifica dell'accordo con Psa per i monovolumi di segmento D, Ulisse e Phedra, che potrebbero essere sostituiti dalla nuova versione di Chrysler Voyager.
Con questo piano la produzione italiana di Fiat passerebbe dagli attuali 600-650 mila a 850-900 mila pezzi all'anno con un incremento del 40 per cento, naturalmente "se il mercato ci assiste", come è sempre stato detto a Torino. Al tavolo con le parti sociali l'aumento della produzione italiana sarà certamente il punto di forza di Marchionne. Ma i sindacati temono che l'aumento quantitativo coincida con la marginalizzazione degli stabilimenti italiani nella geografia del gruppo. Cioè che indebolisca le prospettive di Pomigliano, non ne offra alcuna a Termini Imerese e modifichi il ruolo centrale di Mirafiori. "La scelta dell'America per l'auto elettrica" si chiede Giorgio Airaudo (Fiom) "si deve leggere come primo passo verso il trasferimento oltre oceano del baricentro del gruppo?". Si paventa una riduzione di peso di Pomigliano perché un conto è produrre un'Alfa, un altro la Panda: "Sul futuro dello stabilimento si respira un clima pesante", diceva nei giorni scorsi Giuseppe Terracciano (Fim). E il governo? Ancora giovedì Scajola rassicurava: "La Fiat non chiuderà stabilimenti in Italia".
(Fonte: www.repubblica.it - 14/11/2009)

venerdì 13 novembre 2009

UBS rilancia la partnership Fiat-PSA


UBS rilancia la partnership Fiat-PSA (Peugeot-Citroen). Mentre l'alleanza con Chrysler è positiva, gli analisti della banca svizzera continuano a credere che il Lingotto avrà bisogno di un deal in Europa per ottenere lo spin-off dell'auto. E gli esperti vedono PSA come il partner ideale grazie a una forte logica industriale e dell'azionariato. A non pensarla così è il Financial Times. Il quotidiano britannico scrive che, nel caso in cui PSA volesse rinunciare a "una vita da scapolo, che potrebbe rivelarsi costosa nel lungo termine, una combinazione con BMW avrebbe più senso di una possibile integrazione con Fiat, con cui le sovrapposizioni sarebbero di gran lunga maggiori". Gli esperti analizzano anche la situazione di Chrysler. Senza sottostimare l'importanza del lavoro svolto dal management, il cauto ottimismo di UBS sulla casa di Detroit deriva soprattutto "dal notare come le ipotesi di mercato per il 2010-2011 siano eccessivamente prudenti". Chrysler infatti potrebbe sorprendere nei primi anni del piano quinquennale. Sui target a lungo periodo, gli esperti dubitano del margine di Ebit del 7-8%, considerato "fuori dalla norma" fino a quando i costi base non inizieranno a normalizzarsi. Tenendo in considerazione la guidance della casa di Detroit e le stime di UBS sul cash flow del gruppo, il capitale di Chrysler potrebbe avere un valore di 8 miliardi di dollari e 1,2 euro per azione.
(Fonte: www.milanofinanza.it - 13/11/2009)

giovedì 12 novembre 2009

Marchionne conferma l'intenzione di Fiat di investire in Serbia


"Continuiamo a lavorare con impegno allo sviluppo del progetto di Fiat in Serbia". Così l'amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, in merito ai piani di Fiat in Serbia. "Abbiamo terminato la definizione del business plan di Chrysler - ha continuato Marchionne - e stiamo ora finalizzando la parte relativa all'Europa". Il numero uno della casa automobilistica torinese nel confermare le mire strategiche in Serbia ha sottolineato che "si sta procedendo rapidamente per stabilire quali piattaforme saranno assegnate allo stabilimento di Kragujevac". Sulla base delle analisi ad oggi effettuate, i veicoli prodotti in Serbia potrebbero essere destinati a numerosi mercati, tra cui Europa Occidentale e Orientale, Russia e Nord America. "Desideriamo ringraziare il Presidente Tadic e il suo Governo per la disponibilità dimostrata nel consentire a Fiat di definire i propri piani, che intendiamo annunciare entro la fine del mese prossimo", ha concluso poi Marchionne.
(Fonte: www.finanzaonline.com - 12/11/2009)

