giovedì 30 aprile 2009

Fiat-Chrysler, l'accordo è fatto. Obama: "La Chrysler risorgerà: grazie Fiat"


"Sono stati fatti tutti i passi necessari: la Chrysler risorgerà, grazie Fiat" dice il presidente U.S.A. Barack Obama. Alle 18 italiane la Casa Bianca annuncia l'accordo. Con l'industria di Detroit che sarà sottoposta ad una bancarotta chirurgica di 30-60 giorni e con la Fiat che fa il suo ingresso, in modo marcato, nel mercato americano dell'automobile. "La Fiat ha dimostrato di saper costruire l'auto pulita del futuro ed è l'unica possibilità di salvezza" - dice Obama - "Oggi ci sono forti chance di successo. Questa alleanza salverà 30mila posti di lavoro: Chrysler emergerà più forte e competitiva". Grande anche la soddisfazione del Lingotto. Per Obama la Chrysler è certamente "un'icona dell'industria automobilistica americana" alle prese, però, con un presente difficilissimo: "Per anni era un pilastro, solo che quel pilastro si era indebolito". Per sanarlo serviranno l'intervento del governo U.S.A., la Fiat ("che si è impegnata a trasferire miliardi di dollari di tecnologie di avanguardia a Chrysler") e una bancarotta "veloce ed efficiente". L'alleanza sarà fatta attraverso "la cessione accelerata di sostanzialmente tutti i beni di Chrysler a una newco. Fiat, invece, "si è impegnata trasferire miliardi di dollari di tecnologie di avanguardia". La auto del futuro, come le ha definite Obama. In pratica il contributo italiano consisterà in cessione di licenze da Fiat a Chrysler, prestazione continuativa di servizi di management, distribuzione di veicoli Chrysler utilizzando la rete commerciale Fiat in paesi dove la presenza di Detroit è attualmente limitata. Il Lingotto non finanzierà in alcun modo la casa americana. Dal punto di vista azionario, la "Voluntary Employee Beneficiary Association" possiederà il 55% della nuova società. Il governo canadese ed americano possederanno il 10% della società, mentre Fiat acquisirà inizialmente il 20% di Chrysler e avrà il diritto di aumentare la propria quota fino al 51% nel 2013. Da notare che il Lingotto non potrà diventare l'azionista di maggioranza finché i prestiti del governo U.S.A. non verranno completamente restituiti. Come parte della ristrutturazione, la maggior parte delle attività industriali verranno momentaneamente sospese fino a lunedì 4 maggio 2009. Il normale piano di produzione riprenderà a transazione completata in un periodo compreso tra i 30 ed i 60 giorni. La casa torinese sceglierà tre membri del board al governo, Chrysler sei. Il governo U.S.A. sosterrà l'operazione con un esborso economico notevole, intorno ai 6,5 miliardi di dollari. Inoltre la divisione finanziaria di Chrysler che eroga prestiti agli acquirenti di auto e ai concessionari, si fonderà con GMAC Financial Services, ex braccio finanziario di General Motors. Il risultato sarà la nascita di una nuova GMAC, che riceverà il sostegno del governo americano e finanzierà le nuove vendite di Chrysler. L'accordo, inoltre, scongiura tagli ai posti di lavoro e chiusura di stabilimenti. Poco prima dell'annuncio di Obama un funzionario della Casa Bianca aveva spiegato come la bancarotta "non fosse la soluzione preferita", ma la mancanza di un accordo con i piccoli creditori l'ha resa necessaria. "La United Auto Workers e le grandi banche hanno accettato molti sacrifici. Nonostante questo non siamo stati in grado di raggiungere un accordo" con tutti i creditori, spiega il funzionario. E, senza citarli, Obama si è rivolto, criticandoli, proprio a loro. A quei "creditori che non hanno accettato di fare sacrifici. Cosa che sindacati e lavoratori hanno fatto". Dopo l'accordo Obama si è lasciato andare all'ottimismo, dicendosi fiducioso sulla "ricostruzione dell'intera economia americana". Rilanciando l'orgoglio nazionale: "Comprate americano".
(Fonte: www.repubblica.it - 30/4/2009)

mercoledì 29 aprile 2009

Fiat-Chrysler, partnership imminente. Detroit verso il Chapter 11


Matrimonio in bancarotta. Tra Fiat e Chrysler potrebbe mancare solo la firma. Ma l’ormai quasi certa unione avverrà forse con il gruppo americano in piena bancarotta. "Non sappiamo ancora se l’accordo si farà" ha detto oggi Barack Obama nel discorso dei suoi primi 100 giorni da presidente e nelle vesti ufficiose di "amministratore delegato d’emergenza" delle case automobilistiche U.S.A. salvate dai soldi pubblici. "Penso che potremmo farcela, ma c’è ancora del lavoro da fare". Il presidente americano ha lodato il gruppo torinese: "Il management di Fiat - afferma Obama - ha fatto un buon lavoro nel trasformare la sua industria. Speriamo di poter avere una partnership in cui i contribuenti mettano soldi per facilitare l’accordo. L’obiettivo è che Chrysler inizi a produrre le auto che i consumatori vogliono". La Casa Bianca riconosce anche "gli enormi sacrifici" fatti dai lavoratori e si chiede se i creditori siano disposti a fare altrettanto. Per il momento c’è un’intesa, sottoscritta ieri, dal Tesoro americano con le quattro grandi banche creditrici di Chrysler: JP Morgan, Citigroup, Goldman Sachs e Morgan Stanley, sulla ristrutturazione del debito della casa di Detroit. I crediti, pari a circa 6,9 miliardi di dollari, verrebbero svalutati a 2 miliardi con Chrysler che li pagherebbe in contanti. Secondo l’emittente CNBC la firma con Fiat è imminente e dovrebbe arrivare entro domani. Nel corso della giornata è attesa la ratifica da parte del sindacato United Auto Workers (UAW) dell’accordo per il taglio dei costi raggiunto nel fine settimana. Secondo quanto riportato dall’agenzia Bloomberg, il presidente americano "prevede di annunciare domani che Chrysler farà ricorso al Chapter 11 che porterà a un’alleanza con la Fiat". Il Chapter 11 è una parte della legge fallimentare statunitense che permette alle imprese che lo utilizzano una ristrutturazione a seguito di un grave dissesto finanziario, simile all’amministrazione controllata italiana. In pratica sembra molto difficile evitare la bancarotta per il gruppo di Detroit a meno che i piccoli creditori non rinuncino in extremis. Ma l’accordo con il gruppo torinese avverrebbe lo stesso, proprio nell’ambito del Chapter 11, alla scadenza dell’ultimatum fissato dall’amministrazione Obama per il 30 aprile.
(Fonte: www.bloomberg.com - 29/4/2009)

martedì 28 aprile 2009

Washington Post: Il 55% di Chrysler a UAW, il 35 a Fiat e il 10 a Governo U.S.A. e creditori