mercoledì 11 novembre 2009

Ecco la nuova Chrysler 300C, “sorella” della prossima ammiraglia Lancia


Il neonato gruppo Fiat-Chrysler ha annunciato in pompa magna, la settimana scorsa, una futura proficua e stretta collaborazione fra i nuovi luxury brand del gruppo: Chrysler per l’America, Lancia per l’Europa. E già insistenti indiscrezioni danno per certa la condivisione della nuova piattaforma LY a trazione posteriore della ventura 300C con una grande berlina Lancia probabilmente declinata anche in versione familiare. La nuova 300C arriverà a fine 2010-inizio 2011 e queste sono le prime foto semi-ufficiali, provenienti dalle slide di una presentazione. La carrozzeria riprende le linee squadrate e imponenti dell’attuale generazione, mentre a cambiare nella sostanza sono gli interni e la meccanica. Il progetto era ormai quasi ultimato nel momento dell’acquisizione da parte del gruppo italiano e pertanto le modifiche apportate non saranno sostanziali, ma si concentreranno sul comparto motoristico e in particolare riguarderanno l’adozione del Multiair sul V6 Pentastar (qualche mese dopo il lancio della vettura) e i propulsori turbodiesel 4 cilindri common-rail. Secondo Marchionne, AD del Gruppo Fiat, lo sviluppo di questo nuovo pianale, a partire dall’LX dell’attuale 300C (stretto parente di quello della vecchia Mercedes Classe E), è costato uno sproposito, forse più del necessario. Ciononostante porta in dotazione un nuovo gruppo sospensione posteriore, una maggiore rigidezza strutturale e resistenza agli urti, una revisione della qualità dei componenti e un alleggerimento totale di 40-50 Kg. Questa nuova piattaforma è già stata rinominata “E-Evo” all’interno di FIAT e verrà senza dubbio riutilizzata in più modelli del gruppo al fine di ammortizzarne gli elevati costi di progettazione e produzione. Proprio per questo agli 80 mila esemplari annui previsti per Chrysler, Lancia potrebbe affiancarne 15 mila in Europa, in modo da sfiorare i 100 mila annui. La nuova ammiraglia Lancia prenderebbe la pesante eredità lasciatale dalla sfortunata Thesis ma potrebbe venir destinata ad un pubblico più ampio, per esempio con una versione wagon, peraltro già prevista per la sorella americana. Le modifiche potrebbero rivelarsi più lievi del previsto, quel tanto da sagomarne l’aspetto ai canoni dell’eleganza europea, e alla classe degli interni Lancia; mentre la meccanica, forte dei nuovi V6 Pentastar benzina e dei 4 cilindri diesel italiani (per la 300C ci sarà anche un V8 Hemi a cilindri disinseribili), non necessiterebbe di sconvolgimenti. Dove invece il Gruppo Fiat spera di intervenire in modo importante è l’abitacolo, da rifinire con materiali e ricercatezza stilistica all’altezza degli standard dei clienti europei, ben più esigenti degli americani. Anche gli interni della 300C subiranno delle modifiche prima dell’entrata in produzione: se è troppo tardi per grandi interventi, maggiore attenzione sarà dedicata ai materiali e alle rifinitura, con l’ambizione di proporre sul mercato nordamericano una temibile avversaria per le lussuose Cadillac.
(Fonte: www.oneauto.it - 10/11/2009)