Dopo l'accordo con i sindacati U.S.A., un altro ostacolo all'alleanza Fiat-Chrysler sembra cadere. Il Tesoro U.S.A. ha raggiunto un'intesa di massima con 4 dei maggiori creditori, JPMorgan Chase, Citigroup, Goldman Sachs and Morgan Stanley. In base all'accordo le quattro banche rinunceranno a 6,9 miliardi di dollari di crediti in cambio di due miliardi in contanti. Un altro decisivo passo verso la firma dell'accordo che come ha detto oggi il vicepresidente di Fiat, John Elkann, sarà annunciato molto probabilmente giovedi. Ma il Tesoro deve tuttavia convincere tutti i 46 creditori di Chrysler a fare i sacrifici necessari senza i quali scatterebbe la liquidazione. Secondo il Washington Post, che ha anticipato la notizia dell'intesa con i creditori, l'accordo preliminare per il riassetto di Chrysler prevede che il sindacato dei lavoratori dell'auto, UAW, diventi il maggiore azionista della società con il 55%, mentre Fiat dovrebbe arrivare fino al 35% e governo e creditori si dividerebbero un altro 10% del capitale del gruppo auto. Ma per avere i dettagli probabilmente bisognerà aspettare giovedì. «La situazione Chrysler sarà definita proprio giovedì sera (ora italiana) e fino all'ultimo non avremo moltissimi elementi», ha detto Elkann in contatto con il numero uno di Fiat, Sergio Marchionne, ancora negli U.S.A., tramite sms. «Ci sentiamo soprattutto via sms - ha spiegato - ma come sapete oggi il negoziato è in mano alla task force che risponde al governo U.S.A. e quindi sono loro che stanno facendo una serie di negoziati. Aspettiamo giovedì per vedere cosa viene fuori. Auspichiamoci una soluzione positiva per Chrysler, che è la cosa più importante». «Credo - ha detto ancora Elkann - che dobbiamo essere fiduciosi e rispettare qualunque decisione verrà presa giovedì». Circa il ruolo di Fiat nel caso che per Chrysler il governo Obama scegliesse la strada del Chapter 11, Elkann ha replicato: «Il Chapter 11 ha tante varianti, bisognerà vedere quali sono. Bisognerà avere pazienza fino a giovedì: ciò su cui possiamo essere tranquilli è che il termine è quello». Perché, il presidente di Exor ne è certo, giovedì il governo U.S.A. «un annuncio lo farà, qualunque esso sia». Elkann ha poi ribadito il "sostegno assoluto" a Marchionne da parte dell'azionista di controllo Exor per gli sforzi che sta compiendo per posizionare Fiat nel contesto di consolidamento del settore auto a livello globale. Nulla escluso neppure sull'opzione Opel: «C'è interesse di Marchionne a capire cosa succede nel mondo dell'auto e a valutare le opportunità». Oggi inoltre sono stati resi noti i dettagli dell'accordo con il sindacato UAW siglato ieri e che dovrà ancora essere ratificato dopo essere stato sottoposto al voto dei dipendenti. Probabile che la ratifica arrivi domani. La maggioranza assoluta del capitale della nuova Chrysler ristrutturata, pari al 55%, sarà in mano al sindacato dei lavoratori dell'auto UAW, mentre alla Fiat spetterà il 35% e il restante 10% al governo statunitense e ai creditori dell'azienda, prevalentemente banche e hedge fund. Le azioni della società automobilistica statunitense potrebbero poi tornare in borsa mentre il sindacato UAW avrebbe la facoltà di vendere azioni della propria quota per finanziarie il fondo sanitario aziendale. Lo schema proposto, infatti, va incontro alla richiesta dell'amministrazione Obama - contenuta nella stessa bozza di accordo - che prescrive che a partire dal prossimo anno il capitale azionario finanzi almeno il 50% degli impegni del fondo sanitario aziendale. L'accordo prevede inoltre che i lavoratori in esubero non incasseranno più la maggior parte del loro salario, ma riceveranno dalla società una retribuzione integrativa pari al 50% della loro retribuzione lorda. Intanto i sindacati italiani chiedono garanzie a Fiat soprattutto sul mantenimento della produzione e occupazione in Italia. A creare preoccupazioni sarebbe soprattutto un'eventuale alleanza con la Opel che potrebbe creare sovrapposizioni, anche se parziale visto che la casa in italiana è scoperta in alcune aree strategiche come le wagon di segmento C e i monovolume di fascia media.
(Fonte: www.washingtonpost.com - 28/4/2009)

lunedì 27 aprile 2009

Fiat-Chrysler: accordo fatto con CAW e UAW


Il sindacato statunitense dell'auto, UAW (United Auto Workers), ha accettato ieri notte un accordo per ridurre il costo del lavoro voluto da Chrysler, dalla Fiat e dall'amministrazione Obama. L'accordo faciliterà l'alleanza tra Chrysler e Fiat e potrebbe aiutare a evitare l'amministrazione controllata del gruppo di Detroit, se entro fine mese anche le banche creditrici accetteranno un'intesa di riduzione del debito da 6,9 miliardi. I dettagli del patto sindacale, che modifica l'esistente contratto di lavoro firmato nel 2007, non sono stati rivelati ma potrebbero emergere durante il voto degli iscritti per ratificarlo, previsto fin dalle prossime ore. Stando al Wall Street Journal, dovrebbe contenere un taglio del 50% nel contributo in contanti da dieci miliardi di dollari che l'azienda avrebbe dovuto versare in uno speciale fondo sanitario per i pensionati (chiamato Veba) e riduzioni pari da almeno a centinaia di dollari nel costo di produzione di ciascun veicolo. In cambio di quelle che sono state esplicitamente definite come concessioni, i sindacati dovrebbero ricevere azioni nell'azienda. Sabato Chrysler aveva gia' raggiunto un compromesso con il sindacato canadese, la CAW (Canadian Auto Workers), che prevede una riduzione del costo del lavoro orario pari 19 dollari canadesi (16 dollari U.S.A.), attraverso la rinuncia dei lavoratori a una serie di benefit quali premi natalizi e assistenza sanitaria integrativa. I risparmi complessivi annuali dovrebbro ammontare a 240 milioni di dollari canadesi (198 milioni di dollari U.S.A.). L'azienda ha anche ottenuto di poter usare lavoratori temporanei negli impianti di assemblaggio. Gli iscritti al sindacato hanno approvato ieri l'accordo con l'87% dei consensi.
(Fonte: www.ilsole24ore.com - 27/4/2009)

venerdì 24 aprile 2009

Scontro Marchionne-Verheugen (UE) su Fiat-Opel


Non è stato certo tenero Sergio Marchionne nel rispondere al commissario europeo all'industria Günter Verheugen, che questa mattina ha espresso forti dubbi sulla possibilità per il Gruppo italiano di acquisire Opel. "Credevo che il ruolo di Verheugen a Bruxelles fosse chiaramente super partes, indipendentemente dalla sua nazionalità (tedesca, ndr)", si legge in una nota. "È la seconda volta nel giro di pochi mesi che il commissario esprime opinioni che non sono costruttive per l'industria dell'auto". Verheugen, infatti, ha parlato a una radio bavarese della Fiat come di un Gruppo "fortemente indebitato", che non saprà trovare il denaro necessario a rilevare il marchio tedesco. Marchionne si dice deluso: "Queste affermazioni non aiutano nello scopo finale di ristabilire solide condizioni sulle quali costruire il futuro dell'industria dell'auto. Dal commissario responsabile per l'Impresa e l'Industria mi sarei aspettato un dialogo costruttivo con i produttori europei per risolvere i problemi che stanno impattando negativamente sull'industria invece di lanciare sentenze di morte, scegliendo unilateralmente chi debba sopravvivere". Non è bastato il tentativo di calmare le acque da parte del commissario Ue, che attraverso le parole del suo portavoce ha fatto sapere: "Le dichiarazioni non avevano intenti ostili. È troppo presto per esprimere un giudizio perché non si conoscono sufficienti dettagli". Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha infatti sostenuto Marchionne giudicando le dichiarazioni del commissario Verheugen "un'interferenza nelle scelte industriali di soggetti privati, tanto più inaccettabile in quanto una delle aziende in questione è della stessa nazionalità del vice presidente della Commissione (la Opel è tedesca come Verheugen, ndr)".
(Fonte: www.quattroruote.it - 24/4/2009)