martedì 10 novembre 2009

Marchionne spinge da subito sul marketing per lanciare la nuova Chrysler


La prima mossa di Sergio Marchionne per spingere da subito le vendite di Chrysler sarà quella di una vasta campagna pubblicitaria. Dopo cinque mesi in cui praticamente non si erano registrate iniziative sul fronte delle promozione, la pubblicazione del piano strategico al 2014 (avvenuta lo scorso 4 novembre) ha di fatto sbloccato gli investimenti per il marketing. Di qui alla fine dell'anno Chrysler (in cui Fiat detiene una quota del 20% che dovrebbe salire al 35% nei prossimi anni) spenderà in pubblicità circa 100 dollari per ogni vettura venduta sul mercato americano retail (quindi senza contare le flotte aziendali). Questa cifra dovrebbe salire a 170 dollari per vettura l'anno prossimo per culminare nel 2011 con un investimento di 210 per veicolo venduto. Secondo i calcoli delle società specializzate, nel 2010 Chrysler investirà nel marketing circa 1,4 miliardi di dollari (circa 930 milioni di euro), considerando che la casa di Detroit dovrebbe vendere oltre 800.000 vetture sul mercato interno l'anno prossimo.
(Fonte: www.borsaitaliana.it - 10/11/2009)

lunedì 9 novembre 2009

Banzet (PSA) conferma la fine della JV con Fiat sulle monovolume


Una delle prime conseguenze del piano Fiat per Chrysler sarà lo stop, dopo oltre quindici anni, alla collaborazione tra il Lingotto e il gruppo PSA (Peugeot-Citroën) nel settore delle grandi monovolume. La conferma arriva dal direttore generale di Citroën, Frédéric Banzet, in Italia per assistere al lancio della seconda generazione della piccola C3. Dalla fine del 2010, dunque, Fiat Ulysse e Lancia Phedra non usciranno più dalla fabbrica francese di Valenciennes dove nascono anche la Citroën C8 e la Peugeot 807. Perché? «È una decisione presa da Fiat - risponde il manager - che rispettiamo e possiamo anche capire, visto che nello stesso segmento di mercato Marchionne potrà valorizzare un altro modello (la Chrysler Voyager, ndr). Pazienza. Sempre che i volumi lo permettano, andremo avanti da soli». Questo vale anche per i veicoli commerciali leggeri? «No, gli accordi con Fiat sui furgoni valgono fino al 2017. E non c’è motivo di metterli in discussione».
(Fonte: www.ilgiornale.it - 7/11/2009)

venerdì 6 novembre 2009

Financial Times: Marchionne molto ambizioso, ma credibile


Nessuno può accusare Sergio Marchionne di mancanza di ambizione. Il piano di rilancio di Chrysler prevede obiettivi molto impegnativi: deve più che raddoppiare le vendite di quest'anno, restituire i prestiti governativi, raggiungere una solida redditività, il tutto entro il 2014. Ma i target che Marchionne si era prefissato per Fiat cinque anni fa erano sembrati altrettanto ardui. Il fatto che li abbia raggiunti gli ha dato una certa credibilità, anche presso gli investitori. E' quanto si legge nella "Lex column" del Financial Times, dedicata all'amministratore delegato di Fiat e di Chrysler, Sergio Marchionne, all'indomani della presentazione del piano di rilancio della casa americana. I target di Marchionne, prosegue il quotidiano della City, sebbene impegnativi, non sono fuori portata. L'assunto che il mercato U.S.A. dell'auto cresca dagli attuali 10,5 ai 14,5 milioni di veicoli nel 2014 è plausibile; che la quota di mercato di Chrysler passi dal 10% al 14% è più discutibile, ma ragionevole. Il gruppo prevede, nel frattempo, di investire 23 miliardi di dollari su nuovi modelli, molti dei quali utilizzeranno le piattaforme Fiat. Marchionne ha detto che il lavoro del precedente proprietario di Chrysler, Cerberus, sul fronte della riduzione dei costi, è stato sottovalutato. Prendere una Chrysler snellita, mischiare fondi statali americani e canadesi, aggiungere il rinato stile Fiat, e la ricetta può funzionare.
(Fonte: www.ft.com - 5/11/2009)