giovedì 23 aprile 2009

Spiegel: martedì Fiat compra Opel. Marchionne: priorità a Chrysler


Il settimanale tedesco Spiegel dà per certa la firma martedì di un accordo con cui la Fiat rileverebbe la maggioranza di Opel, controllata dell'americana sull'orlo del fallimento General Motors. Interpellato in proposito, l'amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne, ha detto che quella della Opel "può essere una buona opportunità", ma "non abbiamo niente da annunciare, non c'è nulla di deciso, non c'è nessun colloquio diretto". "Siamo fortemente impegnati - ha aggiunto Marchionne - a raggiungere un accordo con Chrysler, continuano i colloqui con la società e con le autorità U.S.A., stiamo facendo progressi". Del fatto che vi siano trattative in corso in Germania vi sono varie conferme, da quella del leader del consiglio di fabbica della Opel, Klaus Franz, che si oppone all'operazione temendo tagli di stabilimenti e posti di lavoro, alle dichiarazioni del premier dell'Assia Roland Koch, che ha parlato
anche di trattative in corso con un consorzio al quale partecipa il produttore di componenti d'auto austriaco-canadese Magna, soluzione, quest'ultima, che sarebbe preferita da dirigenti e dipendenti della Opel. A favore della soluzione Fiat sarebbero invece, sempre secondo lo Spiegel, sia la GM che il ministero tedesco dell'Economia.
(Fonte: www.spiegel.de - 23/4/2009)

mercoledì 22 aprile 2009

Vitali (Fim-Cisl): Accordo Fiat-Chrysler questa notte. Il Lingotto: Trattativa apertissima


"Non corrisponde al vero il fatto che sia stata raggiunta un'intesa tra Chrysler e i sindacati statunitensi e canadesi né che l'accordo complessivo sia definito al 90%". Lo precisa un portavoce della Fiat. "Ci sorprendono le dichiarazioni rilasciate oggi all'ANSA dal responsabile del settore auto della Fim-Cisl, Bruno Vitali, - afferma il portavoce - relativamente alla trattativa in corso per la definizione dell'accordo con la Chrysler. Le trattative sono invece totalmente aperte e, al momento, non è possibile prevederne la tempistica e l'esito finale". Secondo la Fim-Cisl invece l'accordo per l'ingresso di Fiat nell'azionariato di Chrysler è in dirittura d'arrivo. In un colloquio con l'ANSA, il responsabile Auto della Fim-Cisl, Bruno Vitali, che ha avuto a Detroit un lungo colloquio con Ron Gettelfinger, numero uno della UAW, il potente sindacato U.S.A. del settore, riferisce di un accordo raggiunto tra i sindacati del settore auto statunitensi e canadesi. All'accordo è subordinata la chiusura della trattativa con Fiat. "L'accordo fra Fiat e Chrysler è pronto e al 90%, potrebbe essere definito questa notte (il pomeriggio negli U.S.A.)" - ha detto Vitali - Poi l'a.d. del Lingotto Sergio Marchionne potrebbe presentarlo domani al cda di Fiat". Secondo quanto riferito a Vitali da Gettelfinger infatti, ci sarebbe la disponibilità anche dei sindacati canadesi e "il Governo Federale si è impegnato a fare pressione sulle banche che vantano crediti verso Chrysler, per convincerle". Dopo aver rigettato la prima proposta del Governo, gli istituti di credito creditori della più piccola delle case automobilistiche U.S.A. proprio ieri hanno avanzato la loro controproposta: tagliare il debito del 35% (contro l'80% proposto dal Governo); entrare in Chrysler con una quota compresa fra il 33 ed il 40% e spingere Fiat a mettere sul tavolo capitali.
(Fonte: www.ansa.it - 22/4/2009)

martedì 21 aprile 2009

WSJ: I creditori offrono uno "sconto" del 35% in cambio di una quota di minoranza di Chrysler


Le banche e gli hedge fund creditori di Chrysler hanno proposto di rinunciare a 2,5 miliardi dei 6,9 miliardi di dollari di crediti che vantano nei confronti di Chrysler in cambio di una quota del 40% nell'alleanza tra Chrysler e Fiat. E' quanto hanno reso noto all'Associated Press due fonti vicine al colosso automobilistico americano. I creditori, ha precisato in particolare una fonte, avrebbero presentato la loro controproposta sia a Chrysler che al dipartimento del Tesoro U.S.A. nella serata di ieri. Si fa intanto sempre più vicina la data del 30 aprile, giorno entro cui Chrysler, stando a quanto stabilito dall'amministrazione Obama, dovrà raggiungere un accordo definitivo con Fiat. Le trattative sono di conseguenza sempre più serrate. Dal canto suo il Wall Street Journal scrive nella sua edizione online che i "creditori (di Chrysler) stanno domandando anche che Fiat versi capitale in Chrysler, ottenendo in cambio una partecipazione azionaria". Ma, continua la Bibbia della Finanza, la richiesta "potrebbe essere fonte di conflitto con il produttore automobilistico italiano, che ha detto che non verserà contanti nell'accordo". Anche la Bibbia della Finanza parla della controposta arrivata dai creditori - tra cui si mettono in evidenza Citigroup e J.P. Morgan -, parlando della loro intenzione di "perdonare" parte del debito a fronte di una quota di minoranza in Chrysler che il quotidiano ritiene sia "probabilmente del 33% circa". L'articolo del WSJ fa anche notare come i creditori di Chrysler abbiano in definitiva rifiutato la richiesta del Dipartimento del Tesoro, che ha auspicato un taglio dei debiti garantiti di Chrysler pari all'85%, proponendo una riduzione del 35% circa in cambio appunto di una quota di minoranza nel produttore automobilistico americano.
(Fonte: http://online.wsj.com - 21/4/2009)

lunedì 20 aprile 2009

Automotive News: Super-gruppo (2° al mondo) Fiat-Chrysler-Opel?