giovedì 5 novembre 2009

Fiat e Chrysler: la storia tappa per tappa


Ecco la cronologia della vicenda Fiat-Chrysler, tappa per tappa, dalle trattative all'accordo, fino alla presentazione del nuovo piano "targato" Marchionne:
19 GENNAIO 2009
Il sito Automotive News Europe scrive che Fiat è in trattative con Chrysler per una partnership strategica che "potrebbe includere l'acquisto di una quota della casa americana".
20 GENNAIO 2009
Viene firmato l'accordo preliminare non vincolante tra Chrysler e Fiat, da chiudere entro aprile. L'accordo prevede che Fiat rilevi il 35% della casa automobilistica U.S.A., senza investimenti in contanti da parte del Lingotto.
30 MARZO 2009
Il presidente U.S.A. Barack Obama non esclude la bancarotta per Chrysler.
9 APRILE 2009
Marchionne inizia il confronto con il sindacato United Auto Worker. Parte anche la trattativa con le banche.
13 APRILE 2009
Si parla per la prima volta di un coinvolgimento diretto di Marchionne nella gestione delle attività di Chrysler, con il ruolo di amministratore delegato.
23 APRILE 2009
L'amministratore delegato del Lingotto rientra in Italia per partecipare al consiglio di amministrazione del Lingotto sulla trimestrale, incontrare analisti e sindacati.
25 APRILE 2009
E' il giorno dell'accordo con il sindacato canadese CAW, guidato da Ken Lewenza.
27 APRILE 2009
Anche il sindacato UAW firma l'intesa per la riduzione del costo del lavoro. Daimler raggiunge un accordo per la separazione da Chrysler, di cui ha il 19,9%.
28 APRILE 2009
Il Tesoro U.S.A. raggiunge l'intesa con JP Morgan, Citigroup, Goldman Sachs e Morgan Stanley, banche creditrici di Chrysler.
30 APRILE 2009
I lavoratori Chrysler aderenti al sindacato UAW ratificano l'accordo. Mancano all'appello i piccoli creditori. Alle 18 Obama annuncia l'intesa. La Casa Bianca spiega che Chrysler farà ricorso a una bancarotta "chirurgica".
6 MAGGIO 2009
Marchionne conferma: diverrà AD di Chrysler.
12 MAGGIO 2009
I concessionari Chrysler si alleano e assumono un legale per difendere i propri interessi.
14 MAGGIO 2009
Dalla Federal Trade Commission statunitense via libera all'alleanza: "non pone problemi antitrust".
21 MAGGIO 2009
Tre fondi pensione dell'Indiana chiedono al tribunale di bloccare la vendita perchè viola i loro diritti.
27 MAGGIO 2009
Il giudice respinge le richieste dei fondi pensione.
1 GIUGNO 2009
Il giudice federale responsabile della procedura fallimentare di Chrysler autorizza la vendita degli asset della casa U.S.A. alla nuova società condotta da Fiat. I fondi presentano ricorso alla Corte Suprema U.S.A.
10 GIUGNO 2009
La Corte Suprema U.S.A. dà il vià libera all'accordo. Fiat e Chrysler ufficializzano l'intesa. Marchionne diventa amministratore delegato, Robert Kidder è presidente.
24 LUGLIO 2009
Via libera anche dalla Commissione Europea.
4 SETTEMBRE 2009
Marchionne al lavoro sul piano Chrysler. Il Financial Times parla di "cura Fiat" per snellire la burocrazia e accelerare il processo decisionale.
4 NOVEMBRE 2009
Viene presentato il piano industriale di Chrysler, il primo targato Marchionne.
(Fonte: www.repubblica.it - 4/11/2009)

mercoledì 4 novembre 2009

Marchionne lancia la nuova Chrysler: "Pareggio nel 2010 e 21 nuovi modelli"


L’attesa per conoscere il piano di rilancio della Chrysler è finita. Indossando il consueto maglione blu e con Bruce Springsteen in sottofondo, Sergio Marchionne si presenta davanti a una nutrita platea di giornalisti e analisti finanziari per illustrare la sua ricetta per la casa automobilistica americana, le cui finanze - ammette -sono in miglioramento anche perchè la società è stata «parsimoniosa»: alla fine di settembre la liquidità è risultata pari a 5,7 miliardi di dollari. In settembre Chrysler ha raggiunto il break even operativo. Solo da giugno, cioè da quando Fiat ne ha preso le redini, è aumentata di 1,7 miliardi di dollari. Fra la platea erano presenti John Elkann, vice presidente di Fiat, Andrea Agnelli, componente del board di Fiat, e Alessandro Nasi, consigliere di Exor e responsabile del business di Cnh. Non sono mancate alcune proteste: due piccoli velivoli hanno sorvolato il quartier generale della Chrysler, agitando striscioni contro il salvataggio di Chrysler e invitando a non acquistare vetture Chrysler. «È una grande giornata. Non deluderemo le attese» spiega Marchionne, precisando di sentirsi «come il quinto marito di Zsa Zsa Gabor. So cosa devo fare, ma non so se riuscirò a renderlo interessante». «Oggi è la giornata della squadra alla guida di Chrysler e spero - aggiunge - che lo spirito e la passione con cui il management sta lavorando venga colto e che darà vita a un’azienda dinamica e competitiva». Il piano 2010-2014 di Chrysler prevede la casa automobilistica statunitense disponga di 21 modelli entro il 2014 e condivida 3 piattaforme con Fiat. Chrysler ridurrà entro il 2014 il numero delle piattaforme dalle attuali 11 a 7. Fra i marchi del gruppo Dodge, i cui colori saranno il rosso e il nero, sono previsti tre nuovi modelli: una nuova compatta, una berlina media e una vettura nel segmento sotto le compatte. Chrysler - ha messo in evidenza Paolo Ferrero, senior vice president di Powertrain - diverrà il centro di competenza a livello mondiale per Fiat e Chrysler per le vetture ibride e elettriche. Nuovi prodotti Chrysler efficienti a livello di combustibili «saranno lanciati a partire dal 2010» ha aggiunto Ferrero, evidenziando come il Lingotto ha già iniziato a trasferire tecnologia Fiat in Chrysler. «Il successo di Chrysler e dell’industria automobilistica è importante per il rilancio dell’economia americana. I problemi che hanno costretto Chrysler alla bancarotta possono essere risolti» ha osservato il presidente di Chrysler, Robert Kidder, evidenziando come la squadra allestita da Marchionne «ha lavorato incessantemente negli ultimi mesi per lo sviluppo della strategie e dei piani che permetteranno a Chrysler di guardare avanti, e di farlo velocemente. La squadra è tutta qui oggi e come vedete è un gruppo motivato. Sergio, la sua squadra, i dipendenti di Chrysler, il nuovo consiglio di amministrazione vogliono fare di questa società una grande public company e restituire il prestito concesso dai governi americano e canadese».
(Fonte: www.lastampa.it - 4/11/2009)

martedì 3 novembre 2009

GM ci ripensa e si tiene Opel: "mal comune mezzo gaudio" per Fiat


General Motors ha deciso di tenere Opel. Salta quindi la cessione della quota di maggioranza della casa europea alla Magna. Il consiglio di amministrazione della società di Detroit ha motivato la sua decisione con il miglioramento della situazione economica negli ultimi e con l'importanza strategica del marchio Opel. GM ha inoltre deciso di "avviare un piano di ristrutturazione coscienzioso". E' insomma scattato quello che un paio di settimane fa come "piano B". Una soluzione che pone fine a mesi e mesi di tira e molla in cui è stata che aveva presentato un'offerta per Opel. General Motors stima che la ristrutturazione richiederà tre miliardi di euro. "Presenteremo a breve il nostro piano di ristrutturazione alla Germania e agli altri governi interessati e speriamo venga accolto favorevolmente" afferma in una nota l'amministratore delegato di GM, Fritz Henderson, precisando che il suo gruppo intende lavorare di concerto con i sindacati europei allo sviluppo di un piano adeguato per Opel.
(Fonte: www.repubblica.it - 3/11/2009)