Sergio Marchionne, l'amministratore delegato del Gruppo Fiat, stamane è nuovamente partito per l'America. Si tratta del suo terzo viaggio negli States in meno di un mese e potrebbe risultare quello decisivo per finalizzare l'alleanza con Chrysler. La scadenza entro cui l'Amministrazione Obama ha imposto alla più piccola delle tre Case U.S.A. di trovare la soluzione definitiva è, come noto, fissata per il 30 aprile, ma potrebbe essere anticipata di una settimana. Giovedì al Lingotto è infatti in programma il consiglio d'amministrazione Fiat che analizzerà i conti relativi al primo trimestre. Un trimestre duro e difficile, il peggiore dell'anno secondo quanto ha più volte anticipato lo stesso Marchionne. Ma i conti trimestrali potrebbero passare in secondo piano se la missione del manager italo-canadese negli U.S.A. porterà i frutti sperati. Tra i problemi da risolvere c'è sempre quello che coinvolge i sindacati (UAW America e CAW in Canada), anche se le parti sembrano sempre più vicine a un accordo che concederebbe alle rappresentanze dei lavoratori una quota di Chrysler di poco superiore al 20%. L'altra "grana" da risolvere riguarda le banche creditrici, che continuano a non essere d'accordo sulla ristrutturazione del debito Chrysler. Ma anche in questo caso ci dovrebbe essere presto una svolta, considerando che gli istituti di credito non dovrebbero tirare troppo la corda (portando Chrysler alla bancarotta) dopo essere stati aiutati dal Governo con fondi massicci.
Nelle ultime ore "Automotive News" ha, intanto, rilanciato un'ipotesi affascinante che al momento non ha trovato conferme, perlomeno a Torino. L'ipotesi, che rientrerebbe nel quadro dell'accordo con Chrysler e non in alternativa, prevederebbe un'intesa tra Fiat, Chrysler e le attività di GM in Europa (quindi Opel e Vauxhall) e in America Latina. Se così fosse, nascerebbe il secondo Gruppo automobilistico mondiale dietro Toyota, visto che lo scorso anno le quattro divisioni hanno immatricolato globalmente circa 7 milioni di veicoli. Dalla mega alleanza rimarrebbero esclusi i marchi Saab e Chevrolet Europe. Il neo presidente del Gruppo GM, Fritz Henderson, ha nel frattempo ribadito che al momento sarebbero già sei le società interessate a una partecipazione in Opel.
(Fonte: www.autonews.com - 20/4/2009)

venerdì 17 aprile 2009

NYT: L'accordo Chrysler-UAW è questione di giorni


Questione di giorni. Tra la Chrysler e i sindacati l'intesa è quasi fatta, come scrive il New York Times. La casa automobilistica è d'accordo ad offrire più del 20% delle proprie azioni al potente sindacato UAW come forma di pagamento per i 10,6 miliardi di dollari di debito accumulato nei confronti dei dipendenti per i benefit sull'assistenza sanitaria e il trattamento pensionistico. "Lasciamo lavorare Marchionne", dice Luca Cordero di Montezemolo mentre il Financial Times definisce l'ad di Fiat "un supereroe". La UAW non ha ancora ufficialmente accettato la proposta, ma si tratta di "attendere solo qualche giorno", scrive il NYT. L'accordo con i sindacati spianerebbe la strada all'alleanza tra Chrysler e Fiat, un deal che ha già ricevuto l'"endorsement" del presidente U.S.A., Barack Obama. Fiat dovrebbe avere il 20% del capitale di Chrysler, con l'opzione di salire ulteriormente. L'accelerazione nelle trattative tra Chrysler e sindacati è determinata dai tempi. Entro il 30 aprile, la casa automobilistica deve presentare un piano di ristrutturazione industriale sostenibile che, se approvato dalla Casa Bianca, consentirà a Chrysler di accedere a circa 6 miliardi di dollari di aiuti pubblici. E in una nota ai dipendenti - di cui l'agenzia di stampa Reuters è entrata in possesso - l'ad di Chrysler Bob Nardelli fa sapere che saranno il governo americano e la Fiat a nominare un nuovo cda dell'azienda americana, se l'accordo andrà in porto, assicurando la maggioranza dei posti a consiglieri indipendenti che non appartengono a nessuna delle due case automobilistiche. Il cda, continua Nardelli, avrà poi la responsabilità di nominare un presidente e, "in accordo con Fiat, selezionerà l'amministratore delegato". Resta aperto il problema dei creditori, ovvero i meggiori gruppi bancari americani che hanno già bocciato la proposta di conversione del debito avanzata dal governo, che in pratica avrebbe chiesto loro di accettare 15 cent per ogni dollaro investito, con una conseguente perdita dell'85% del valore dell'investimento. Una controfferta da parte di banche e hedge fund dovrebbe arrivare in settimana: il governo starebbe giocando tutte le carte a sua disposizione per convincere gli istituti di credito a convertire il debito. La task force starebbe - secondo indiscrezioni - facendo leva sugli aiuti pubblici ricevuti proprio dalle banche nell'ambito del TARP (Troubled Asset Relief Program) per costringerle a un intervento. I maggiori creditori di Chrysler sono JPMorgan, Citigroup, Morgan Stanley e Goldman Sachs che, complessivamente, hanno ottenuto dal governo fondi dal TARP per 90 miliardi di dollari. Sia JPMorgan sia Goldman Sachs hanno già manifestato la propria intenzione di restituire al governo quanto ottenuto direttamente, così da liberarsi dai paletti imposti dal governo e dalla sua influenza. Le autorità, comunque, non sembrano intenzione a voler perdere il controllo delle banche e starebbero valutando la possibilità di irrigidire i paletti fissati nell'ambito del programma di garanzie nell'emissione di bond da parte delle banche lanciato dalla FDIC (Federal Deposit Insurance Corp, l'agenzia federale di assicurazione sui depositi) in novembre.
(Fonte: www.nytimes.com - 17/4/2009)

giovedì 16 aprile 2009

Automotive News: Fiat e UAW potrebbero diventare i due grandi azionisti di Chrysler


Qualora la "Presidential Task Force on Autos" dovesse dare il sì al risanamento di Chrysler il prossimo 30 aprile, pare sempre più probabile che la proprietà dell’azienda verrà divisa tra Fiat ed il sindacato U.S.A. dei lavoratori dell'auto (UAW). Nel frattempo, il Tesoro americano continua a negoziare con i creditori di Chrysler per la conversione del debito in quote azionarie. Il comitato di rappresentanza degli istituti creditizi coinvolti nel finanziamento delle attività di Auburn Hills ha rifiutato la proposta del Tesoro di accettare un miliardo di dollari in cambio del debito ed entro qualche giorno il medesimo organo collegiale formulerà una controproposta di valore certamente superiore. Ma torniamo alla spartizione della torta. Secondo fonti interne ai negoziati che hanno rivelato alcuni dettagli ad Automotive News, l’UAW potrebbe entrare in possesso di una quota superiore al 20% della casa americana. Qualora l’ipotesi dovesse prendere corpo, si tratterebbe di uno share superiore a quello -iniziale- di Fiat. La "condicio sine qua non" è che l’UAW accetti la conversione del debito di Chrysler nei suoi confronti (la cifra corrisponde a 10,6 miliardi di dollari) in azioni. E Fiat? Lo schema sarà a grandi linee il seguente: Fiat entrerebbe in possesso del 20% di Chrysler al principio, per poi assumere il controllo di successivi slot ognuno del 5% sino a raggiungere il 35% della quota azionaria. In quel momento, prenderebbe il via la reciproca trasfusione di tecnologia tra i due gruppi che tante prospettive aprirebbe ad ambo i contraenti. Una terza, significativa fetta di Chrysler rimarrebbe in mano alla Task Force, in via provvisoria e cautelare: parte di questa quota sarà anche il 15% che Fiat acquisirà nella maniera suddetta. Qualora la manovra dovesse andare in porto, avremmo un consiglio d’amministrazione - composto da sette membri - costituito da rappresentanze di Fiat, UAW e della Task Force. E Marchionne, che ruolo giocherà? L’ipotesi che diventi CEO di Auburn Hills è tutt’altro che peregrina, anzi sembra assumere spessore. Ma la carica di amministratore delegato sarà molto probabilmente separata da quella di presidente (Bob Nardelli attualmente le ricopre entrambe, ndr), che dovrebbe essere riservata ad un americano.
(Fonte: www.autonews.com - 16/4/2009)