lunedì 2 novembre 2009

Detroit News: nessuno scontro culturale tra Fiat e Chrysler


Quella tra Fiat e Chrysler è una collaborazione vera, che non porta alcun scontro culturale. È l’opinione raccolta in un reportage del quotidiano “Detroit News”, da sempre molto attento a quello che succede tra le maestranze delle case automobilistiche e ai loro umori. L’opinione è stata raccolta tra gli operai e tra quanti, accademici e analisti, stanno osservando il processo e lo stile messo in atto dalla Casa di Torino per entrare nelle stanze di Auburn Hills. Le prime impressioni sono positive e il confronto con i tedeschi di Mercedes è inevitabile. Certo le differenze culturali non possono essere ignorate e riguardano i modi e le idee. Se un americano è disponibile ad un meeting alle 7 del mattino, un italiano preferisce farlo più tardi e intrattenersi con i colleghi di lavoro a cena fino alle 10 di sera quando a Detroit tutti o quasi sono già a letto; e se un italiano celebra i vantaggi delle auto piccole, quelli di Oltreoceano cercano di spiegare l’importanza e il valore di un V8-Hemi e di un pick-up grande come un appartamento italiano per il cliente americano. In ogni caso, tali distanze non stanno emergendo come un fattore di divisione. A Auburn Hills in questi giorni girano molti meno italiani dei tedeschi che si vedevano nel 1998 dopo la costituzione della Daimler-Chrysler, ma si limitano ad occupare posti chiave e, secondo quanto raccontato, sono più occupati ad ascoltare e capire piuttosto che imporre le proprie regole. Oltretutto, i viaggi da Torino a Detroit sono ridotti al minimo e riguardano solo poche persone, mentre da Stoccarda il jet aziendale partiva 3 volte a settimana portando i manager tedeschi in giro per tutte le strutture di Chrysler. La differenza è esemplificata da Mike Aberlich, pensionato nel 2007 dopo 24 anni in azienda: «È una collaborazione per inclusione. Quelli di Fiat ci stanno dicendo: ecco le nostre piattaforme e le vostre tecnologie. Che cosa volete che ne facciamo?». Mentre sul periodo “tedesco” dice: «La gente qui aveva paura di perdere il proprio posto per lasciarlo alla propria controparte tedesca. E poi fare le cose nel modo migliore significava farlo nel loro modo». Insomma, anche queste cronache confermano che non si trattò di fusione, ma di un assorbimento condotto con la convinzione da parte di Daimler di essere il lato nobile dell’allenza. Questo la autorizzava a dare lezioni e, allo stesso tempo, ad avere una paura sacra di contaminare il proprio brand e i propri prodotti con quelli della propria controparte americana. Così la dipingono Gerald Meyers, professore all’Università del Michigan, Joe Phillippi, analista della AutoTrends Consulting. Le incomprensioni e un clima di sospetto sono state inevitabili. Questo non toglie che, se c’è una cosa che accomuna Fiat e Chrysler, è quella di essere molto radicate e caratterizzate dalle rispettive bandiere e questo ora non costituisce un problema essenzialmente per due motivi, secondo Rebecca Lindland, direttore della Automotive Industry Research per IHS Global Insight: il fatto che ci sia molto da fare e che ci si trovi in una situazione di emergenza. In poche parole, Chrysler sa che senza Fiat è condannata a morte e quest’ultima sa che nella riuscita di questa impresa gioca buona parte del suo futuro. La Lindland è comunque convinta che da parte di Fiat ci sia una migliore comprensione degli obiettivi di Chrysler. Questo clima di fiducia che arriva fino agli operai ha sicuramente un effetto positivo secondo Gerald Meyers, ma il momento della verità arriverà alla presentazione del piano quinquennale prevista per il 4 novembre. «Se non vedranno la possibilità di successo – dice il professore americano – ci sarà lo scontro culturale». Per ora invece, testa bassa e lavorare.
(Fonte: http://detnews.com - 2/11/2009)