mercoledì 15 aprile 2009

Globe and Mail: per Marchionne addio a Chrysler senza tagli al costo del lavoro


"Siamo assolutamente pronti a mollare la presa su Chrysler, se entro fine mese i sindacati americani e canadesi non acconsentiranno a significative riduzioni del costo del lavoro. Non possiamo prendere un impegno verso l'azienda, a meno che non si intraveda la luce alla fine del tunnel". Non usa mezzi termini l'amministratore delegato del Gruppo Fiat, Sergio Marchionne, che in un'intervista pubblicata sul sito web del giornale canadese "Globe and Mail" affronta il tema della joint-venture con Chrysler. Gli ostacoli all'accordo non riguradano solo i sindacati, ma anche le banche creditrici. "Al momento, le possibilità di finalizzare l'accordo con Chrysler sono del 50%", ci ha tenuto a precisare Marchionne, che è poi ritornato sulla questione del doppio incarico di amministratore delegato: "Di fondo è possibile, anche se la carica non ha importanza. Ciò che conta è che mi ascoltino, ma è possibile che debba dividere il mio tempo tra gestire Fiat e gestire Chrysler". Riuscire a chiudere l'accordo entro la data di scadenza imposta dalla task force di Obama appare a molti un'impresa davvero difficile. Ciononostante, non viene escluso che si possano celebrare le nozze anche dopo il 30 aprile.
(Fonte: www.theglobeandmail.com - 15/4/2009)

martedì 14 aprile 2009

Le tappe principali della storia di Chrysler nell'era Cerberus (maggio 2007 - aprile 2009)


Ecco le principali tappe della vita di Chrysler da quando la società di private equity Cerberus Capital Management ha rilevato una quota di controllo nel 2007.

2007
Maggio - La tedesca Daimler AG accetta di vendere una partecipazione dell'80,1% di Chrysler a Cerberus per 7,4 miliardi di dollari. Daimler mantiene una quota del 19,9% di Chrysler.

2008
Settembre - Daimler conferma i colloqui con Cerberus per cedere il rimanente 19,9%. 10 ottobre - General Motors è in trattative preliminari sull'eventuale acquisto della partecipazione in Chrysler, secondo fonti.
22 ottobre - Nissan Motor Co. propone di rilevare circa il 20% di Chrysler e di metterlo nell'alleanza franco-giapponese con Renault, secondo quanto riportato da Detroit News.
7 novembre - La sudcoreana Hyundai Motor Co. tratta con Cerberus per una possibile acquisizione del marchio Jeep e di altri eventuali asset di Chrysler. Lo stesso giorno, GM dice di aver accantonato l'idea di entrare nel capitale della concorrente U.S.A. . Il giorno seguente Hyundai nega un interesse.
13 novembre - Per Chrysler diventa necessario trovare fondi federali e un'alleanza con altre case automobilistiche statunitensi o straniere diventa fondamentale per la sua sopravvivenza, ammette l'AD Bob Nardelli.
26 novembre - Cerberus chiede a Daimler oltre 7 miliardi di dollari a causa delle perdite successive all'acquisizione della partecipazione nel 2007, riferisce Daimler. La casa tedesca respinge le accuse, giudicandole senza fondamento, e sottolinea che le pretese della società di private equity hanno complicato i colloqui per la cessione del rimanente 19,9%.

2009
2 gennaio - Chrysler riceve un prestito d'emergenza iniziale di 4 miliardi di dollari dal governo U.S.A. .
14 gennaio - Chrysler dice che non è sua intenzione vendere il marchio Jeep, in risposta a indiscrezioni stampa secondo cui Chrysler è in colloqui per cedere asset a Renault-Nissan e al fornitore di parti auto Magna International.
20 gennaio - La Fiat svela un accordo preliminare per rilevare una quota del 35% in Chrysler in cambio di accesso alla sua tecnologia e ai mercati oltremare.
16 marzo - La proposta di deal con Chrysler vale fino a 10 miliardi di dollari e potrebbe preservare 5.000 posti di lavoro nel Nord America, secondo quando dichiarato da Nardelli.
30 marzo - La task force per l'auto messa in piedi dall'amministrazione Obama respinge il piano di ristrutturazione e avverte che Chrysler potrebbe essere costretta a finire in bancarotta per ridurre i debiti. A Chrysler vengono concessi 30 giorni di tempo per concludere l'alleanza con Fiat, altrimenti rischia di essere tagliata fuori dagli aiuti del governo finendo quindi in liquidazione. Chrysler è alla ricerca di ulteriori 5 miliardi di dollari di fondi.
3 aprile - I creditori di Chrysler dialogano con il governo U.S.A. per trovare una soluzione per ridurre l'indebitamento di Chrysler, convertendo parte del debito in capitale, oppure in una quota inferiore di contante oppure in nuovo debito, secondo fonti.
13 aprile - Chrysler e Fiat discutono di un nuovo management e consiglio nell'ambito del progetto di alleanza. Secondo il Wall Street Journal i creditori di Chrysler starebbero lavorando a una controfferta da proporre al Tesoro U.S.A., in base alla quale i creditori potrebbero ricevere azioni del nuovo gruppo Chrysler-Fiat in cambio di concessioni.
(Fonte: http://uk.reuters.com - 14/4/2009)

lunedì 13 aprile 2009

Automotive News: Marchionne potrebbe essere il nuovo AD Chrysler


Se si chiuderà positivamente l'accordo fra Fiat e Chrysler per l'alleanza fra i due gruppi automobilistici l'amministratore delegato della casa torinese Sergio Marchionne potrebbe ricoprire la carica di Amministratore Delegato della "nuova" casa automobilistica statunitense. Lo riporta oggi Automotive News citando fonti vicine al dossier, mentre Fiat si esprime con un "no comment" sulla notizia. Secondo quel che riporta Automotive News, dopo che verrà perfezionato l'accordo, il piano è di eleggere un board di sette membri che includerà rappresentanti di Fiat e probabilmente anche rappresentanti della task-force sul settore auto del presidente U.S.A. Barack Obama. Nel servizio di Automotive News, le fonti riferiscono che saranno divise le figure di amministratore delegato e presidente. Il presidente sarà statunitense e fra le opzioni in discussione c'è quella di affidare il ruolo di amministratore delegato a Marchionne. Automotive News riporta però che le due società devono affrontare grandi ostacoli per arrivare a un accordo. "La proprietà della futura Chrysler - si legge - è ancora soggetta a complesse trattative che coinvolgono Cerberus Capital Management LLP, Daimler, UAW e le grandi banche che detengono il debito di Chrysler". "Il 30 marzo Obama ha dato a Chrysler e Fiat sino alla fine di aprile per comprovare che la loro alleanza è praticabile - continua - Allora il governo garantirà a Chrysler fino a 6 miliardi di dollari di ulteriori prestiti. Chrysler ha già ricevuto 4 miliardi di dollari". Il 9 aprile scorso Marchionne si era nuovamente recato negli Stati Uniti per nuovi incontri con i vertici di Chrysler.
(Fonte: www.autonews.com - 13/4/2009)

venerdì 10 aprile 2009

Associated Press: le auto piccole piaceranno agli americani?


Le "piccole" abbondano al New York International Auto Show, ma gli americani le compreranno? L'interrogativo circola sui siti U.S.A., mentre la Fiat fa valere il proprio know-how nelle vetture di piccola cilindrata e bassi consumi nelle trattative per l'alleanza con la Chrysler. Al salone newyorchese, racconta il cronista dell'Associated Press Dan Strumpf, la "piccola" che ha fatto più clamore è forse la Fiat 500: il presidente della Chrysler Jim Press ha sorpreso i giornalisti arrivando al palco a bordo di una 500 blu elettrico. La notizia trova spazio sul sito di Chicago Tribune e altri media U.S.A. . «Chrysler – scrive l'AP - rimproverata per essersi focalizzata troppo su camion e Suv, probabilmente porterà in America la 500 se completerà l'accordo con l'italiana Fiat e sopravviverà alle sue difficoltà finanziarie». Ma l'entusiasmo dei produttori, aggiunge, potrebbe non essere uguagliato da quello degli acquirenti. Secondo John Wolkonowicz, analista della IHS-Global Insight, attualmente non c'è nessun movimento verso le vetture più piccole. Per Tim Mahoney, vicepresidente senior della Subaru America, gli americani non vogliono auto piccole, ma vogliono risparmiare benzina. Quindi, a suo parere, i produttori devono trovare il modo di far consumare meno combustibile senza sacrificare la dimensione o il comfort dell'auto. L'AP cita la classica "soccer-mom", la mamma che accompagna i ragazzini agli allenamenti di calcio: non vorrebbe un'auto piccola semplicemente perché dentro non ci stanno i figli e i loro amici, che le mamme accompagnano a turno. I dubbi sull'esistenza di un buon mercato per le "piccole" negli Stati Uniti fanno da contrappeso ai segnali di fiducia sull'alleanza con Fiat lanciati dal capo della Chrysler e registrati dalla stampa U.S.A. . In un'intervista al Wall Street Journal, Jim Press aveva detto di non vedere alcun motivo per cui un accordo tra Chrysler e Fiat non possa andare in porto; arrivando su una Fiat 500 aveva voluto dimostrare «fiducia di come un'eventuale alleanza con Fiat possa essere forte». Segnali di fiducia nel raggiungimento di un accordo erano stati colti nei giorni scorsi dal Financial Times, che aveva segnalato come tra i concessionari Chrysler ci si attenda di avere modelli Fiat nelle showroom entro 18 mesi. Il Financial Times aveva messo in rilievo nel titolo che, secondo Press, la scadenza del 1° maggio posta dal Tesoro U.S.A. dà tutto il tempo per raggiungere un accordo con Fiat. Ma adesso c'è un'impasse nei colloqui tra il Tesoro e le banche coinvolte nel prestito alla Chrysler: «Chrysler, banche molto lontane nei colloqui», titolava ieri sera il WSJ: c'è un divario di molti miliardi di dollari su quale sarebbe il valore della casa automobilistica americana se fosse liquidata in bancarotta.
(Fonte: www.ap.org - 9/4/2009)

giovedì 9 aprile 2009

Marchionne ancora negli U.S.A. per l'alleanza con Chrysler


Nuova missione di Sergio Marchionne negli Stati Uniti per definire un possibile accordo con Chrysler. Nel giorno in cui la Fiat 500 viene premiata come 'World Car Design 2009' al salone dell'auto di New York, l'amministratore delegato di Fiat sbarca negli U.S.A. per incontri fra Detroit e Washington con banche e sindacati, a caccia di un'intesa che consenta una chiusura favorevole dell'accordo. A tre settimane dalla scadenza fissata dall'amministrazione Obama, per Marchionne si tratta della seconda visita in una settimana e, in vista del 30 aprile, non è escluso che una volta passate le festività pasquali Marchionne sia costretto a tornare - secondo indiscrezioni - una o più volte. A Detroit, insieme ai vertici di Chrysler, l'ad del Lingotto si confronta con il potente sindacato United Auto Worker (Uaw), impegnato a trattare con la più piccola casa automobilistica una riduzione dei fondi per l'assistenza sanitaria. Le trattative dovrebbero accelerare nelle prossime ore: l'obiettivo - secondo indiscrezioni - sarebbe quello di raggiungere un accordo in settimana sugli obblighi nei confronti della Voluntary Employee Beneficiary Association, fondo designato al pagamento dei costi sanitari di 125.000 lavoratori sindacali presenti e passati. "Il dialogo è in corso ed e' costruttivo: sono ottimista", ha detto nei giorni scorsi il presidente di Chrysler Jim Press. Ma il vero nodo da sciogliere per la sopravvivenza di Chrysler è quello della ristrutturazione del debito. Le banche titolari e la task force sono in trattative: la prima proposta governativa di ridurre il debito Chrysler da 6,8 miliardi a 1-2 miliardi è stata bocciata dagli istituti di credito, costringendo le autorità ad ammorbidire i termine della richiesta con la promessa della conversione di parte del debito in titoli della società. Gli istituti di credito starebbero cercando di spuntare maggiori concessioni, restando comunque convinti che la bancarotta di Chrysler sia la soluzione migliore per contenere le perdite. Marchionne nel corso della sua nuova missione vedrà sia gli istituti di credito sia la squadra designata da Obama per la ristrutturazione delle case automobilistiche americane. A JP Morgan fanno capo circa 2,5 miliardi di dollari del debito di Chrysler, mentre Citigroup ne controlla 1 miliardo. Goldman Sachs si sarebbe invece disfatta - secondo indiscrezioni - della maggior parte della sua esposizione.
(Fonte: www.rainews24.rai.it - 9/4/2009)

mercoledì 8 aprile 2009

Jim Press al Salone di New York con una Fiat 500


Per la prima volta un'auto italiana che non è una Lamborghini o una Ferrari è stata al centro della scena in un importante salone americano. E' la Fiat 500 che ha dirottato su di se tutti i riflettori del Salone di New York (7-17 aprile). Un'apparizione storica da moltissimi punti di vista, soprattutto perché a sceglierla come mezzo per entrare in una delle più importanti vetrine dell'auto negli Stati Uniti è stato niente di meno che Jim Press, il vice presidente di Chrysler. "Non stiamo annunciando nulla", ha detto alla conferenza stampa alludendo alle delicate trattative in corso con Fiat per uscire dalla gravissima crisi economica. Il futuro di Chrysler però è ormai evidentemente legato alla piccola city car italiana con cui l'America ha avuto oggi il suo primo faccia a faccia. "Ecco la macchina ideale per girare a New York", ha detto Press ai giornalisti, spiegando che "con la Fiat sarà un matrimonio perfetto: non ci sono sovrapposizione di prodotti". "Stiamo lavorando 24 ore su 24 per portare a termine quest'alleanza", ha aggiunto il vice presidente che ha spiegato all'America come "la tecnologia Fiat ha permesso alla Casa di Torino di guadagnare il primo posto in Europa per le emissioni più basse".
(Fonte: www.omniauto.it - 8/4/2009)

martedì 7 aprile 2009

WSJ: Le tecnologie verdi il punto di forza di Fiat nell'accordo con Chrysler


Le tecnologie verdi rappresentano “la più grande arma di contrattazione” per Fiat nelle trattative con Chrysler. Lo scrive il Wall Street Journal ricordando che il Lingotto, nell’ambito dell’alleanza, potrebbe trasferire le tecnologie per il risparmio energetico e la riduzione delle emissioni alla casa statunitense. Il WSJ cita, tra gli altri, come esempio, il MultiAir che riduce gli scarichi del motore e aumenta l’efficienza del 10%. Secondo il quotidiano, infatti le case automobilistiche europee come Fiat, Volkswagen, PSA e altre sono all’avanguardia nel produrre motori a gas più piccoli e più puliti che danno un grande vantaggio competitivo rispetto ad altri produttori. Da parte sua Chrsyler, sottolinea però ancora il quotidiano, potrebbe garantire a Fiat un solido punto d’appoggio nel mercato nordamericano.
(Fonte: http://news.kataweb.it - 7/4/2009)

lunedì 6 aprile 2009

Accordo Chrysler-A123Systems: l'auto elettrica s'avvicina


Auto elettriche? Il Gruppo Chrysler fa sul serio e dopo i clamorosi annunci legati al prossimo lancio di una maxi monovolume, una Jeep e una supercar mosse da motori elettrici procede a tappe forzate verso la realizzazione di questo suo progetto. Il primo passo è stato l'accordo con Fiat (che fornirà piccoli motori a benzina da montare su queste auto come generatori di correnti per aumentare l'autonomia quando le batterie rimangono a secco) e il secondo è quello appena annunciato: un secondo accordo con il colosso A123Systems per la fornitura di preziose e sofisticate batterie agli ioni di litio. Una partnership strategica che va oltre la semplice possibilità di mettere sul mercato auto elettriche: qui c'è in ballo lo sviluppo di una tecnologia per ridurre la dipendenza degli Stati Uniti da fonti estere di energia. Insomma una missione "patriottica" che va proprio in quella direzione auspicata dalla task force di Obama per rilasciare i finanziamenti all'industria dell'auto Usa. "Questo - spiega Frank Klegon, Executive Vice President, Product Development, Chrysler LLC - è un grande esempio di come due società americane possano lavorare insieme per mettere in strada una tecnologia d'avanguardia: non dimentichiamo infatti che la sfida più significativa per i veicoli elettrici è porprio la tecnologia delle batterie". E Klegon ha ragione perché sono state proprio le batterie fino a oggi a frenare lo sviluppo delle auto elettriche, altrimenti già pronte per essere immesse sul mercato. Come abbiamo accennato queste nuove batterie andranno montate sui veicoli già esposti al 2009 North American International Auto Show di Detroit, quei Dodge EV, Jeep Wrangler EV, Jeep Patriot EV, Chrysler Town & Country EV e Chrysler 200C EV che hanno fatto ben sperare ambientalisti e governi e che ora possono davvero entrare in produzione - come promesso - entro il 2010. E già perché le possenti batterie agli ioni di litio garantiscono la possibilità di mettere in vendita modelli di auto efficienti e sicure, anche se è ancora tutto da valutare l'impatto sui costi finali delle vetture: si tratta insomma di una mossa coraggiosa come spiega lo stesso David Vieau, Presidente e CEO di A123Systems: "E' una strategia audace quella che abbiamo messo in piedi con questo accordo, ma va detto che Chrysler così cambia le carte in tavola, migliorando notevolmente la capacità del nostro paese di modernizzare la nostra offerta di prodotto". Il riferimento è chiaro: le auto che nasceranno dall'alleanza fra il Gruppo Chrysler e la A123Systems non saranno vecchi bidoni sempre a caccia di una presa di corrente ma macchine molto competitive, anche con le odiate gemelle alimentate dalla vecchia benzina.
(Fonte: www.repubblica.it - 6/4/2009)

venerdì 3 aprile 2009

Kissinger: "Tra Fiat e Chrysler le nozze ideali per battere la crisi"


ROMA - "Quello fra Fiat e Chrysler è un ottimo matrimonio, una perfetta alleanza fra due case molto diverse come prodotto e mercati, ma proprio per questo assai complementari. E questo l'ho detto anche a Sergio Marchionne quando siamo andati l'altra sera a cena". Ma le ha chiesto una consulenza? "Oh no, niente di formale. Mi sono limitato a dirgli quanto sia importante per tutte e due le aziende questa joint-venture". Henry Kissinger, che quand'era consigliere per la sicurezza nazionale (dal 1968 al '75) e Segretario di Stato (1973-77) era uno degli uomini più potenti del mondo, è tuttora, a 85 anni, un ascoltatissimo esperto di politica estera. Ma anche, a suo modo, un esperto di auto e in particolare di Fiat, per il semplice fatto che per lui Giovanni Agnelli era "il miglior amico che abbia mai avuto: per trent'anni - ci dice lo stesso Kissinger al telefono dal suo ufficio di New York - ci siamo sentiti due-tre volte a settimana, e ci siamo incontrati spessissimo in qualche parte del mondo". Insieme dalla Trilateral alle partite della Juventus, dai concerti di Pavarotti al Metropolitan fino al consiglio d'amministrazione della Fiat di cui Kissinger è stato a lungo consulente. Mai uno screzio, o un gesto che indicasse meno di un grande rispetto reciproco. E lacrime sincere al funerale dell'avvocato nel gennaio 2003. Insomma quello fra Fiat e Chrysler è un buon accordo? "Direi proprio di sì. Quanto di meglio le due aziende si potessero augurare per risolvere la situazione attuale che è terribile". Chi può dirsi più fortunata, la Fiat o la Chrysler? "Entrambe. La Fiat ha fatto un eccezionale lavoro di risanamento, che ha colpito moltissimo tutti qui in America. Guardi, questa potrebbe essere la mossa giusta per dare una svolta alla crisi, almeno quella industriale, e dare una scossa di ottimismo all'intero settore. Mi creda, l'avvocato Agnelli sarebbe felicissimo di vedere com'è andata a finire. Era un suo grande rimpianto che la Fiat non avesse sfondato sul mercato americano, e non riuscisse ad entrarci. Ricordo quando riflettevamo insieme su quanto erano diverse le macchine americane da quelle italiane, e più e più volte ci siamo messi insieme a pensare a come sarebbe stato possibile architettare un ritorno, ma purtroppo non c'è mai stato il momento adatto". Ora questo momento sembra arrivato, proprio al fondo della crisi più spaventosa. Ma Obama ha fatto bene ad assumere un atteggiamento così duro verso i dirigenti di Gm e Chrysler? "Certo. Non perché volesse accanirsi contro di loro, né perché volesse addossargli tutte le colpe, ma perché qui si tratta di elargire miliardi di dollari pubblici, e in questa situazione l'amministrazione non può permettersi di sprecare nemmeno un centesimo. Né su questo né su tutti gli altri fronti su cui è impegnata. L'auto è un settore troppo cruciale, per l'America e per il mondo, e il momento è davvero difficilissimo per tutti". Gli azionisti della Fiat, memori della volontà dell'avvocato, tengono più di ogni altra cosa all'identità dell'azienda. Pensa che la Fiat manterrà la sua indipendenza? "Naturalmente. La Fiat non ha perso la sua indipendenza, così come non l'ha persa la Chrysler. La Fiat era la cosa più importante della vita di Agnelli, me l'ha ripetuto decine di volte. La Fiat e, direi, l'arte: Gianni voleva "educarmi" all'Italia, farmela apprezzare fino in fondo, e così in sua compagnia ho visitato Siena, Venezia, Firenze, ma soprattutto Napoli, la città di sua moglie, ricca di musei, vestigia, citazioni. Amava Napoli, la trovava eccitante e stimolante. E io mi divertivo moltissimo ad andarci in sua compagnia". Ricorda quand'è stata la prima volta che vi siete incontrati? "Fu al Quirinale, durante un ricevimento di Stato all'inizio degli anni '70. Io ero venuto in Italia insieme al presidente Nixon. Da allora siamo rimasti sempre in contatto. Ci vedevamo nelle sue case in Italia e a New York, andavamo in vacanza insieme a St. Moritz e Aspen. Parlavamo anche di politica, ovviamente, e lui mi diceva spesso che invidiava il pragmatismo dei dirigenti americani. Ma non mi ha mai detto che voleva trasferirsi in America: amava il vostro paese, e Torino prima di tutto". Nel 2002 in un discorso tenuto al Senato di Roma lei disse: venni nel vostro paese per la prima volta nel 1946 e se qualcuno mi avesse detto allora che l'Italia sarebbe diventata così sviluppata, avrei pensato che scherzasse. Ripeterebbe oggi le stesse parole? "Sì, e con grande convinzione. L'Italia ha raggiunto traguardi straordinari, e non c'è nessun motivo perché non debba restare all'altezza. La crisi attuale riguarda tutto il mondo, e l'Italia è attrezzata alla pari dei migliori paesi per superarla".
(Fonte: http://finanza.repubblica.it - 2/4/2009)

giovedì 2 aprile 2009

Fiat segna il maggior rialzo della storia (+27%): nel frattempo Marchionne continua a trattare...


Le trattative vanno avanti: gli incontri dell'amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne, negli U.S.A. proseguono. E il mercato crede nel manager italo-canadese: il titolo Fiat segna il maggior rialzo della sua storia, guadagnando in chiusura il 27,12% a 6,75 dollari. In una sola seduta il titolo ha visto crescere il proprio valore di oltre un euro rivendendo i livelli di ottobre 2008. A disposizione per chiudere un eventuale accordo con Chrysler c'è tempo fino al 30 aprile: sembra plausibile - secondo fonti di mercato - che i trenta giorni concessi dall'amministrazione Obama siano troppi per giungere a una conclusione, ma allo stesso tempo sembra improbabile una chiusura molto ravvicinata. Marchionne - secondo indiscrezioni - dovrebbe ripartire in serata dagli U.S.A., per poi farvi ritorno nei prossimi giorni o settimane. Con la task force designata dall'amministrazione Obama per supervisionare la ristrutturazione di Detroit e con l'amministratore delegato di Chrylser, Robert Nardelli, Marchionne starebbe definendo i punti cardine dell'alleanza, ritenuta l'unica strada per la sopravvivenza della più piccola delle case automobilistiche di Detroit. A mettere a punto i dettagli dell'accordo dovrebbe invece essere la squadra di Marchionne. Da sciogliere in vista di una conclusione positiva delle trattative ci sono diversi nodi: dall'accordo con i sindacati alla ristrutturazione del debito. Secondo indiscrezioni la nuova ipotesi di alleanza fra Fiat e Chrysler prevedrebbe il Lingotto al 20% e non al 35% come stimato nei mesi scorsi. La casa torinese potrebbe salire fino al 49% a patto che restituisca prima interamente i fondi pubblici incassati da Chrysler. Rientrano in questa partita le quote di Cerberus (80%) e di Daimler (20%): secondo l'amministrazione Obama il fondo di private equity dovrebbe ridurre drasticamente la propria quota. Daimler ha già annunciato mesi fa la propria intenzione di disfarsi della sua partecipazione. I vertici di Cerberus, che puntano a salvare il salvabile, avrebbero incontrato la scorsa settimana la task force: al centro dei colloqui non solo la riduzione della quota in Chrysler ma anche un'eventuale fusione fra Chrysler Financial e GMAC, la divisione finanziaria di General Motors di cui controllano il 51%. Da un'alleanza con Fiat, Chrysler ha diverse cose da guadagnare. "Non è da sottovalutare la spinta psicologica di avere Marchionne nel board. Popolare nell'industria automobilistica, Marchionne - afferma il Wall Street Journal - ha saputo dare una svolta a Fiat e potrebbe dar prova di essere un leader illuminante, in contrasto con le relazioni tese che esistevano fra i management di Daimler e Chrysler ai tempi della fusione" conclusasi nel 2007. Fiat, inoltre, è forte in termini di distribuzione sia in Europa sia in sud America, a livello di modelli non ci sarebbero sovrapposizioni e, inoltre, il Lingotto mette sul piatto tecnologie indispensabili, soprattutto trasmissioni che possono tagliare radicalmente le emissioni di CO2.
(Fonte: www.ansa.it - 2/4/2009)

mercoledì 1 aprile 2009

Pesce d'aprile 2009: Dodge MyTo


Trapelano le prime indiscrezioni dal viaggio di Sergio Marchionne negli States per definire con i vertici della Chrysler i dettagli della storica alleanza italoamericana. Alfa Romeo, uno dei marchi storici del Gruppo Fiat, non arriverà oltreoceano direttamente, ma verrà declinato in una nuova gamma con gli stilemi della Dodge. Infatti, il Brand dell'ariete che negli U.S.A. è sinonimo di sportività ed emozioni di guida, è stato reputato più adatto per conquistare i favori del pubblico yankee. La prima Alfa-Dodge sarà la MyTo R/T, una 2 volumi compatta e sportiva pronta a scalfire il successo della modaiola Mini Cooper S e che riprenderà meccanica e design della MiTo venduta in Europa. Le principali differenze estetiche saranno funzionali al rispetto della più severa normativa americana in fatto di sicurezza e crash test. Il frontale dell’auto perderà il mitico scudetto Alfa e sarà caratterizzato dalla tipica calandra Dodge che richiama la Viper nonchè una presa d'aria collocata in posizione centrale sul cofano motore. L’abitacolo sarà caratterizzato da rivestimenti in Alcantara e sedili sportivi. Una chicca è rappresentata dalla presenza di un ariete stilizzato nel quadro strumenti, pronto ad accendersi di rosso non appena il motore raggiungerà il regime ideale di cambiata. Al lancio della MyTo previsto entro il primo semestre 2010, sotto il cofano pulserà il nuovo TBi da 200 CV, che ha debuttato proprio questa settimana sull’Alfa 159. Grazie all’iniezione diretta, questo motore è già in grado di rispettare la normativa americana antinquinamento e promette al contempo prestazioni elevate: 235 km/h di velocità massima e soprattutto un tempo di accelerazione da 0 a 100 km/h di soli 7 secondi. Per tenere a bada una tale cavalleria si parla dell’adozione di un differenziale meccanico ripreso da quello sperimentato con successo sulla 147 Q2. Emozionale come poche, la MyTo avrà inoltre uno speciale impianto di scarico pronto ad esaltare il sound del 4 cilindri non appena il motore supererà i 3.000 giri al minuto. La Dodge MyTo sarà assemblata negli stabilimenti americani della Chrysler con componentistica importata direttamente dal Lingotto. E’ presto per parlare di prezzi, ma è verosimile un listino base di circa 25.000 dollari.
(Fonte: www.omniauto.it - 1/4/2009)